8 maggio 2024

Il fondatore dei più grande studio di avvocati al mondo, Sullivan&Cromwell, nel 1886 sulla stampa americana così raccontava del suo viaggio a Cremona e il sogno di Stradivari

Eppure nessuno di loro aveva conosciuto di persona, vista l'anagrafe, Antonio Stradivari. C'è un mondo incredibile e variopinto a seguito della storia della liuteria cremonese, è un mondo affascinante perché richiama a sé persone dal retaggio culturale e umano profondamente differente, retaggio che coincide, comunque, con l'ammirazione per una bellezza forse fin sottovalutata.

Spulciando gli archivi ti imbatti, spesso e volentieri, in tributi più o meno importanti nei confronti della città di Cremona e del suoi maestri artigiani del legno; a volte sono ridondanti o riduttivi, altre volte richiamano articoli o piccoli fatti di cronaca che vengono ripescati, perché la bellezza di una scoperta è proprio nel poter ritrovare piccoli accadimenti, che vengono trasferiti su pagine di giornali ad uso e consumo dei lettori.

La cosa più affascinante sono le firme di coloro i quali, con titoli differenti, si sedevano dietro una scrivania per scrivere, a penna o con una macchina da scrivere in relazione al periodo, un articolo dedicato a Stradivari o ai suoi colleghi di piazza del Duomo e dintorni. Ciò che ti aspetti è che un addetto ai lavori o musicista decida di far rivivere a dei lettori la storia di quelle quattro corde così famose nel mondo, se allarghi un po' la visuale trovi poeti e scrittori che si inerpicano, ma fa parte del loro lavoro, tra le vernici e l'abete rosso, ma per la liuteria cremonese l'orizzonte è ben più ampio: avvocati, diplomatici, militari, turisti o semplici appassionati nei secoli si sono confrontati descrivendo quella bellezza nata dall'ingegno e dalle mani dell'uomo. Piano piano cerchi di ridare luce ad articoli, poesie, riflessioni o piccoli scritti che, verosimilmente, potrebbero risultare scontati ma che tali non sono grazie alla mano di coloro che li hanno raccontati.

Algenor Sydney Sullivan è un signor Nessuno per tutti noi e così rimarrà, verosimilmente, nei secoli a venire. Come signor Nessuno fa parte di quella schiera di persone che, nei secoli, ha dedicato tempo e pensieri ad Antonio Stradivari e alla città di Cremona, per raccontarli ha preso carta e penna e, nel 1886, ha scritto un articolo ben strutturato sulla pregiatissima ditta “Cremona & la sua liuteria” che ha trovato spazio su molti quotidiani di allora. Più che un articolo è un racconto, una sorta di piccola descrizione di una esperienza che Algenor sognava di vivere fin da bambino, quella di poter raccontare come aveva immaginato una bellezza lontana e, per buona parte delle persone, irraggiungibile. Il buon Algenor non sapeva suonare il violino, non era un musicista e non lavorava il legno neanche per passione, era un avvocato statunitense che, fin da piccolo, aveva osservato con ammirazione e un pizzico di invidia la storia della liuteria cremonese. I suoi pronipoti del XX secolo, probabilmente, avranno ammirato altre cose come la conquista dello spazio o i giocatori di baseball ma a metà del 1800 Algenor, come molti suoi coetanei, era ammaliato dalla bellezza dei violini. Algenor, quindi, era ed è ancora il signor Nessuno dal punto di vista pratico; aveva compiuto i suoi studi e portato avanti la sua carriera, ma verosimilmente era rimasto, secondo i canoni legati alla definizione odierna di successo, un signor Nessuno, magari abbastanza abbiente da poter viaggiare circa 150 anni fa per passione in Italia ma di certo non aveva i necessari riscontri social, perché solo quelli sembrano valere, che oggi ti fanno diventare Qualcuno.

Il signor Sullivan era solo un anonimo turista che era arrivato a Cremona intorno al 1880 per vedere con i suoi occhi quel luogo da dove erano nati i suoi sogni, voleva vivere quelle emozioni immaginate da decenni e provare a descriverle. Il racconto che finì su buona parte dei quotidiani statunitensi di allora era diverso da quello proposto da tanti altri, camminando per le strade di Cremona Algenor immagina di essere un ragazzino coetaneo di Antonio Stradivari e di crescere insieme in città, lui diviso tra i suoi studi in legge e le corse in via Santa Veronica mentre Antonio dedito al perfezionamento del suo talento nella liuteria. E' un racconto diverso quello del signor Sullivan, perché l'avvocato immagina un dialogo tra lui e Stradivari dove il liutaio gli racconta della storia dei violini partendo dalla famiglia Amati, un dialogo che per Antonio sembra più un sogno, quello di riuscire a far fruttare il suo talento al pari di quello che avevano raggiunto gli Amati. Dalle righe sembra quasi che si crei una sorta di commistione tra gli studi giuridici e la liuteria, un po' come il saper discutere in un tribunale possa aiutare a capire il suono di uno strumento e di come le caratteristiche del suono di uno Stradivari siano in grado di rendere migliore l'oratoria di un avvocato.

E' un bel racconto, particolare e molto raffinato nei toni, dove l'ottica della tradizione tipica cremonese raccoglie un punto di vista differente, molto diverso dal solito anche se da rivedere ci sono solo i disegni che hanno accompagnato la stampa sui quotidiani, disegni decisamente riduttivi. Ma come mai il signor Nessuno meriterà così tanto spazio sui giornali statunitensi di allora? Perché Agenor Sydney Sullivan è stato colui che ha fondato forse il più importante studio legale al mondo, lo studio Sullivan&Cromwell, studio legale che è il punto di riferimento in materia di diritto commerciale internazionale. Ancora oggi lo studio Sullivan&Cromwell segue le più importanti aziende del globo in materia di fusioni o acquisizioni, da quegli uffici sono passati professionalmente politici e Segretari di Stato tanto che, nel 1954, vennero accusati di aver fatto pressioni sulla Casa Bianca per organizzare un colpo di Stato in Guatemala. Ma questo Agenor non poteva né saperlo né immaginarlo mentre parlava con Antonio Stradivari, dato che alla morte, nel 1887, Agenor lasciò come eredità borse di studio per studenti non abbienti in ben 60 università statunitensi, oltre al suo racconto della sua adolescenza passata a Cremona insieme al liutaio cremonese.

Marco Bragazzi


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