Il Natale di Mattia Gennari, tra i suoi tanti nonni dell'Opera Pia di Castelverde
Gentile e disponibile, anche se ha fretta. “Tra dieci minuti devo tornare da loro”. Tornare dai suoi anziani della casa di riposo. E' questo il Natale di Mattia Gennari, 19 anni, di Paderno Ponchielli, diploma all'Aselli, iscritto alla Facoltà di ingegneria a Brescia, appassionato di musica (ha seguito corsi di flauto traverso) e calcio. Volontario dell'associazione 'Siamo noi' (oltre che donatore di sangue per l'Avis), regala parte del suo tempo libero ai pazienti della Fondazione Opera Pia Santissimo Redentore di Castelverde. Lo ha fatto per due mesi di seguito l'estate scorsa ricevendo per questo il Premio bontà Lidia Bittanti. E, richiusi momentaneamente i libri dell'università, ha ripreso a farlo in questi giorni di festa.
Giovedì mattina, Mattia sta per uscire di casa e recarsi a Castelverde. "Ho preparato dei pensierini, alcune scodelle natalizie, per le animatrici della Fondazione. Poi passerò nei reparti per fare gli auguri agli ospiti”. Li ha salutati anche martedì. Era da qualche tempo che, a causa degli impegni di studio, non andava da loro. “Mi hanno riconosciuto, per fortuna. Alle 10 era in programma uno spettacolo musicale, con Cristiano e Luigi, di canzoni popolari e del Natale. Sono arrivato alle 9.30, ho sistemato le sedie e ho portato giù nel salone gli anziani che non potevano muoversi. Oltre a tenerli d'occhio, durante l'esibizione ho fatto dei lavoretti e ritagliato dei bigliettini per le feste. Alla fine ho riportato di sopra con l'ascensore le persone in carrozzella e anche quelle con il girello, che devono comunque essere accompagnate”.
Con tutti Mattia è cortese e paziente. Per molti è diventato un amico. Di più: un familiare. “In particolare per la signora Wilma e pure per un altro signore, che mi ha detto: come faccio a dimenticarmi di te che mi ricordi mio nipote?”. “Un nipote - aggiunge don Claudio Rasoli, presidente della Fondazione - al quale raccontare la propria vita, le proprie gioie e i propri dolori”. Alla casa di riposo Mattia ci è arrivato partendo dall'oratorio del suo paese. “Prestavo servizio aiutando, ad esempio, durante la tradizionale gnoccata. Il mio parroco, don Claudio, è stato chiamato alla Fondazione e così quest'estate ho pensato di riempire le mie giornate dando una mano a chi ha bisogno. Le animatrici dell'istituto sono state molto brave nel chiarirmi come offrire un contributo”. L'aspirante ingegnere spiega con semplicità disarmante la sua decisione: “Mi è sempre piaciuto fare qualcosa per gli altri, dedicarsi al prossimo, non essere egoisti. Il che comporta essere un po' diverso dai miei coetanei, la maggioranza dei quali non pensa a queste cose. Anzi, spesso sono loro a vederti diverso, ma io credo che sia giusto distinguersi se lo scopo è fare del bene”.
Mattia, con il suo sorriso contagioso e la forza della sua generosità, dà molto ma riceve altrettanto dagli anziani. “Sono sempre molto grati per qualunque cosa tu faccia, anche se si tratta solo di spostare di mezzo millimetro la carrozzella: questo grazie, espresso con le parole o con gli occhi, è ciò che più mi colpisce di loro, che mi riempie di gioia”. Il giovane universitario tornerà alla casa di riposo anche nei prossimi giorni. "Non ci trovo niente di strano. Faro' le cose di sempre, normali: saliro' al primo piano, dopo al secondo, per poi scendere al pianoterra. Starò con le persone ricoverate, scambieremo due chiacchiere, prepareremo insieme il menù della settimana, le accompagnerò nelle stanze in reparto o alla celebrazione della messa”. Passerà il Natale, poi anche il Capodanno, all'università riprenderanno lezioni ed esami, ma Mattia non si dimentichera' di chi gli si e' affezionato come a un nipote. “Alternerò studio e volontariato. Nel secondo semestre ci sarà un giorno libero alla settimana e lo occupero' andando da loro”. Dai suoi tanti nonni.
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