Il Consiglio di Stato boccia la Regione Lombardia: stop alla caccia in deroga a fringuello e storno
Una buona notizia per tutti i naturalisti. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di varie associazioni naturaliste e ambientaliste (Lipu, Wwf, LAC, ENPA, etc.) contro la Regione Lombardia, che, l'estate scorsa, aveva aperto alla caccia in deroga al fringuello e allo storno.
Sergio Mantovani docente di Geografia e grande esperto cremonese di natura e mammiferi, dichiara: "Il fringuello e lo storno sono due specie aggiunte in deroga alla normativa vigente, a quelle cacciabili in Lombardia. Senza entrare in valutazioni politiche, non pertinenti e che non mi competono, la caccia in deroga è una cattiva abitudine della nostra Regione. Il fringuello e lo storno non sono specie rare, ma si cerca sempre di introdurre un grimaldello che vada a scardinare una regola generale, infatti, si parla di deroga”.
Quali sono le conseguenze? “Il problema – prosegue Mantovani - è che non si sa dove si possa andare a finire: con il tempo, possono essere aggiunte altre specie in una situazione in cui invece si dovrebbero ridurre le specie cacciabili, perché è anacronistico che l'elenco delle specie cacciabili contenga varietà, che in realtà non sono così abbondanti. Secondo me, bisognerebbe sfoltire la lista non arricchirla. Inoltre, sono stabiliti dei contingenti ben precisi per le due specie, ma i controlli delle guardie venatorie nelle campagne, nelle giornate di caccia, sono stati via via ridotti, per cui non si riesce più ad assicurare il rispetto dei limiti. Questa sentenza è estremamente positiva, in quanto la deroga introdotta in Luglio andava ad inserirsi in un contesto anche nazionale di progressiva deregulation, a vantaggio del mondo venatorio. Basti pensare al tentativo di allargare la caccia ai valichi montani che sono quasi cinquecento ed estremamente delicati, perché di lì passano tante specie, che arrivano dalle Alpi e dall'Europa transalpina. Aprire la caccia in tali aree equivale ad aprire una mattanza. La deroga in questione si inseriva pertanto in una tendenza orientata a scardinare la legge quadro sulla caccia, la 157 del 1992, che si sta cercando di mitigare moltissimo, soprattutto a livello nazionale. Esiste dunque una legislazione che va molto incontro al mondo venatorio: la deroga alla caccia al fringuello ed allo storno si inseriva appunto in un quadro più ampio. Per fortuna, è arrivata la bocciatura del consiglio di Stato”.
Di segno opposto il commento dell’assessore regionale ad Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi: "Le sentenze dei tribunali vanno rispettate, ma la decisione di oggi è davvero difficilmente comprensibile, visto che tutti gli atti di Regione Lombardia sul prelievo in deroga hanno seguito rigorosamente quanto previsto dalla legge ed osservato il parere di Ispra sulle piccole quantità, così come ribadito dal TAR Lombardia, che ci aveva dato ragione in occasione del primo ricorso. Continuiamo a lavorare non in modo ideologico ma con il supporto e il rigore dei dati scientifici, per assicurare che la caccia possa svolgersi nel pieno rispetto delle normative. Spiace notare – conclude Beduschi – come sia oggettivamente sempre più difficile farlo in un contesto di incertezza del diritto: a seconda di chi esamina le istanze, si giunge a sentenze che spesso contraddicono, di anno in anno, quelle precedenti”.
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