Il meteorite "Acquanegra 1937", raccolto da Walter Bodini e analizzato e certificato da Achille Leani solo sessant'anni dopo
Ancora non si è trovato nessun riscontro alla caduta del meteorite di due notti fa nella zona di Sospiro oppure verso il Po tra San Daniele Po e Pieve d'Olmi. Quella è stata una notte da record con una quantità di bolidi record nei nostri cieli. Un frammento spaziale è stato registrato poco dopo mezzanotte e la seconda verso le 4:30. Nel primo caso è stato il Nord Italia ad illuminarsi grazie al frammento spaziale mentre nel secondo caso l’oggetto ha attraversato il cielo della Sardegna. Nel primo caso l’oggetto è stato avvistato da undici telecamere della Rete Prisma. L’oggetto è passato ad un’altitudine di 75 chilometri a 15,8 chilometri al secondo. Il passaggio ha avuto una durata di circa sei secondi. La velocità di entrata in atmosfera indica un’origine asteroidale. Ovviamente l'eventuale rinvenimento avrebbe una straordinaria importanza: sarebbero infatti solo qualche decina i pezzi di meteoriti conservati nei musei italiani e qualche migliaio quelle nel mondo. Non è la prima volta che un meteorite cade dalle nostra parti. Val la pena ricordare la straordinaria massa caduta nella vicina Alfianello (Brescia), nel febbraio del 1883: ben 228 chili divisi in due masse che al suolo scavarono una buca profonda almeno una settantina di centimetri. E soprattutto il meteorite caduto ad Acquanegra nel 1937 ma di cui si è avuta notizia, quasi casualmente, solo nel 1997 grazie agli studi dell'astronomo cremonese Achille Leani.
Come ha raccontato Leani in alcune pubblicazioni (sul Giornale dell'Astronomia ma anche sulla Strenna dell'Adafa del 1999), solo casualmente si è venuti a conoscenza della caduta di quel meteorite. Leani doveva organizzare per conto dell'UNITRE di Cremona la visita alle mura di Pizzighettone e parlando con un volontario di Pizzighettone venne a sapere che il suocero aveva assistito molti anni prima (1937) alla caduta di un oggetto dal cielo. Leani conobbe così e incontro il signor Walter Bodini, originario di Acquanegra ma residente a Pizzighettone. Lo incontrò. Bodini aveva con sè, avvolto in un foglio di carta, un pezzo di metallo nerastro, grande poco più di una mela. Ne staccarono un frammento e lo consegnarono al professor don Achille Bonazzi dell'Università di Parma perchè lo analizzasse attraverso la fluorescenza: "era una meteorite del gruppo delle metalliche. Era una siderite, del tipo "Kamacite" (cioè con un contenuto di nichel attorno all'8%)" scriverà poi Achille Leani. Dunque si trattava di metorite a prevalenza ferrosa (88,37%) con nichel all'8,36%. Leani ha poi riportato le dichiarazioni di Walter Bodini che testimoniò la caduta. "Alla fine del mese di maggio del lontano 1937, la primavera era stata poco piovosa e i campi, dopo un primo taglio dell'erba, erano inondati da un contadino esperto, che teneva poi sotto controllo il flusso dell'acqua. Questa operazione iniziava il mattino presto, per cui accompagnai un mio amico a portare la colazione al suo papà che stava operando in un campo situato tra la cascina Paola e il fiume Adda, nel territorio di Acquanegra Cremonese. Mentre aspettavamo che finisse la colazione, sistemati ai bordi del campo che era stato allagato con circa 15 centimetri d'acqua udimmo un fischio e, contemporaneamente vedemmo una nuvoletta di vapore sprigionarsi al centro del campo stesso...". Walter all'epoca aveva 9 anni, colpito da quel sibilo e da quello strano vapore, pensò di tornare nel pomeriggio per vedere a cosa fosse dovuto quello strano rumore.
Il campo si era prosciugato e "notai un foro nerastro nel terreno. Infilai in quel pertugio il manico della vanga che penetrò per circa 70-80 centimetri, nella piccola galleria inclinata di circa 50-60 gradi in direzione nord ovest. Incuriosito, cominciai a scavare, finchè non notai qualcosa di duro. Rimasi deluso: era infatti un blocco molto pesante, sporco di terra argillosa". Walter lo portò a casa e con uno spazzolino lo ripulì. Il giorno dopo lo portò a scuola e la maestra lo guardò, lo classificò come un probabile meteorite. Walter lo riportò a casa mettendolo sulla rastrelliera sotto il porticato. Appassionato di astronomia Walter si diplomò e quando iniziò a lavorare in una azienda chimica di Pizzighettone raccontò al suo capo reparto, diplomato in chimica, di quel ritrovamento che aveva fatto da ragazzo. Volle vederlo. Walter lo portò all'amico. "Notai, prima di prenderlo in mano, che pur essendo ricoperto di polvere, non presentava tracce di ragnatele, nè ve n'erano nel raggio di almeno mezzo metro dal punto in cui l'avevo deposto. Riferii questo strano evento al mio capo reparto che, dopo aver esaminato il blocco, ebbe un dubbio: non sarà radioattivo?". Dopo aver provato la durezza del materiale che neppure il cristallo riusciva minimamente a scalfire, provarono a intaccarlo con acidi senza riuscirci. Come ultimo esperimento misero il blocco in una scatola con una mela e una banana. Dopo un mese i frutti non si erano deteriorati.
Passarono tanti anni e Walter racconta. "Ormai aprivo la scatola, in cui era riposta la meteorite, soltanto per mostrare a mio nipote Stefano la banana fossilizzata". E ancora. "Finalmente oggi, 21 dicembre 1997, ho avuto, dopo sessant'anni di attesa, la conferma che la mia ipotesi era una realtà. Il blocco è, infatti, una stupenda meteorite con queste caratteristiche: peso attuale 1022 grammi, lunghezza 8 centimetri, larghezza 7 centimetri, altezza 6 centimetri e mezzo". E sottolineava Achille Leani: "al peso attuale va aggiunto quello dei frammenti: 180 grammi circa, e che l'aspetto della meteorite è spugnoso, con cavità. Il colore è nerastro, con spaccato argenteo. Qui finisce la storia di 'Acquanegra 1937' la meteorite tutta cremonese".
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