14 gennaio 2022

La Mahler Chamber Orchestra e Daniele Gatti stregano il pubblico del Ponchielli con due sinfonie di Schumann da manuale

Un Teatro Ponchielli in grande spolvero quello presente all’inaugurazione della nuova stagione ad opera della Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniele Gatti.

In una sala non colma come avrebbe meritato, la prestigiosa compagine ha presentato al pubblico un concerto dedicato a Schumann, ultimo appuntamento di una tournée partita da Colonia lo scorso 10 Gennaio e poi giunta in Italia nei teatri di Modena, Ferrara, Reggio Emilia ed infine a Cremona. 

Il programma ha visto l’esecuzione di due capisaldi della musica sinfonica: le Sinfonie n. 1 “Primavera” e n.3 “Renana” del compositore tedesco. 

La prima sinfonia, composta in pochi giorni, costituì il primo lavoro sinfonico di Schumann, portandolo ad un meritato successo seppur lievemente adombrato dalla presenza sulle scene della moglie Clara Schumann, sposata l’anno prima. Ella era infatti una grande pianista, molto conosciuta, ed il pubblico attendeva il suo ritorno alle scene, avvenuto proprio alla “prima” di questa sinfonia. Daniele Gatti, dalla tecnica incredibile, controlla la compagine orchestrale in modo sopraffino, restituendo un’esecuzione da incisione. 

Di particolare effetto il controllo dei piani sonori, merito anche della disposizione degli strumentisti “alla tedesca” con i violoncelli al centro, che hanno trovato un equilibrio musicale paradisiaco. Da pelle d’oca i pianissimi orchestrali, di rado vengono eseguiti con questa limpidezza. Incisivo e ben quadrato l’allegro animato e grazioso, ultimo movimento della sinfonia. 

Dopo la pausa è stata la volta della sinfonia n.3 “Renana”, chiamata così perché scritta nel periodo di permanenza del compositore a Düsseldorf, sulle rive del Reno.

Questa composizione è successiva ad un momento travagliato della vita di Schumann, sconvolta da eventi tristi e tribolazioni che ne hanno influenzato anche la creatività, una fra tutte la morte del suo grande amico Felix Mendelssohn ed il perdurare di amnesie e problemi mentali che lo porteranno, poco tempo dopo, ad essere internato in manicomio.

Esecuzione che colpisce l’ascoltatore per l’eleganza formale ed il rispetto per la partitura. Il quarto movimento, in una nota dell’autore stesso, dovrebbe essere eseguito “Nel carattere di accompagnamento a una cerimonia solenne”, ed è proprio così che il pubblico lo ha apprezzato. Lo stretto finale ha lasciato letteralmente a bocca aperta il pubblico, con un susseguirsi di passaggi rapidissimi sempre perfetti che ha mandato in estasi gli spettatori. Una curiosità: fra il nome dell’orchestra, intitolata a Gustav Mahler, e Schumann esiste un legame importante. Mahler ha infatti riorchestrato, in modo sorprendente e davvero interessante, tutte e 4 le sinfonie di Schumann. 

Daniele Gatti, in forma strepitosa, ha stregato il pubblico con quella magia che ad oggi pochi direttori sanno dare, malleando un’orchestra solida, magica, dal suono fortemente personale ed inconfondibile. Il suo gesto è un manuale di direzione d’orchestra, oltre che un esempio di eleganza e di stile. Gatti canta, si, avete capito bene, durante la sua esecuzione interamente a memoria si sente spesso il direttore sottolineare con la voce alcune frasi particolarmente intense, e, complice l’efficiente camera acustica, non è passato inosservato. Orchestra come non se ne sentono, protesa verso il proprio direttore, in grado di eseguire passi tecnici difficilissimi con facilità estrema, portati su un altro pianeta da una direzione ricca di fiati sospesi, respiri, ritenuti, crescendo ricercati ed accenti, in una serata dove è apparso chiaro il fatto che ogni nota fosse stata scolpita nel marmo, levigata e regalata a ciascuno di noi con la semplicità del sorriso di un bambino. Si dice spesso che le orchestre abbiano un proprio “suono”, come una nota caratteristica, come i “segni particolari” sulle carte d’identità cartacee. Ecco, la Mahler Chamber Orchestra ha fra i suoi segni particolari questo suono consistente, presente, mai esagerato ma sempre denso. In alcuni casi sembrerebbe quasi maniacale il controllo dei piani sonori, sopratutto nei Fortissimo, dove gestire l’armonia diventa più difficile. E ci riescono, portando sul palco del Ponchielli uno spettacolo di rara bellezza, incollando il pubblico alle poltrone con due sinfonie che non sono normalmente definite “popolari”. Applausi scroscianti, infiniti, meritati da parte della sala, forieri dell’augurio che il Teatro Ponchielli continui a portare a Cremona eventi di questo livello, che fanno bene alla mente, all’anima, al cuore, al corpo ed anche alla nostra città. 

fotoservizio di Gianpaolo Guarneri/studio B12

Loris Braga


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