La celebrazione di Santa Rita a Dosso de’ Frati, ancora oggi un richiamo di fede e tradizione
La processione delle donne con l’abito scuro ed il velo in testa, in mano un mazzo di rose raccolte dall’orto e con i gambi tenuti uniti dalla pellicola di alluminio o dal foglio di un vecchio giornale, inumidito per mantenerle fresche.
Non serviva darsi l’appuntamento, si usciva di casa dopo cena (che per l’occasione veniva anticipata rispetto al solito orario, del resto i lavori della campagna a fine maggio permettevano ancora di prendersi questa ‘libertà’) e si prendeva la strada verso ‘il Dosso’; poco per volta la processione prendeva corpo, scandita dal mormorio delle decide del rosario.
La piccola chiesa di campagna si apriva al pubblico per l’occasione ed accoglieva la statua lignea della Santa portata in processione da Cella Dati. Le donne prendevano posto davanti, nei primi banchi, insieme alle ragazze ed ai giovani, mentre gli uomini restavano per lo più sul piccolo sagrato di ghiaia a parlottare sommessamente.
La messa iniziava sul finire del giorno, accompagnata dalla luce fioca delle piccole lampade, mentre fuori il tramonto lasciava spazio all’imbrunire e le civette iniziavano il loro mesto richiamo nel silenzio della campagna. Ogni tanto, improvviso, il canto stridulo del pavone nella cascina a fianco irrompeva insolente e incurante delle preghiere.
La festa di Santa Rita, a Dosso de’ Frati - località nella campagna tra Cella Dati, Motta Baluffi e Cingia de’ Botti - era un momento di fede e devozione, una tradizione semplice ma sentita, celebrata ogni anno nella chiesa dedicata alla Santa da Cascia. Per questo, anche quest’anno, in occasione del 22 maggio, nella chiesetta di Dosso de’ Frati sarà celebrata la funzione religiosa alle 20.30.
Ancora oggi, nell’epoca del metaverso e delle relazioni mediate da uno schermo, la tradizione di Santa Rita resta viva e partecipata, richiamando numerosi fedeli che vengono appositamente al Dosso, magari solo in questa occasione, perchè non vogliono rinunciare ad una preghiera o un momento di raccoglimento in questo angolo di campagna. Spesso si tratta di persone che sono nate ed hanno trascorso la loro infanzia in quelle cascine della bassa e che ritornano per rivedere quei luoghi oggi quasi abbandonati.
Non arrivano più in processione, ma in auto; le donne non portano il velo in testa però in mano tengono ancora un mazzo di rose da benedire: così i fedeli arriveranno per la recita del rosario e della messa, al termine della quale ancora una volta in questo angolo di campagna si alzerà il canto ‘Rita Santa degli impossibili’.
La chiesa di Santa Rita di Dosso de’ Frati si trova all’interno del complesso architettonico della cascina oggi di proprietà della famiglia Quinzani; fu eretta verso il 1600 con molta probabilità sui resti di un precedente luogo di culto, di cui restano le fondamenta di quella che doveva essere la torre campanaria. Nel XVII secolo quel territorio (all’epoca di proprietà della parrocchia di Sant’Abbondio di Cremona) ospitava un cenobio di monaci Cistercensi e siccome la zona risultava rialzata rispetto al territorio circostante, prese il nome di Dosso de’ Frati.
La struttura è imponente, con una facciata semplice e lineare nella struttura ma protesa verso l’alto. La navata si trova rialzata di ben 5 gradini rispetto all’aia: una condizione che avvalora l’ipotesi della costruzione sopra un preesistente edificio (elemento, peraltro, molto comune alla maggior parte dei luoghi di culto della zona, che sovente venivano eretti su edifici ormai in disuso, a volte anche non necessariamente sacri).
All’interno si compone di un’unica navata, sobria e spoglia di decorazioni, con banchi lignei divisi su due file ed un confessionale vicino al massiccio portone d’ingresso. Sulle pareti sono rimaste una via crucis ed alcuni quadri, mentre le tele di maggior pregio ora sono conservate altrove. La piccola sacrestia si trova a lato del presbiterio, inglobata negli edifici rustici attigui.
La scritta che era presente sul frontone -oggi non più visibile- riportava la dedica a Maria Assunta, a cui la chiesa rimase dedicata fino all’inizio del secolo scorso, ma con l’avvento della Prima Guerra Mondiale la chiesa fu intitolata alla Santa degli Impossibili, ovvero Santa Rita da Cascia, di cui mantiene ancora oggi l’intitolazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti