L'arte, gli antichi strumenti e quel comune sentire tra Cremona e Monticelli. Presentato "Io La musica son" di Roberto Codazzi e Roberto Fiorentini
Le parole, le stelle, il cortile, il sottofondo di Monteverdi, le grandi immagini degli affreschi rinascimentali proiettate sulle mura dell'antico palazzo. C'erano tutti gli ingredienti perché quella ospitata ieri nella Rocca di Monticelli d'Ongina potesse essere una serata speciale. E così è stato. Una serata che ha dimostrato come, non solo la storia e la geografia, le tradizioni e l'acqua, ma anche l'arte ha contribuito nel corso dei secoli a legare indissolubilmente le due sponde, la cremonese e la piacentina, del Po.
Il tour di 'Io La musica son', il ponderoso e apprezzato volume nel quale sono stati schedati 341 strumenti rappresentati in 12 chiese di Cremona
(compresa la Cattedrale), ha fatto tappa dall'altra parte del fiume.
Roberto Codazzi, uno degli autori con Roberto Fiorentini e Danilo Codazzi della ricerca, ha aperto l'incontro partendo “da concetti universali
riguardanti la musica”. Che è “un linguaggio capace di raccontare le vicende dell'uomo e di una comunità. Ascoltando Beethoven si sentono in filigrana le guerre napoleoniche che stavano sconvolgendo l'Europa”. La musica ha un rapporto anche con l'ambiente, “di cui tanto si parla di questi tempi. All'epoca di Stradivari ci fu una piccola epoca glaciale che, secondo alcuni studiosi, avrebbe influenzato positivamente le caratteriste del legno dei violini costruiti in quel periodo”. Un altro esempio: “Il fatto che in molte chiese di Cremona gli strumenti musicali siano disegnati con tanta insistenza documenta con capacità scientifica l'evoluzione degli strumenti stessi, ad arco ma non solo, dal proto-violino al violino moderno, dal tardo Medio Evo alle decorazioni pittoriche del Massarotti edei principali artisti del '700”. Codazzi ha concluso rilanciando la suggestiva ipotesi, proposta da Vittorio Sgarbi, che Leonardo, per creare la sua Ultima cena, abbia visto “la magnifica cappella del Bembo, la perla dello scrigno di questo luogo. E' bello pensarlo”.
A Fiorentini il compito di entrare nello specifico e varcare il Po. Nella cappella del Castello Pallavicino Casali “sono stati rappresentati 4 strumenti musicali, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, qui a Monticelli, molti di più. Sempre nella cappellina, si possono vedere 2 strumenti a fiato, 2 bombarde, che sono quasi la fotocopia di quella affrescata dal Bembo nel Duomo di Cremona. Una sorta di unione tra una riva e l'altra del Po. Un'unione molto forte”. Lo provano anche “gli affreschi, nella stessa cappella, simili a quelli che si trovano nella chiesa di Santa Lucia, a Cremona”.
A questo punto un annuncio: “Ho scoperto, quasi casualmente, nel soppalco di una delle cappelle della chiesa di San Lorenzo un dipinto con Re David che suona la vihuela, una specie di chitarra d'importazione spagnola”. Ma, ha sottolineato Fiorentini, “la cosa ancora più interessante è che questo strumento viene disegnato, anche lì tra le mani di Re David, nella chiesa di San Sigismondo a Cremona”, Un'altra conferma “di questo rimbalzo tra Cremona e Monticelli. In quei tempi c'era un'omogeneità culturale, un sentire artistico comune”.
Poi la seconda parte, la più attesa e originale della serata, con lo spostamento dal salone nobiliare, al primo piano, della Rocca al cortile e la proiezione
(a cura di Giovanna Simonelli) delle immagini di viole, violini, liuti, flauti, cetre, arpe e del resto del patrimonio passato in rassegna su 'La musica io son'. E con la visione delle fotografie (scattate da Raffaele Rastelli) degli affreschi di Monticelli. Le une accanto alle altre, quasi senza soluzione di continuità. Perché, per dirla con Codazzi. “Cremona e Monticelli erano la stessa anima”.
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