17 agosto 2021

I legami del terrore tra Cremona e l'Afghanistan (manuali per bombe, campi d'addestramento). Perchè i Talebani fanno paura all'Occidente

E’ una scia lunghissima quella che ha collegato l’Afghanistan dei Talebani a Cremona. La ‘vecchia’ moschea di via Massarotti fu un vero trampolino di lancio per raggiungere i campi di addestramento nel paese del centro asia ed è per questo che la diplomazia occidentale è fortemente preoccupata per quanto accaduto a Kabul nelle ultime 48 ore.  E’ come fare un terribile salto nel tempo.

Le lancette tornano al 1988 quando ancora il terrorismo islamico era qualcosa di poco percepito dall’opinione pubblica. In quell’anno arriva a Cremona  il tunisino Jaber Trabelsi; fratello del più noto Mourad; e già sospettato nel suo paese di un essere un terrorista. Insieme ad altri magrebini occupano un appartamento in città in via Vittori come racconteranno poi le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia. Jaber resta in città il tempo necessario per subire un pesantissimo indottrinamento. Poi, come spiegano il quotidiano arabo ‘Al- Sharq Al-Awsar e il settimanale tunisino ‘Akbar Al – Chabab’ , verrà inviato su indicazione dell’imam Ahmed El Bouali nei campi di addestramento dei talebani proprio in Afghanistan. Chi frequentò gli ‘studenti coranici’ prima di approdare sotto il Torrazzo fu Mokhtar Bonchoncha pure di origine tunisina e indagato nel corso dell’operazione ‘Atlante’ dell’Ucigos. Dopo il tradizionale indottrinamento tra le montagne di Tora Bora, raggiunse i connazionali e abitò, per un periodo di tempo, in via XI Febbraio. Nel 2001 finì in manette nel corso di un’inchiesta anti terrorismo da parte della Digos di Milano. Le accuse a lui e altri sei fondamentalisti furono pesantissime: associazione a delinquere finalizzata al traffico di armi e esplosivi, ricettazione di falsi documenti. Fu condannato a cinque anni di reclusione. Gli investigatori, all’epoca, sospettarono che altri due personaggi del radicalismo islamico presenti a Cremona, avessero messo piede nel paese afgano. In particolare: Mostafa Al Kisir di nazionalità marocchina e Houssine Mzaonghi , tunisino che insieme a a Moktar, alias Farid, avevano affittato gli ambienti della moschea in via Massarotti, trasformandola in un vero e proprio epicentro di radicalismo ancor prima di quella di viale Jenner a Milano.  Sia El kisir sia Mzaonghi erano finiti nell’indagine ‘Atlante’. Le indagini avviate, anche con la collaborazione dei servizi di informazione francesi e britannici, portarono alla scoperta di un vero e proprio gruppo organizzato a Cremona di fondamentalisti: il Gruppo Islamico Marocchino Combattentefondato – per i magistrati – proprio da ex combattenti in Afghanistan il cui principale referente italiano era Ahmed El Bouhali” all’epoca imam intoccabile della moschea. Le successive investigazioni portarono a scoprire basi in tutta Europa : Regno Unito, Danimarca, Belgio e Svezia.

Poco prima dell’attacco a New York anche El Bouhali scomparve improvvisamente . Secondo le sentenze pronunciate successivamente, l’uomo si recò anche lui in Afghanistan nel luglio del 2001, dove morì nei sanguinosi combattimenti con le truppe atlantiche. Anche la seconda generazione di fondamentalisti presenti in città, ebbe i suoi ‘viaggiatori’ nel paese dei papaveri. Uno di loro fu Noureddine Drissi al quale era stato affidato il ruolo di bibliotecario del centro islamico. Fu arrestato dopo un viaggio che lo portò guarda caso in Kurdistan proprio nelle vicinanze delle città del sud afghane di professata fede talebana. Chi si recava tra i taliban portava a Cremona materiale per l’indottrinamento e per l’addestramento para militare. E’ il caso del citato Jaber Trabelsi . Quando torna, dai campi d’addestramento (probabilmente nel 1999) porta, secondo la polizia, documenti contraffatti. Manuali per la costruzione di ordigni materiale propagandistico della Jihad e un gran numero di filmati che illustrano operazioni para militari da compiere anche nel nostro territorio. In particolare gli uomini della Digos di Cremona scoprono un libro intitolato: Corso di formazione del campo Al Faruq ; libro che consiste in un manuale di addestramento all’uso delle armi leggere, alle tecniche di combattimento, alla topografia, agli esplosivi e ai primi soccorsi sui campi di battaglia”. Al Faruq divenne universalmente noto come uno dei campi di addestramento degli uomini più a contato con Osama Bin Laden. Nel corso della perquisizione in via Massarotti spunta un altro manuale scritto da Abu Zeid. L’autore appunta nell’introduzione “che i miei fratelli combattenti in Afghanistan  e dovunque mi consentano di dedicar loro questa modesta dispensa che si occupa di studiare l’RPG 7: potentissima arma anti carro”. Secondo gli specialisti dell’anti terrorismo le 123 pagine furono scritte in un altro campo d’addestramento tristemente noto; quello di Jawer sempre in Afghanistan. Ecco perché l’Occidente ora trema al pensiero che gli ‘studenti coranici’ abbiano ripreso il controllo del paese. 

Mario Pasquali


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