Il commesso, Gianluca e Holly e Benji. Per Vialli ragazzino allo Zini l'idolo era Giorgio De Giorgis
I commessi del negozio di articoli per animali sono uno spettacolo. Hanno una gentilezza innata e aspettano davanti all'ingresso, con l'ombrello al loro fianco, per accompagnare i clienti con i loro amici a quattro zampe evitando che si bagnino quando piove. Sono uno spettacolo perché, secondo tradizione, in quasi tutta la città di Tokyo le vie non hanno nome ma i numeri civici si basano su un sistema di classificazione tutto loro. Quando arrivi in una zona e cerchi un negozio di souvenir puoi ritrovarti dentro o studio di un dentista e allora hai due alternative, o suoni i campanelli a caso nella speranza che qualcuno ti possa guidare verso la destinazione o chiedi ai commercianti in zona. Il commesso, sorridendo con rispetto, fa il canonico inchino e mi indica una piccola strada, stretta e a senso unico, proprio dietro il negozio. La casa è piccola, su due piani con un piccolo vialetto d'ingresso, un vialetto accompagnato ai due lati da due piccoli lembi di giardino perfettamente curati. Tutto molto giapponese, verrebbe da pensare, nulla stona con con l'equilibrio delle altre piccole case lungo la stradina.
Osservando con attenzione qualcosa di diverso c'è eccome, all'ingresso, di fianco alla porta d'ingresso su un elegante piedistallo si trova un pallone, quello dei Mondiali del 2002 che si svolsero negli stadi di Giappone e Corea, un pallone che non compare davanti alle altre abitazioni. Yoichi Takahashi ascolta con attenzione davanti al tavolo retroilluminato al piano terra dove disegna le avventure di Holly e Benji, ascolta con attenzione la storia di quella squadra, fondata nel 1903, che porta il nome di U.S. Cremonese. Sul tavolo un disegno fatto da un ragazzino cremonese di nome Jacopo con Holly, con tanto di divisa della Cremonese, e il simbolo della città, il Torrazzo. La maglietta grigiorossa l'ha già indossata e Yoichi, adesso, snocciola con il suo tono di voce appena percettibile i nomi di alcuni tra gli ex giocatori che quella maglia l'hanno portata sui campi da calcio. Vialli è il primo nella sua lista composta da 4 o 5 cognomi, si parla della Cremonese ma è comunque bellissimo chiaccherare davanti ad un tavolo retroilluminato di calcio ma, anche, della storia della propria città. Dietro Yoichi si vedono le maglie appese di Ronaldo, Messi e altri; nel tempo di qualche settimana e, tra quelle maglie che da quel giorno avrebbero ospitato anche quella della Cremonese, sarebbe arrivata una foto con dedica e autografo, quella di Gianluca Vialli che alza la Champions League. Quella foto, che sarà posta a fianco della maglia grigiorossa, resterà ben in vista con le maglie di alcuni tra i giocatori più forti del mondo. Quella foto non aveva bisogno di “chiedere spazio” tra i nomi che sembravano intoccabili, perché quel cognome tipicamente cremonese apparteneva alla storia del calcio, così come apparteneva al mondo del calcio che aveva segnato la vita umana e professionale del padrone di casa. Holly e Benji, nei decenni, hanno raccontato il calcio secondo la visione, unica ed inimitabile, di Yoichi Takahashi, Gianluca Vialli quel calcio l'ha scritto e vissuto ma, soprattutto, l'ha fatto vivere ed apprezzare a tante altre persone, da Cristo Re fino a Tokyo.
L'incrocio tra via Olona e via Chiese era il punto dell'oratorio di Cristo Re dove, decenni fa e forse anche oggi, si scavalcava la ringhiera per finire nel campetto piccolo, quello raccolto tra due piccoli argini dove giocavano i più giovani e, come nel mio caso, i più scarsi. Il campetto piccolo lasciava il segno sui calciatori, ma nel vero e proprio senso della parola, perchè era disseminato dalle bucce appuntite delle castagne matte che, almeno, avevamo imparato a non mangiare. Scavalcare la ringhiera era il frutto di una ben diffusa pigrizia tra coetanei nel non voler fare il giro dell'isolato per entrare dal cancello di via Mincio, si doveva percorrere qualche decina di metri in più che nessuno voleva percorrere. Quando rischiavi di essere visto da Don Angelo, però, ti muovevi affrontando quella breve distanza seguendo la ringhiera e, ogni tanto, ti poteva capitare di vedere, nel campo grande per i più grandi, quei ragazzi di 13 o 14 anni giocare nel vero e proprio senso della parola. Non era solo una questione di età, era proprio una differenza di talento abissale acutizzata dalla differenza di età e dal fatto che alcuni di loro già andavano allo Zini anche solo come raccattapalle. Correvano annate come quella della serie B del 1977-78 e Gianluca, con i suoi amici di Cristo Re o delle giovanili della Cremonese, andava allo stadio a vedere il talento di Giorgio De Giorgis giocare con Mondonico, Prandelli e altri. Gianluca, osservando quei talenti che vedeva allo Zini nella Cremonese di allora, riuscirà a prendere il suo talento e a trasformarlo in una carriera unica, anche fuori dal campo. Un qualcosa di irripetibile, da Cristo Re a Tokyo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti