Cremona solidale, palazzina Mainardi, stanza 14: la chiavetta del computer collegata al televisore diffonde le note di Angela, una vecchia canzone melodica. La voce è cristallina e potente. E' la voce di Fulvio Signori, 88 anni sostenuti da una memoria di ferro, che di quel brano ha composto parole e musica. Ha trascorso la sua incredibile vita come cantante sulle grandi navi da crociera facendo 17 volte il giro del mondo. Ora, su una carrozzina, ascolta se stesso per scacciare la malinconia.
La sua carriera è cominciata all'età di 6 anni. “Il maestro Umberto Sterzati mi veniva a prendere a scuola, la Realdo Colombo, per insegnarmi musica e solfeggio. Io avevo bisogno di mangiare e lui mi dava un panino con la mortadella. Qualche tempo dopo sono salito sul palco del Cittanova e ho vinto un concorso, una specie di Zecchino d'oro. Il diploma mi è stato consegnato da Roberto Farinacci e Aldo Protti”.
Quindi, un altra successo del bambino prodigio, stavolta a Roma per una selezione della Rai, seguito dal primo disco. “Con il nome Armandino perché ero piccolo e magro”. Ma la vera svolta è arrivata qualche anno dopo. “Un altro maestro, Luigi Negri, cercava un'orchestrina per le navi”. Fulvio ha accettato, si è imbarcato e da allora non si è più fermato. Era un musicista poliedrico: “Oltre a cantare, suonavo, bene, il basso elettrico e, meno bene, la chitarra. Il mio quintetto si esibiva tutte le sere per i turisti e, una volta alla settimana, per gli emigranti presentando un rapporto classico, da O sole mio a Torna a Surriento, da Santa Lucia a 'O suldato 'nnammurato”.
Il pubblico era composto dalla maggioranza dei 2.000-2.500 passeggeri. “Metà ballavano e metà ascoltavano la mia voce che non ha età, poi anche loro si alzavano in piedi per applaudire”. Un mese in mare, ad ogni latitudine e in ogni stagione, e un mese in uno degli hotel Hilton sparsi in giro per i continenti. Oltre a Mina (reduce dal Festival di Sanremo) e Ugo Tognazzi, Carlo Dapporto e Patty Pravo, ha conosciuto personaggi come Jacqueline Kennedy, Abbe Lane e Xavier Cugat, il leggendario direttore d'orchestra che ha chiamato Signori nei suoi studi sull'isola di Aruba. Al termine di uno spettacolo a Las Vegas, dove un casinò lo aveva scritturato, è stato invitato al tavolo da Frank Sinatra.
“Si è congratulato con me e mi ha regalato una bottiglia di champagne accompagnata da una banconota di cento dollari”. Nel suo peregrinare anche un naufragio, finito bene, al largo del Polo Nord. “Sul nostro bastimento, che poi affondò, si era sviluppato un incendio. Siamo stati evacuati con le scialuppe e salvati da un'altra imbarcazione. Saliti a bordo, abbiamo ripreso a suonare”.
Fulvio conserva i ricordi dei suoi successi, dei suoi innumerevoli viaggi e dei suoi incontri nell'album fotografico chiuso in un armadietto dell'ex Soldi. Invece il suo microfono è custodito a casa di un nipote, a cui ha lasciato gli impianti elettrici e gli altri arnesi di lavoro.
“Quel microfono, uno dei primissimi Grundig, ha fatto 17 volte il giro del mondo”. Sbarcato definitivamente a metà degli anni Settanta, Signori ha continuato a salire sul palco in città e provincia. “Sui manifesti che annunciavano i miei concerti c'era scritto: Il Claudio Villa di Cremona. Una volta, a Casalbuttano, hanno dovuto interrompere lo spettacolo per mandare via la gente e liberare la strada dalle auto”.
Dice di “aver avuto mille soddisfazioni” e di “essere arrivato dove volevo arrivare”, ma ammette che gli è mancato qualcosa per sfondare davvero. “Cantavo come Claudio Villa ma di Villa ce n'era uno solo. E poi non ho avuto la fortuna di trovare sulla mia strada il discografico giusto che mi potesse lanciare”. Da 5 anni è a Cremona solidale dove all'inizio ha intrattenuto un pubblico più ristretto formato da alcuni fedelissimi: un elettricista, un impiegato di banca e un conducente di autobus, tutti in pensione. Ma il Covid li ha portati via e da allora lui ha smesso di cantare. “Farlo è diventato un sacrificio”.
E' triste, specialmente quando scende la sera, perché si sente dimenticato. “Ho avuto un milione di amici, ma nessuno che mi venga a trovare. Sarebbe bello vedere qualche volto conosciuto spuntare da lontano, percorrere il viale, entrare qui e dirmi: ciao, Fulvio, come stai?”. In realtà, c'è chi lo fa. “Mia moglie, Genny, e i miei nipoti, Stefano e Annamaria, mi fanno visita ogni sabato. Con loro c'è anche la mia cagnolina, Dolly”. Un suo “carissimo amico”, Giacomo, gli ha telefonato di recente dal Canada. Ed è bastato parlare di lui sui social perché i commenti squarciassero il velo dell'oblio. Come il post di Enrica: “Persona adorabile”. O di Laura: “Ha interpretato l'Ave Maria al mio matrimonio: voce meravigliosa”. O di Angelo: “Ha cantato in chiesa alle mie nozze. Era il 1980: fantastico”. O, ancora, di Rosalba, la figlia di Aldo Protti: “Un uomo speciale e generoso”. “Allora non è vero che non ci si ricorda di me”, sorride, rinfrancato, l'artista delle navi. Poi si avvia verso la sua camera e fa partire Angela, una delle oltre 300 canzoni incise sulle chiavette del computer, una delle tantissime intonate su ogni mare.
commenti
ennio serventi
17 novembre 2022 16:49
ricordo perfettamente Fulvio Signori doveva essere di via del Giordano o di via del Sale, comunque lo ricordo a porta Po dove, su parte dell'area ora occupata da un condominio porticato,vi era uno spazio verde, a lato della osteria del Dragone che poi fu cooperativa. In quello spazio, in quelle estati, si ballava su di una pista in legno che poi veniva smontata e riposta nei mesi invernali. LI Fulvio, a volte, si esibiva. Lo ricordo sopratutto come "cantante di strada" che, attorniato da turbe di ragazzi entusiasti ed ammiratori, faceva generoso sfoggio delle sue qualità canore. E' vero, tutti lo paragonavano a Claudio Villa e lui si inorgogliva. Secondo me, incompetente di canto allora come adesso, mi era parso che, nel tentativo di assomigliare sempre sempre più al "reuccio", tirasse gli acuti troppo a lungo denunciando, dal colore del viso, un certo sforzo. Comunque era bravo e a porta Po tutti tifavamo per lui. A Fulvio un affettuoso e caro saluto.