Giovanni Gnocchi e Agon, un concerto travolgente in Auditorium con brani inconsueti e alcuni classici per violoncello e orchestra
Sull'onda del successo ottenuto nel 2022, quando fecero da “spalla” agli scatenati fratelli Quarta, i “ragazzi terribili” del Gruppo Agon hanno rinnovato anche quest'anno la loro residenza a STRADIVARIfestival esibendosi ieri sera all'Auditorium Arvedi con un altro solista d'eccezione, il violoncellista cremonese Giovanni Gnocchi, da dieci anni docente all'università della musica più famosa e blasonata del mondo, il Mozarteum di Salisburgo. L'Agon è la riedizione dello storico sodalizio musicale fondato sotto il Torrazzo dal compianto Mauro Moruzzi e che i suoi figli Martino e Marco Mauro hanno voluto rivitalizzare, dando una componente più internazionale grazie all'innesto di elementi provenienti dalle migliori compagini giovanili europee. Una ricetta che se possibile ha dato frutti ancora migliori rispetto a quelli già succosi raccolti lo scorso anno. Il concerto è stato infatti travolgente, un vento fresco determinato dalla giovanile esuberanza degli orchestrali e da un solista a sua volta ancora giovane ma già nel pieno della maturità, dal punto di vista artistico e interpretativo. Gnocchi è uno dei migliori ambasciatori di Cremona città della musica nel mondo e ogni volta che rinnova la sua presenza all'Auditorium Arvedi è una gioia. Nel mezzo delle diverse esibizioni classiche, ricordiamo anche la sua tanto inaspettata quanto divertente esibizione jazzistica di un paio di anni fa.
Il concerto di ieri è stata una summa del suo “sapere” musicale. Intitolato Violoncello raro, nella prima parte il programma ha inanellato brani tanto belli quanto inconsueti. In apertura il Concerto in la maggiore per violoncello e archi di Carl Philipp Emanuel Bach, pagina che una volta di più ha dimostrato quanto fosse alto il magistero compositivo del quintogenito del Cantor, con Gnocchi e gli Agon che hanno saputo restituire al pubblico le affascinanti venature preromantiche del suo stile. A seguire il Concertino di Weinberg, compositore ebreo-polacco emigrato in Unione Sovietica durante la persecuzione nazista e che ha lasciato opere la cui bellezza viene appieno apprezzata solo ai giorni nostri. Tra queste il lavoro per violoncello solista e archi presentato ieri, con la sue colorite melodie klezmer che hanno contagiato il pubblico. Tanto è vero che già prima dell'intervallo sono stati due gli applauditissimi bis: "Il ritratto di musico" di Sollima e "Buona notte cara nonna" per 4 violoncelli di Axel Seidelmann. Nella seconda parte Gnocchi si è messo al primo leggio per guidare l'Agon nell'esecuzione della trascrizione orchestrale del Quintetto in sol maggiore op. 111 di Brahms, luminoso nella sue robuste armonie e anche nel volume sonoro. Calorosissimi gli applausi. E chiusura con due straordinari bis con l'orchestra: "Polka" di Shostakovich e "Danza Ungherese n.5" di Brahms.
Il servizio fotografico è di Gianpaolo Guarneri (FotostudioB12)
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