La Giani Casa d'Organi di Corte de' Frati sta restaurando lo storico Serassi a tremila canne della collegiata di San Bartolomeo in Busseto. L'organo di Provesi e Verdi
Sono iniziati e “parlano” cremonese i lavori di restauro del grande e storico organo dei fratelli Serassi, datato 1838, dell’insigne chiesa collegiata di san Bartolomeo in Busseto.
A realizzarli è la Giani Casa d’Organi di Daniele Giani di Corte dè Frati, storica azienda cremonese, una vera e propria garanzia in interventi di questo genere. Soltanto negli ultimi anni lo storico laboratorio di Corte dè Frati ha restaurato altri due importanti organi della dirimpettaia sponda emiliana: il Serassi/Tamburini della Cattedrale di Fidenza ed il Serassi del 1789 della collegiata di San Giovanni Battista in Pieveottoville. Solo pochi mesi fa ha invece concluso il lavoro più complesso, il restauro dell’antico organo della chiesa di San Pietro in Viadana, realizzato tra il 1739 e il 1741 da Andrea Boschini da Dosolo.
Per quanto riguarda il lavoro iniziato proprio in questi giorni sull’organo di Busseto, va evidenziato che si tratta di uno strumento musicale di particolare importanza che conta circa tremila canne. Nello specifico è stato smontato l’impianto della manticeria, nel quale è inserito un mantice originale del Serassi ed i mantici sono stati portati nel laboratorio di Giani Casa d’Organi di Daniele Giani di Corte dè Frati, dove saranno completamente smontati e sostituite le parti in pelle. Si prevede che serviranno almeno venticinque pelli di montone, come appunto usava l’organaro Serassi. Quindi sarà smontato anche l’impianto meccanico con l’obiettivo di far sì che l’organo possa essere in funzione per la festa patronale di San Bartolomeo, il 24 agosto, quando a presiedere la messa solenne a Busseto sarà il vescovo di Cremona monsignor Antonio Napolioni. Anche se il restauro non sarà totalmente completato, come specificato dal parroco don Luigi Guglielmoni, la previsione è che per quella data lo strumento possa comunque essere in funzione.
Il costo dell’intervento è di centomila euro, di cui la metà è stata donata attraverso l’8XMille alla Chiesa Cattolica, mentre l’altra metà è a carico della parrocchia, già ampiamente impegnata nei lavori dell’Oratorio . L’intervento all’organo, che viene utilizzato in tutte le liturgie, non era procrastinabile, perché si sarebbe rischiato un ulteriore deterioramento col rischio di non poterlo più utilizzare, come spiegato sempre dal parroco don Luigi Guglielmoni. Lo storico strumento era stato costruito dalla celebre fabbrica bergamasca dei fratelli Serassi nel 1838 e posto nella cantoria in capo alla navata sinistra. I Serassi, occorre ricordarlo, sono famosi per il numero d'organi costruiti in varie città dell'Italia Settentrionale e Centrale, per la qualità delle loro realizzazioni e per le numerose invenzioni introdotte nella tecnica organaria. Trasportato dietro l'altare maggiore e rifatto dalla ditta Inzoli Cavalier Pacifico & Figli di Crema nel 1929, l'organo bussetano fu restaurato ad arte, ampliato, e riportato nella sede originaria a cura della Fabbrica d'organi Tamburini di Crema nel 1979. Ancora oggi la sua mole, delimitata da una cornice di mattonelle di legno a tre colori, si staglia nell'ex "Cappella delle Reliquie" adiacente il presbiterio.
