Gardiner e il suo intenso viaggio nel Monteverdi sacro ammaliano una chiesa di Sant'Agostino gremita per l'ultima tappa del Festival
Concerto conclusivo per il 40º Monteverdi Festival di Cremona. La chiesa di Sant’Agostino gremita ha tributato al suo apparire un lunghissimo applauso al neo cittadino onorario Sir John Eliot Gardiner alla guida delle sue celebratissime compagini Monteverdi Choir e Consort Soloists, insieme agli English Baroque Soloists, con un programma dedicato al Monteverdi sacro.
Un programma denso, dal Dixit Dominus al Nisi Dominus, passando per O quam pulchra es, anima mea, la Messa in sol minore, e alcuni brani scelti da La selva Morale e Spirituale per concludere con il Beatus Vir.
La forza di questa musica passa anche attraverso la sua interpretazione. Se ai primi del ‘900, quando lo stesso Giuseppe Verdi non apprezzava a fondo la scrittura vocale monteverdiana, non si sapeva quasi nulla del Divin Claudio, oggi, anche grazie alle esecuzioni di mostri sacri (nonché ricercatori) come Gardiner, si può certamente dire che ci si avvicini molto alla probabile prassi esecutiva dell’epoca. Del resto, se dei compositori novecenteschi abbiamo tracce storiche, registrazioni, filmati e carteggi a testimonianza delle volontà esecutive, del periodo monteverdiano ci è giunto poco o nulla, non essendo stati tramandati trattati specifici relativi alla prassi strumentale.
Il Maestro ottuagenario ha riportato a Cremona la magia delle sue interpretazioni, ammaliando il pubblico con il suo gesto conciso e misurato in una perfetta rispondenza e comunanza d’intenti con i suoi musicisti.
Nel Dixit Dominus e nel Nisi Dominus sono apparsi immediatamente evidenti le qualità di rara aderenza al dettato monteverdiano: compattezza dell’amalgama, articolazione puntuale, sapiente cesellatura dei contrappunti e dei madrigalismi, una tavolozza di dinamiche e timbriche raffinatissime che sono la più alta espressione di quell’armonia “serva dell’oratione” di cui si parla nella famosa appendice agli Scherzi musicali di Giulio Cesare Monteverdi.
Il mottetto O quam pulchra es, anima mea è stato eseguito dal tenore Gareth Treseder, creando un bassorilievo sonoro piacevolissimo in contrasto con la fastosità dell’ensemble al gran completo.
Anche la Messa in sol minore a quattro voci da cappella ha offerto uno spettacolo impareggiabile nel gioco incessante dei chiaroscuri e delle messe di voce che si rincorrevano tra le sezioni e sembravano dialogare con le sfarzose cornici dorate che adornano il presbiterio.
La direzione di Gardiner è carismatica: nessun eccesso, nessuna retorica. Colpisce la perfetta intellegibilità del testo ottenuta con un’emissione scandita di ogni singola con-sonante (nomen omen…), nel coro come nel brano che ha visto protagonisti gli eccellenti solisti Silvia Frigato, Miriam Allan, Mariana Flores, Theano Papadaki (soprani); Francesca Biliotti, Tim Morgan, (alto), il già citato Gareth Treseder, Riccardo Pisani e Furio Zanasi (tenori), Alex Rosen e John Taylor Ward (bassi), O ciechi il tanto affaticar che giova.
Momento di ineffabile bellezza è stato Il pianto della Madonna sopra il Lamento di Arianna, che ha visto protagoniste le soprano Silvia Frigato e Mariana Flores, l’una, accompagnata dalla tiorba, che spandeva melodie incredibilmente moderne, nel senso della drammaticità del disegno melodico, dal presbiterio; l’altra riecheggiante dall’altare, sostenuta dalle continuiste, in uno strepitoso disegno spaziale della testura melodica.
Il viaggio attraverso il Monteverdi sacro ha avuto culmine con il Beatus Vir, composizione del 1640, fra le ultime pagine musicali sacre scritte da Claudio Monteverdi.
Alla standing ovation del numerosissimo pubblico Sir Gardiner ha concesso un meraviglioso bis, il coro in cielo e coro marittimo dal Quinto atto de Il ritorno di Ulisse in patria, forse un monito sommesso e struggente affinché non un dio irato ma un’umanità smarrita ritrovi la pietà che possa ricondurre ogni nave e i suoi passeggeri in salvo in un porto sicuro.
Un gran finale intenso e di inarrivabile bellezza che ha chiuso al meglio un festival fiore all’occhiello per la città di Cremona.
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (FotostudioB12)
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commenti
Anna Maramotti
26 giugno 2023 08:01
Raramente si legge una critica puntuale che evidenzi le caratteristiche di ciascun brano
È stato un piacere leggerla
Angela Alessi
26 giugno 2023 09:22
Grazie di cuore professoressa!
Dirsi
26 giugno 2023 10:51
Bello! Ma quanto è costato ai cremonesi questo estemporaneo concerto?
Riccardo
28 giugno 2023 06:31
Gent.ma Angela, grazie per l'attenta e dettagliata critica. Volevo solo precisare che il brano O quam pulchra es è stato cantato dal sottoscritto e non dal tenore inglese Gareth Treseder.
Se ha modo di correggere le sarei grato.
Cordiali saluti,
Riccardo Pisani