L'insetto "secchione" che deteriora libri antichi. Alla ribalta della stampa nazionale il team di ricercatori con la cremonese Maria Cristina Bertonazzi. Nuove prospettive per la tutela degli archivi
Un'opera d'arte, un'eredità che arriva dal passato e caratterizza la cultura di un Paese. Il bello dell'Italia è che ogni paesino, quasi ogni vietta, porta con sé un bagaglio di storie che si intrecciano fra di loro arrivando fino a tempi antichi e dimenticati. Racconti di periodi talmente lontani da sembrare quasi immaginari. Una ricchezza talmente grande che nessuno può vantare di conoscerla in ogni suo aspetto. Un patrimonio così importante merita e deve essere conservato. È necessario.
L'anno scorso si è diffusa una notizia a dir poco stravagante, ripresa proprio questa mattina da alcune delle principali testate della stampa nazionale. Un nuovo insetto vive fra i libri più antichi, nascosto fra le pagine, talmente bene che solo ad aprile del 2024 si è scoperto della sua esistenza. È stato soprannominato l'insetto "Secchione", appunto per questa sua caratteristica di vivere immerso fra "le sudate carte", ma a differenza di Leopardi, il "secchione" le pagine le deteriora.
La presenza di piccoli insetti, soprattutto se infestanti delle opere d'arte, è un problema molto serio. Come le gocce, che a furia di cadere senza sosta arrivano a spaccare la roccia, allo stesso modo anche i piccoli parassiti della cultura, giorno dopo giorno, arrivano a causare gravi danni anche ai beni artistici più antichi, e quindi più fragili.
La professoressa Maria Cristina Bertonazzi, che in passato fu docente di scienze al Liceo Aselli, è l'entomologa cremonese del team di ricercatori della Cattolica guidato da Rinaldo Nicoli Aldini che con Maria Cristina Reguzzi ha scoperto e classificato il Sphaeropsocopsis Utriusquemariaechristinae (l'insetto "secchione"). Un piccolo passo per l'entomologia, un grande passo per la tutela dei beni culturali.
A suggellare ulteriormente il legame fra l'insetto "secchione" e Cremona, è proprio il luogo della scoperta, che coincide con alcuni libri conservati all'interno del Seminario Vescovile e dell'Archivio Diocesano, così come nel Museo Civico "Ala Ponzone". Altre tracce del "secchione" anche nella biblioteca monumentale del Collegio Alberoni di Piacenza.
"Insetti e altri artropodi rappresentano una fra le principali cause di deterioramento del patrimonio artistico e culturale - ha raccontato la scienziata cremonese -. Gran parte dei beni culturali è composta da materiali utilizzati dagli infestanti come fonte di nutrimento e riparo, di conseguenza la conoscenza di questi organismi diventa un’indispensabile premessa per una conservazione basata sulla prevenzione e non sulla difesa. Il costante monitoraggio delle infestazioni può ridurre i danni da agenti biotici e consentire una migliore gestione del rischio. La norma europea CEN EN 16790:2016 'Conservation of Cultural Heritage – Integrated Pest Management (IPM) for protection of cultural heritage' rappresenta un’interessante guida per l’applicazione dell’Integrated Pest Management (IPM) nelle istituzioni che conservano beni culturali e un importante strumento per la messa in pratica della conservazione preventiva e programmata".
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commenti
Luana
16 gennaio 2025 17:25
Le tue competenze unite alla passione per la ricerca danno risultati encomiabili....brava Cristina!!!