Su questo strumento, per la Multimedia San Paolo, diversi anni fa il maestro Dino Rizzo ha tra l’altro registrato il Cd "Provesi & Lavigna, Maestri di Giuseppe Verdi, sinfonie, sonate, adagi e fughe per organo". A proposito dell’appena citato Ferdinando Provesi, questi fu organista e maestro di cappella della Collegiata, dal 1820 al 1833. Alla sua morte l’appena ventenne Giuseppe Verdi sospese gli studi e tornò da Milano a Busseto, desideroso di succedergli, ma gli fu preferito – e senza concorso – Giovanni Ferrari di Guastalla. In segno di protesta i membri della Filarmonica Bussetana, capitanati da Antonio Barezzi, rifiutarono di partecipare alle funzioni sacre e il paese si spaccò in due fazioni: pro e contro Verdi.
Per quanto riguarda la figura di Ferdinando Provesi (e qui emergono importanti legami col Casalasco e col Cremonese), questa, negli ultimi anni, è stata al centro di importanti studi effettuati proprio dal maestro Dino Rizzo, insigne musicologo e musicista bussetano, autore anche di preziosi studi dedicati alla figura del maestro Giuseppe Verdi e di importanti ricerche sugli organi dei nostri territori: ed autore anche del Cd "Provesi & Lavigna, Maestri di Giuseppe Verdi, sinfonie, sonate, adagi e fughe per organo". Come scrive il maestro Rizzo sul Dizionario Biografico degli Italiani (volume 85 – 2016) e per la Treccani, Ferdinando Provesi “Nacque a Parma il 20 aprile 1770 da Davide, di professione servitore, e da Brigida Faraia; di due fratelli e due sorelle si hanno scarsissime notizie. Lo zio Noè Provesi (Parma 1730-1810 circa) era incisore e ritrattista. Della formazione di Provesi non si hanno notizie certe. Sposatosi a Parma con Rosa Fornelli il 16 aprile 1791, divenne padre di Pietro Giovanni Raimondo il 30 agosto 1792 (forse morto ancora infante) e di Caterina Teresa Maria Cecilia il 25 settembre 1795. Trasferitosi con la moglie e la figlia a Sissa (nella Bassa parmense) come organista nella parrocchiale, alla fine del 1799 fu incarcerato, posto in isolamento e incatenato, in attesa di processo con l’accusa di furto sacrilego: ignota l’entità e la modalità del reato. Nei componimenti che indirizzò come suppliche a Ferdinando I di Parma (Parma, Biblioteca Palatina, Mss., Pezzana, 570: Elegia; Misto, A.21: Alcune poesie […] scritte in tempo di sua carcerazione in Sissa) Provesi vantò origini nobili e un’accurata formazione letteraria e musicale e lamentò un’infanzia condizionata dalla malattia. Il 14 agosto 1801 fu condannato al confino perpetuo in Compiano in Val di Taro (nell’Appennino parmense), dove venivano isolati gli oppositori politici, ma già il 15 settembre 1801 Provesi fu dichiarato evaso dal domicilio coatto. Attraversato il Po, (1804) si rifugiò nella confinante seconda Repubblica Cisalpina. Continuò l’attività nella Bassa cremonese: nel 1804 a Torricella del Pizzo, Scandolara Ravara, San Martino del Lago, Soresina, indi a Cremona. Il 13 febbraio 1810 fu nominato organista a Soresina, cittadina in cui esercitò anche l’insegnamento delle belle lettere. Nel settembre del 1816 era a Casalmaggiore, dove invano supplicò il posto di organista del Duomo. Nel novembre del 1818 da Cremona si trasferì ad Asola, nel Mantovano, avendo accettato la nomina triennale di maestro di cappella e organista nella cattedrale, con annessa la docenza di musica vocale e strumentale nella scuola comunale. Contro la nomina di Provesi presentò ricorso il precedente organista, Nicola Cestana: l’incarico, sospeso in attesa del giudizio, fu confermato a Provesi nella primavera del 1820. Ma intanto, l’8 novembre 1819, Provesi aveva inviato a don Giovanni Bernardo Ballarini, parroco nella collegiata di S. Bartolomeo a Busseto (nella Bassa parmense), la richiesta per divenire suo maestro di cappella e organista.
