In tanti per ammirare con il Fai la meraviglia di Palazzo Zaccaria (Finarvedi) in piazza Lodi
Le giornate d'autunno del Fai si sono concluse. In tanti hanno potuto ammirare palazzi chiusi e sconosciuti facendo conoscere la bellezza dei monumenti cremonesi (palazzo Roncadelli Manna e Sant'Agostyino, il Palazzo della Prefettura, la casa abbaziale di Casalmaggiore). Ieri però ha aperto al pubblico (sarebbe giusto dire riaperto perchè i più vecchi si ricordano che fu sede della Emocrazia Cristiana provinciale e poi del Circolo Turati) il Palazzo Lodi Zaccaria, una meraviglia nel cuore antico di Cremona diventato la sede della Finarvedi in piazza Lodi. Il palazzo era di proprietà della nobile famiglia Lodi-Mora per poi passare ad un ramo della nobile famiglia Zaccaria nel 1818. Il palazzo è stato costruito nella seconda metà del Seicento e nasce dalla fusione di edifici preesistenti ristrutturati in un unico complesso per volontà del Cavalier Gian Battista Lodi. Arrivando in piazza Lodi i visitatoriu hanno potuto vedere la spoglia fronte esterna che a prima vista dà l'immagine di un fortilizio non finito con singolari torrette ai lati: una pensile semicilindrica con sostegno pentagonale, percorsa da una scala a chiocciola all'interno e posta all'angolo destro della facciata e un'altra cilindrica più alta, visibile però da vicolo Chiesa. Appena varcato il portone centrale i visitatori del Fai hanno potuto ammirare il magnifico portico a duplice colonnato in marmo botticino che suddivide lo spazio in due cortili. Una certa emozione ha provocato il salire lo scalone d'onore a due rampe e accedere alla galleria superiore con volte a botte ribassate. Lo scalone e le sale di rappresentanza visitabili sono decorate ad affresco con quadrature di Giuseppe Natali e scene di Francesco Boccaccino abbelliti da ricchissimi stucchi. Davvero una scoperta di un'altra meraviglia in pieno centro, grazie al Fai e alla disponibilità della proprietà Finarvedi.
Il fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (Foto StudioB12)
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commenti
michele de crecchio
17 ottobre 2022 20:22
Purtroppo, io sono ancora più vecchio e la mia memoria risale persino a quando di tali sedi politiche non vi era ancora traccia e da ragazzino, accompagnavo mio padre medico che, salendo per lo scalone e percorrendo sale decorate che mi affascinavano (anche se, allora, ne capivo proprio poco) raggiungeva lo studio di un professionista cittadino che attraversava un periodo difficile ed aveva spesso bisogno dei suoi consigli. Ricordo che allora, come era uso comune fare nelle case abitate da più famiglie, il portone era, di giorno, sempre aperto e il cortile liberamente accessibile da chiunque. Ricordo anche quando, non pochi anni dopo, conobbi una ragazza americana che in tale palazzo aveva in affitto un appartamentino dal quale si accedeva alla torricciola incombente sul vicolo Chiesa. Naturalmente, nonostante la modestissima agilità che da sempre mi caratterizza, non resistetti alla tentazione di scalare tale torricciola e di godere del favoloso panorama urbano che da tale particolare punto di osservazione si poteva apprezzare, panorama che era caratterizzato, tra l'altro, dalla non lontana torre Bertarelli che i cremonesi usano da tempo chiamare impropriamente "Minareto", nonostante che sia di evidente ispirazione "neo-gotica" e non "neo-araba".
Dimenticavo di aggiungere che, nell'ottocento, gli architetti cremonesi usavano definire queste torri-belvedere con l'ormai dimenticato, e forse malizioso, termine di "torri di piacere"!