10 giugno 2023

Il coccodrillo di Cattelan resta in Battistero fino al 1º novembre. Don Gaiardi: “Ogni luogo è un luogo di cultura quando è abitato dall’uomo”

SI è conclusa da pochi giorni la rassegna Cremona Contemporanea Art Week che ha visto Museo Diocesano e Battistero ospitare le opere di alcuni degli artisti ospiti della mostra diffusa che ha coinvolto diverse realtà del territorio e che ha attirato un gran numero di visitatori e di appassionati d’arte nelle location scelte per le esposizioni.

In particolare ha suscitato grande interesse l’installazione “Ego” di Maurizio Cattelan, artista italiano di fama internazionale, all’interno dello spazio del Battistero di Cremona. Tra il grande coccodrillo tassidermizzato e l’architettura dell’edificio romanico al cui interno è stato appeso come in un suggestivo movimento di elevazione verso il punto di luce proprio al centro della volta sopra al fonte battesimale, si è instaurato un dialogo intenso, tra estetica e simbologia, tra linguaggi contemporanei e antica tradizione, tra espressività concreta e meditazione. Un dialogo che ha coinvolto cittadini e turisti, che hanno mostrato un grande interesse nel confronto con l’opera, come testimoniano gli oltre 10mila accessi al Battistero registrati nel solo weekend di Art Week. E proprio questo grande interesse, occasione unica di contatto e di dialogo con chi anche solo occasionalmente entra in contatto con il polo museale diocesano, cuore artistico e spirituale della diocesi, ha portato alla proroga della installazione di Cattelan. “Ego” infatti resterà in Battistero fino al prossimo 1 novembre e sarà visitabile acquistando il biglietto di accesso al Battistero senza costi aggiuntivi.

Così risponde Don Gianluca Gaiardi all'intervista di Riflessi Magazine (eccone un estratto):

Che cosa rende un luogo uno “spazio di cultura”?
«Ogni luogo è un luogo di cultura quando è abitato dall’uomo. Con la sua personalità, la sua storia e il suo modo di esprimersi, l’uomo rende i luoghi “abiti su misura”, spazi a misura della sua umanità. Gli esempi storici di città ideale, dalla nostra Sabbioneta a Pienza, sono frutto della riflessione su questa proporzione all’interno di un preciso momento. In un determinato contesto culturale».

Spazi che ospitano cultura e spazi che producono cultura: quale equilibrio deve esistere tra queste due accezioni?
«Il verbo “ospitare” può essere percepito come qualcosa di temporaneo. È il caso di strade, piazze, parchi sono adibiti a tante funzioni diverse (dal mercato all’arringa politica, ai concerti…) anche se per così dire, di passaggio. Ma se vogliamo andare più a fondo "ospitare" è una bellissima parola: nell’ospedale ci si prende cura delle persone; l’ospitalità è la virtù dell’accoglienza. Luoghi così sono forse occasionali, ma preziosi».

Ci sono poi i luoghi che producono cultura, che la influenzano.
«In questo caso la prima impressione potrebbe essere quella di luoghi non accessibili a tutti, quindi poco accoglienti. In fondo un museo bisogna sceglierlo, un teatro ancora di più. Sembrano spazi riservati alle élite. Però fortunatamente nella nostra società gli spazi in cui si esprimono i linguaggi dell’arte si sono molto aperti e cercano il dialogo con gli altri spazi della città».

Come vive questo dialogo il Museo Diocesano?
«Aprire un Museo oggi è un’idea faticosa. C’è chi ha detto che il Museo Diocesano ha colmato una mancanza che si avvertiva in città… Non so se sia proprio così. Però certamente in questo periodo storico in cui Cremona sta cercando di valorizzare la sua cultura più specifica, quella legata alla musica, alla tradizione liutaria e artigianale, il Museo Diocesano ha messo un tassello importante. Lo ha fatto presentandosi non come un museo di arte sacra, ma come un racconto del territorio. Della sua arte, della sua cultura e quindi anche della sua fede».

Sta facendo discutere la destinazione della piazza del Comune a concerti di artisti che rappresentano la corrente più radicale della scena trap. Trova che il contrasto anche così ruvido tra contenuti e “contenitori” sia sempre accettabile? Oppure esistono “spazi adatti a...”?
«Trovo sbagliato dire “qui voi no”, ma c’è da interrogarsi sul portare una determinata forma d’arte necessariamente nel “salotto buono”. Forse ci sono linguaggi che non vorrebbero occupare determinati spazi, che probabilmente possono essere compresi se si esprimono lì dove sono nati… Non si tratta del trap o della musica melodica. Il tema è l’evoluzione, il percorso che porta un artista ad esibirsi in una piazza o in uno stadio. Riempire San Siro di per sé non è fare arte. Lo diventa nel momento in cui quella musica abita quello spazio, entra in dialogo con ciò che il luogo rappresenta per la comunità, si trasforma dentro il contesto e contemporaneamente lo trasforma».

www.diocesidicremona.it


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commenti


harry

11 giugno 2023 09:48

Meno male! Dopo le suggestive argomentazioni di don Gianluca Gaiardi, colgo l'occasione per lanciare una proposta.
Perché non posizionare in modo permanente in via del Giordano all'incrocio con via del Sale, nella nuova rotonda di via Bosco. in via Trattati di Roma e in zona ex Armaguerra, copie dell'opera di Maurizio Cattelan che campeggia in piazza Affari a Milano?
Per fare ricordare ai residenti di questi luoghi che ogni luogo è cultura quando è abitato dall'uomo.

Gianni

12 giugno 2023 00:05

Già molto opinabile definire Cattelan un artista...