A Busseto, antica capitale dello Stato Pallavicino, proclamata città nel 1533 da Carlo V, vi erano un teatro di corte nella Rocca Pallavicina (vi si davano opere e farse) e una Società filarmonica di strumenti a fiato fondata nel 1816 da vari dilettanti di musica, tra cui i fratelli Orlando e Antonio Barezzi e Giuseppe Demaldè, cognato di Antonio Barezzi, alunni di Pietro Ferrari, il maestro di cappella e organista della collegiata morto nel 1817. Proprio nel 1820 Busseto conobbe la ripresa d’importanti attività culturali. Il 15 febbraio furono riaperte le scuole di grammatica inferiore e superiore, di umanità e retorica, soppresse nel 1806; il Monte di Pietà riaprì la biblioteca, chiusa nel 1811, e tornò a finanziare la scuola di musica vocale e strumentale interrotta nel 1817 con la morte di Ferrari. Il 12 giugno 1820, ottenuta la nomina in Collegiata, Provesi e la moglie risultano rientrati nel restaurato Ducato di Parma, retto da Maria Luigia d’Austria, residenti in affitto in una casa del filarmonico Demaldè. Il musicista non aveva tuttavia comunicato alle autorità comunali di Asola la rinuncia all’insegnamento, anzi proseguì la corrispondenza come se continuasse a esercitare l’incarico, ma una segnalazione anonima e la conseguente verifica misero in luce le sue assenze e inadempienze. Non potendo obbligare Provesi al rispetto del contratto triennale, in quanto residente in altro Stato, nel gennaio del 1821 le autorità asolane accettarono le sue tardive dimissioni. Dall’attività svolta a Busseto e dalle lettere superstiti (Busseto, Biblioteca della Fondazione Cariparma) emergono le idee anticlericali e liberaleggianti professate da Provesi, in sintonia con la maggioranza dei Filarmonici, nonché l’indole energica e poco incline alla mediazione. Immediati furono gli scontri con il clero e i suoi fautori. Al parroco Ballarini, impegnato a difendere l’immagine della Chiesa e a incrementare il prestigio della Collegiata in seno alla diocesi di Borgo San Donnino (l’odierna Fidenza) mediante liturgie arricchite dal canto gregoriano in alternanza con brani polifonici, Provesi fornì musiche di conio melodrammatico sia nella struttura sia negli organici: vi si avvertono i tratti distintivi di Haydn e di Rossini. Gli stessi autori riecheggiano nei drammi e nelle farse che, presumibilmente librettista di sé stesso, Provesi allestì nel teatro di corte della Rocca. La cultura letteraria di Provesi lo portò a contrapporsi al clero anche nell’insegnamento: dall’ottobre 1823 all’aprile 1824 insegnò umanità e retorica nel ginnasio, ma fu infine rimpiazzato con uno studente del seminario di Piacenza. Proseguì con l’insegnamento della filosofia nella propria abitazione, attività lodata pubblicamente dalle autorità comunali. Impegnato nella diffusione della poesia greca e latina, tentò senza successo il riordino dell’Emonia, l’accademia poetica costituita nel Settecento da sacerdoti e nobili bussetani. Soddisfazioni, invece, provennero dalla gestione della Scuola di musica, che Provesi aprì anche alle ragazze, e dalla direzione della Filarmonica, che in pochi anni egli trasformò in un’orchestra completa degli archi e del controfagotto. Nel novembre del 1823 il decenne Giuseppe Verdi, giunto a Busseto per frequentare il ginnasio dalla vicina Roncole, dove già svolgeva l’incarico di organista nella chiesa di S. Michele, conobbe Provesi. Come tutti gli alunni, con Provesi il ragazzo perfezionò la lettura musicale, l’orecchio e la memoria tramite il canto corale nel coro della Collegiata. Dopo due anni di attività (1823-25) Provesi ammise Verdi al corso quadriennale di composizione (1825-29). In quel periodo si