In Cattedrale la Messa con le forze armate e di polizia in occasione del “Precetto pasquale”. "Che il Signore ci faccia ascoltare, osservare, scrivere e vivere leggi così" ha auspicato il Vescovo
Nella mattinata di mercoledì 26 marzo la Cattedrale di Cremona si è riempita di militari, forze di polizia e operatori del soccorso, insieme alle associazioni d’arma e combattentistiche e le massime autorità civili e militari del territorio, in occasione del “Precetto pasquale”, il tradizionale appuntamento in vista della Pasqua.
L’Eucaristia, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, è stata concelebrata dai cappellani dei diversi Corpi: don Simone Salvadore (Esercito italiano), don Andrea Scarabello (Guardia di Finanza), don Stefano Peretti (Polizia di Stato), don Lorenzo Cottali (Carabinieri), don Roberto Musa e don Graziano Ghisolfi (cappellani della Casa circondariale di Cremona). Insieme anche al rettore della Cattedrale, mons. Attilio Cibolini, e il segretario e cerimoniere vescovile don Matteo Bottesini.
Proprio don Simone Salvadore, all’inizio della celebrazione, ha ringraziato per la sua presenza il vescovo, che a sua volta ha esteso il ringraziamento ai cappellani e salutato le autorità presenti insieme a tutti coloro che a diverso titolo assicurano «il cammino verso la pace, i passi di pace, i passi di convivenza giusta, i passi di incontro umano» nella nostra città e in quella poi definito «Patria di patrie», ovvero l’insieme di tutte le realtà e le forze della nostra società.
Presenti le massime autorità locali, con il prefetto Antonio Giannelli, il questore Ottavio Aragone e i comandanti provinciali dei diversi Corpi con ufficiali, sottoufficiali, soldati e agenti. In prima fila anche il sindaco di Cremona Andrea Virgilio, con il vicesindaco Francesca Romagnoli e l’assessore alla Polizia locale e sicurezza Santo Canale.
Nell’omelia il vescovo Napolioni è partito da una riflessione sulla lettura tratta dal Deuteronomio: “Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele […] ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi”. «Spesso si contrappongono frettolosamente l’Antico e Nuovo Testamento – ha detto – l’epoca della legge e la novità dell’amore, col rischio di fare del Vangelo, dell’amore che Cristo ci consegna, un sentimentalismo vuoto».
Mosè invita il popolo di Israele ad essere fiero delle leggi che ha ricevuto da Dio, perché quelle norme «sono necessarie per entrare nella terra promessa e lì vivere da figli e fratelli», ha detto mons. Napolioni, sottolineando poi che «spesso la proliferazione delle normative diventa burocrazia, mentre noi abbiamo bisogno di leggi giuste, sagge. Come quelle che si hanno quando i legislatori – e poi a cascata i governanti, gli esecutori, chi deve garantire l’osservanza delle leggi – non si perdono in un delirio di onnipotenza, ma mantengono la loro vicinanza a Dio». E ancora: «Se nello scrivere e nell’applicare le leggi sentiamo lo sguardo di Dio su di noi e sugli altri, cambia molto rispetto a sentirsi despoti, tiranni o padroni capaci di fare le leggi e di stravolgere, di farle a proprio uso e consumo, di farle sulla pelle dei poveri, spacciandole per leggi giuste, poiché dotati soltanto di una forza oppressiva e repressiva».
Dal Vescovo l’esortazione a essere quel popolo e quella nazione «benedetta da Dio, perché è fedele all’alleanza che fa stare ciascuno al suo posto e fa rispettare il posto degli altri, trasmettendo ai figli e i figli dei nostri figli questo segreto della vita».
Gesù e il Nuovo Testamento hanno inaugurato un tempo nuovo, «in cui la legge è ancora necessaria, ma è “frantumata” fino a farne il nostro respiro, fino a percepirne il bisogno assoluto. Non un legalismo, non uno strumento soltanto di azione politica, di governo del territorio o di controllo sociale, ma una legge interiore, una legge di vita, una legge che mette in relazione con lui e che diventa dentro di noi legge d’amore». Infatti dice Gesù: «Non sono venuto ad abrogare la legge, ma a portarla a compimento nell’amore, che è attento alle piccole cose».
«Che il Signore ci faccia ascoltare, osservare, scrivere e vivere leggi così», ha auspicato il Vescovo, sottolineando che «il mondo, la nostra nazione, le nostre famiglie avranno quel futuro celebrando l’amore di Dio, quel futuro pieno di gloria, quel futuro consolante, quel futuro che tutti nel profondo desideriamo per noi, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli».
Prima della benedizione il vescovo Napolioni ha ringraziato ancora l’impegno delle Forze Armate e di Polizia, dei Corpi dello Stato e delle associazioni nell’aiutare tutti noi a fare ciò che ciascuno deve, prendendosi cura del territorio, dell’ambiente e di tutto ciò che ci riguarda, ciascuno secondo il proprio ruolo e grado, ma con la stessa diligenza e con lo stesso amore.
Al termine della Messa la Preghiera per la Patria, recitata da una soldatessa dell’esercito, ha ricordato che chi ha giurato fedeltà alla bandiera ha promesso amore e servizio alla Patria, chiedendo al Signore la forza di custodire e difendere il bene prezioso della Pace. Augurio e preghiera che in un momento come questo deve essere di tutti e per tutti.
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