L'ospedale di Cremona fra le sedi dello studio nazionale di simulazione in suture laparoscopiche
Si è svolta in questi giorni presso il reparto di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Cremona la prima fase dello studio nazionale per l’esecuzione di manovre laparoscopiche sul simulatore FLS (Fundamentals of Laparoscopic Surgery), certificato dall’American College of Surgeons.
Lo studio coinvolge numerosi ospedali Lombardi della rete formativa della scuola di specializzazione in chirurgia generale dell’Università degli Studi di Brescia, e consiste nella possibilità da parte di specializzandi e chirurghi di sperimentare tecniche laparoscopiche tramite una modalità di training su simulatore brevettata negli Stati Uniti.
NUOVE OPPORTUNITÀ PER L’OSPEDALE DI CREMONA
«Sono veramente soddisfatto di aver portato nel reparto di Chirurgia dell’Ospedale di Cremona questo importante studio, il cui responsabile è Federico Gheza, caro amico e collega per tanti anni a Brescia» - afferma Gian Luca Baiocchi (Direttore Chirurgia Generale, Ospedale di Cremona).
«Lo studio mira a dimostrare come l’utilizzo dell’insegnamento su un modello artificiale - il simulatore - migliori le capacità tecniche del chirurgo nell’eseguire procedure laparoscopiche senza dover fare pratica sui pazienti. Si risolve così anche il problema etico della simulazione diretta e dei conseguenti rischi clinici che ne potrebbero derivare» - spiega Baiocchi; «un’ottima opportunità di apprendimento per gli specializzandi, ma anche per l’aggiornamento dei nostri chirurghi senior, nati con una formazione di tipo “open” (da taglio), quindi non mini-invasiva come la laparoscopia».
«Proprio per la sua mini-invasività, la laparoscopia è diventata negli ultimi anni la metodica privilegiata della Chirurgia, - prosegue Baiocchi - poiché oltre a ridurresensibilmente i tempi di recupero del paziente, limita il dolore post-operatorio, lascia cicatrici più piccole, con un minor rischio di infezioni».
«L’Ospedale di Cremona così non solo si conferma sede formativa per l’apprendimento di questa complessa pratica chirurgica, ma garantisce anche la presenza di professionisti con elevati standard di preparazione» - specifica Baiocchi.
«Per questo c’è un forte interesse ad acquisire un simulatore per Cremona», termina il Prof. Baiocchi; «ciò sarà possibile grazie al supporto da parte di privati interessati e alla disponibilità della Onlus Ricerchiamo (www.ricerchiamobrescia.it), che si occupa di sostenere la ricerca sui tumori dell’apparato digerente».
LO STUDIO SPIEGATO NEL DETTAGLIO
«Lo studio è iniziato la scorsa settimana con l’arruolamento dei partecipanti», spiega il dottor Federico Gheza (Ricercatore presso l’Università degli Studi di Brescia e Dirigente Medico nel Reparto di Chirurgia Terza dell’ASST Spedali Civili). «L’obiettivo, oltre all’addestramento dei nostri specializzandi, è lasciare qualcosa agli ospedali aderenti alla rete formativa anche in termini di formazione dell’équipe chirurgica presente in sede. Questo studio, infatti, prevede l’arruolamento per un terzo di specializzandi e per due terzi di chirurghi generali: qui a Cremona i chirurghi arruolati saranno dieci».
«La sessione di esercitazione prevede l’esecuzione di alcune manovre prima e dopo una sessione con un coach, figura nuova nel panorama dell’insegnamento chirurgico e molto simile a quanto presente da anni nel mondo dello sport. Questo è fondamentale, perché in assenza di adeguato tutoraggio il rischio è che la pratica non sia efficace» - prosegue Gheza.
«Il simulatore utilizzato in questo studio non riproduce davvero una situazione intra-operatoria, ma questo non costituisce un problema, in quanto lo scopo è quello di allenare il movimento da eseguire, e un tubo di plastica e una spugnetta (di cui si costituisce il modello) sono funzionali a questa necessità. A completare il percorso formativo sarà la parte clinica messa in pratica in sala operatoria: unendo questi due elementi si forma un chirurgo.»
«Il programma FLS, che negli Stati Uniti è obbligatorio al fine di operare (a differenza dell’Italia), richiede il pagamento di un’importante somma da parte dello specializzando per poter ottenere la certificazione della competenza acquisita. L’ambizione è quella di arrivare ad una certificazione tutta italiana sostenuta dalle società scientifiche italiane (SICe ACOI), che attesti la preparazione dei nostri chirurghi», conclude Gheza.
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