23 aprile 2023

Il coin piano. Quel pianoforte americano a monete, antesignano del Juke Box, a cui venne dato il nome "Cremona"

Suona la nostra canzone, Sam, come a quel tempo...” diceva una bellissima Ingrid Bergman ad un elegante pianista che, poggiando le dita sulla tastiera, aveva saputo creare la storia di un film attraverso la musica. C'è la storia di un periodo d'oro per il cinema e per la musica in quel pianoforte, storia che ognuno di noi può vivere a volte come un intimo ricordo o come piacevole distrazione, storia che ci riporta indietro nel tempo ma che che è sempre viva nella memoria. “Suona la la nostra canzone, Cremona, come a quel tempo...” è una frase che non fa parte di certo della sceneggiatura di Casablanca, però potrebbe anche essere che Humprey Bogart o Ingrid Bergman l'abbiano pronunciata in qualche locale o a casa di qualche amico. Serviva una monetina per poter dare il via alla musica e proporre un ritmo lento o forsennato in una stanza, una monetina che portava Cremona nei locali di buona parte degli Stati Uniti come nelle ville hollywoodiane che spuntavano come funghi seguendo il periodo d'oro del cinema di allora. La nostra storia, però, non parte dalla California ma da un luogo molto distante dagli studi cinematografici per eccellenza degli Stati Uniti, distante a livello geografico e anche imprenditoriale. Siamo all'inizio del XX secolo, nei locali e nelle ville statunitensi si cominciava a vivere una forma di socializzazione differente; ci si trovava, si discuteva di lavoro o altro in luoghi dove la musica non era solo l'accompagnamento ideale, ma faceva veramente da padrona in materia di socializzazione.

Nel 1905 lo svedese Justus P. Seeburg aveva 34 anni e viveva nel centro di Chicago, era figlio di ricchi commercianti che, però, avevano perso tutto. Justus deve organizzare la propria vita professionale e capisce, vedendo l'evoluzione della società, che la musica sta diventando sempre più un percorso da seguire non solo per i ricchi, ma anche per far socializzare le classi meno abbienti. Per seguire questo nuovo percorso doveva trovare un'idea che lo rendesse tranquillamente accessibile e, verosimilmente, poco costoso, secondo il concetto che poter diffondere un messaggio rende più facilmente disponibile il suo contenuto. Chiamare dei musicisti era di certo interessante e molto affascinante, poi però bisognava trovare gli spazi, scegliere una scaletta, evitare che pochi minuti prima di una festa in una villa il pianista dovesse restare a casa febbricitante o che le corde di un violino si rompessero alla prima nota.

“Perché non posso far suonare da solo un pianoforte?” - pensò Justus - “ridurrei di molto i problemi nel poter proporre musica in un qualsiasi luogo”. Nacque l'idea di dare origine ai moderni juke box, ovvero macchine che potevano proporre brani in automatico tramite un rullo e una tastiera che seguiva le note, macchine da mettere negli angoli di un bar come in mezzo al salotto di qualche famoso regista. Justus aveva visto bene e, agli inizi del XX secolo, decise di fondare la Marquette Piano, azienda di Chicago destinata alla costruzione e allo costruzione di pianoforti e, poco dopo, allo sviluppo di “coin piano”, pianoforti che funzionavano con una monetina per offrire qualche minuto di musica. Il nome Marquette venne scelto dal suo fondatore come tributo alla omonima cittadina appoggiata al Lago Superiore nel Michigan dove Justus, a fine '800, era solito passare le vacanze estive con la sua famiglia ospite dei grandi alberghi che proponevano musica dal vivo praticamente ogni giorno. L'azienda cominciò a crescere bene ma la concorrenza era spietata, i concorrenti cominciarono a sviluppare modelli, seguendo il concetto di “musica in ogni luogo in ogni momento”.

Justus era in grado di lavorare bene ma doveva trovare un'idea commerciale che lo differenziasse e così, senza neanche dover faticare nella ricerca, gli venne in aiuto quella piccola città italiana adagiata sul fiume Po, chiamata Cremona.

Il signor Seeburg capisce subito che, se doveva offrire musica, il modo migliore era chiamarla con il nome della città della musica per eccellenza, Cremona. Il successo fu enorme, i “coin piano” Cremona cominciarono a spuntare sia nelle tavole calde che nelle faraoniche ville con colonnati e giardini, nei locali più frequentati venivano posti due o tre strumenti che offrivano musiche differenti a seconda dell'orario o di particolari ricorrenze. I rulli potevano essere cambiati ma richiedevano tempo, tanto valeva procurarsi un paio di “coin piano” e far ballare gli ospiti di una festa senza interruzione. Gli strumenti Cremona verranno caratterizzati anche da vetrate colorate ed artistiche, diventando sempre più non solo mezzi per la socializzazione ma anche oggetti d'arredamento, portando Cremona in tutti gli angoli del paese. Dal frenetico ragtime ai ritmi soffusi notturni i “coin piano” Cremona divennero uno dei prodotti per eccellenza dell'inizio XX secolo, dando origine ad una parte della storia del cinema ma, soprattutto, alla evoluzione dei rapporti sociali; rigorosamente con la musica come accompagnamento e il logo Cremona e la placca metallica – Cremona Chicago U.S.A. - come garanzia del prodotto.

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Marco Bragazzi


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