3 maggio 2023

Il Vescovo Napolioni ha inaugurato il mese mariano con la processione verso la Chiesa di Sant'Abbondio

Con un invito alla città di Cremona a «riscoprire l’umiltà e l’unità» e un incoraggiamento ai credenti ad «essere uniti da una fede gioiosa ed impegnata», il vescovo Antonio Napolioni ha aperto il mese mariano, la sera del 2 maggio, con la tradizionale processione dalla Cattedrale alla Santa Casa (copia del 1624 di quella di Loreto) in Sant’Abbondio.

Una serata corale che si è aperta in Cattedrale con una preghiera presieduta dal vescovo, accompagnato dall’emerito Dante Lafranconi, per «invocare lo Spirito Santo sulla Chiesa diocesana e sulla città attraverso l’intercessione di Maria», della Vergine lauretana in particolare, co-patrona di Cremona. Risale infatti al 1625 la decisione del Consiglio Generale di Cremona di porre sotto la protezione della Madonna nera la comunità locale.

Illuminata dai flambeaux, accesi con la fiamma del cero pasquale, dopo una breve preghiera, una processione di sacerdoti, in primis i canonici, seminaristi, religiosi, seguiti dal sindaco e dai fedeli laici si è snodata per le vie del centro, come in un pellegrinaggio verso Sant’Abbondio, dove ad accogliere tutti c’era il parroco don Andrea Foglia. Una processione di antica tradizione che ricalca quella solenne grandiosa, registrata dalla storia, nel 1630 quando i cremonesi invocarono l’aiuto della Madonna nera contro la diffusione della peste, ormai alle porte del centro cittadino. Una processione, durante la quale è stato recitato il rosario, che ancora oggi si fa testimonianza viva tra le case, nel cuore della diocesi, «non verso un alto monte, ma verso una piccola casa – ha detto Napolioni nella riflessione al termine della processione – nascosta tra le nostre case, un piccolo luogo che ci dona un grande messaggio: sono con voi sempre, sto nelle vostre case, sono di casa nel vostro cuore».

Uno spazio, «una casa del Sì», come l’ha definita il vescovo, e non solo di quello pronunciato da Maria davanti all’angelo che le portava l’annuncio della nascita del Cristo. «Una casa di tutti i Sì», quelli dietro i quali ci sono scelte difficili, a volte dolorose o scelte di vita. Perché questo luogo dal sapore antico, voluto nel 1624 dal giureconsulto Gian Pietro Ala, è «un luogo dove cercare una certa intimità e quindi il senso della vita, dove educare i giovani chiamati alla libertà delle scelte». Ed anche il luogo al quale deve guardare l’intera città, la comunità civile e quella dei credenti. E infatti, come tradizione, il vescovo si è rivolto, per l’occasione, all’intera città auspicando «Umiltà ed unità per una Cremona bella, concreta e laboriosa», che sappia rivolgere lo sguardo all’unica madre. Con quella forza in più data dalla comunità dei credenti che devono sapere sfoderare una fede «gioiosa ed impegnata».

 

 


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