instaurò fra loro il rapporto tipico da maestro ad apprendista. Verdi aiutò Provesi nello svolgere gli obblighi contrattuali in Collegiata: realizzò il basso continuo all’organo; come copista produsse le parti staccate per il coro e l’orchestra; completò brani che l’insegnante abbozzava nel ‘partimento’; adattò agli organici vocali e strumentali disponibili brani di musicisti attivi nel Ducato, come Ferdinando Paer, Nicola Aliani, Paolo Bonfichi, Alfonso Savi, Giuseppe Nicolini e Giuseppe Alinovi; compose musiche originali da eseguire in Collegiata in vece dei numerosi brani che ogni anno Provesi doveva scrivere per contratto. La permanenza di Provesi a Busseto fu contrassegnata da difficoltà economiche. Tra le cause, fu la malattia della moglie Rosa Fornelli che una delibera del 26 agosto 1828 del consiglio del Monte di pietà indicò come «malattia d’utero», forse la stessa che il 26 settembre 1816 un medico di Casalmaggiore aveva certificato come «colica isterica». La moglie morì nel 1828, dopo un intero anno trascorso a letto. Provesi convolò successivamente a nozze con Caterina Crippo, proveniente da Parma (non ebbero figli). Morì a Busseto il 26 luglio 1833, lasciando alla vedova numerosi debiti. Giuseppe Demaldè barattò l’affitto arretrato con l’archivio musicale di Provesi, che in seguito venne poi rimesso a disposizione dei Filarmonici. Alla morte di Demaldè le 240 composizioni di Provesi, ossia i brani sacri per soli, coro e orchestra (Messe, Requiem, salmi, inni, mottetti), compresi quelli realizzati con il giovane Verdi per la Collegiata, alcune sinfonie e adagi strumentali, i frammenti del dramma serio La clemenza di Cesare, il melodramma semiserio in due atti Euriso e Camilla ossia La costanza alla prova, la farsa in due atti Una difficile persuasione, le due farse in un atto 'Le nozze campestri' e 'L’ebreo di Livonia', il melologo Pigmalione tratto da Rousseau (declamazione alternata a interventi strumentali), oltre alle copie realizzate da Provesi dell’opera seria in due atti Eduardo e Cristina di Rossini e dell’Adagio introduttivo dell’oratorio Cristo sul monte degli ulivi di Beethoven, furono affidate al Monte di pietà di Busseto (Biblioteca della Fondazione Cariparma, Fondo della Società filarmonica). Altre composizioni sacre manoscritte sono custodite a Casalmaggiore, Archivio del duomo di S. Stefano; una composizione è a Parma, Biblioteca Palatina, Sezione musicale; un’altra a Monchio, Archivio parrocchiale. Manoscritti organistici sono conservati nelle biblioteche dei Conservatori di Firenze e di Brescia e nella biblioteca privata di Luigi Ferdinando Tagliavini a Bologna; cfr. anche Sonate, Adagi e Sinfonie per organo, ed. critica a cura di D. Rizzo, Bergamo 2002. Ferdinando Provesi fu anche autore di versi d’occasione (Archivio di Stato di Parma, Raccolta Manoscritti, b. 74bis/I.2a, doc. 5)”. Le musiche organistiche di Provesi sono state registrate, tra l’altro, in disco da Dino Rizzo (Provesi & Lavigna, maestri di Giuseppe Verdi: sinfonie, sonate, adagi e fughe per organo, Milano 1999, Multimedia San Paolo MCD113); i brani abbozzati da Provesi e completati da Verdi sono stati registrati dall’Orchestra e coro G. Verdi di Milano, direttori Riccardo Chailly e Romano Gandoli (G. Verdi, Messa solenne, Libera me, sacred works, London 2001, Decca CD 467 280-2). Infine Provesi è ricordato in particolare per essere stato “il più importante” tra i primi insegnanti di musica di Giuseppe Verdi. Ebbe tra i suoi allievi anche Margherita Barezzi, la prima moglie di Verdi, della quale ricorre il 185esimo della morte.
Eremita del Po
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