Ghedi, rifiuti spacciati per fertilizzanti. Nel mirino degli inquirenti la Sovea Srl. Nel 2018 presentò un progetto per un impianto a Crotta, ma venne bocciato. Tra le sedi, anche Castelvetro
Operazione dei Carabinieri Forestali di Brescia e di Vobarno e del Nucleo Operativo e Radiomobile di Verolanuova (BS), che hanno sequestrato nei giorni scorsi un impianto di compostaggio, con una superficie di circa 9.600 metri quadrati, a Ghedi e di proprietà dell'azienda Sovea S.r.l di Ghedi, società autorizzata dalla Provincia al ritiro presso diverse multiutility di rifiuti vegetali, che poi avrebbero dovuto essere trasformati in fertilizzante organico con cui concimare i campi. Avrebbero, perchè in realtà quel compost è risultato contaminato da pezzi di plastica, vetro e idrocarburi in quantità fino a 12 volte superiore ai limiti di legge.
Di conseguenza sui campi della bassa bresciana e del piacentino, invece del fertilizzante organico, finiva il compost a base di idrocarburi e metalli pesanti in quantità enormemente oltre i limiti, che veniva venduto a prezzo irrisorio o addirittura regalato agli agricoltori, a differenza dei fertilizzanti che solitamente hanno un prezzo di acquisto molto elevato. Le indagini su Sovea erano partite nel maggio 2021, dopo che un cittadino aveva segnalato la presenza di materiali anomali all'interno del compost distribuito nei campi, indicando di aver trovato piccoli pezzi plastica e vetro ed addirittura una batteria stilo. Segnalazioni che hanno fatto scattare una serie di approfondimenti e indagini culminate lo scorso 13 ottobre con il sequestro dell'impianto di compostaggio di Ghedi.
Sovea, oltre all'impianto di Ghedi, ha una sede operativa anche a Castelvetro e nel 2018 presentò un progetto per la realizzazione di un impianto di compostaggio anche in territorio cremonese, a Crotta d'Adda, ma venne bocciato dopo le proteste dei cittadini e il no del Comune.
Non è la prima volta che emergono situazioni di questo tipo, basti ripensare alla vicenda Wte, altra ditta bresciana che tra il 2018 e il 2019 ha commerciato qualcosa come 150 mila tonnellate di fanghi tossici, finiti su 3mila ettari di campi del nord Italia come "fertilizzanti agricoli", tra cui anche alcuni campi del cremonese e del casalasco: Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella del Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.
Dopo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, l’amministratore unico della Sovea ad oggi risulta indagato per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, ipotesi che dovrà essere provata in giudizio alla luce del principio della presunzione d’innocenza, mentre per Giuseppe Giustacchini, titolare della WTE, lo scorso febbraio il Tribunale di Brescia ha emesso una condanna a un anno e 4 mesi dopo che erano emerse intercettazioni telefoniche schiaccianti a suo carico.
La filiera dello smaltimento dei rifuti, nel solo bresciano, somma oltre 80 milioni di metri cubi di materiale, stoccato in oltre 100 discariche ed un totale parliamo di più di 500 impianti di trattamento: numeri che rendono bene l'idea del giro di affari associato alla filiera del trattamento e riciclo dei materiali e che spesso ingolosisce che vede nella gestione illecita degli scarti un business per arricchirsi piuttosto che un'occasione per incrementare la filiera virutosa dell'economia circolare.
Guarda il video dell'intervento dei Carabinieri Forestali alla Sovea di Ghedi
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