La storia dei Musici e il talento di Gibboni, grande serata allo StradivariFestival
Dopo le sperimentazioni del precedente appuntamento, lo Stradivarifestival, giunto alla nona edizione, è tornato al classico con il concerto di sabato, quarto capitolo della kermesse.
Di scena, nell'Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Volino, i Musici, storico ensemble che festeggia il 70° anniversario della propria fondazione, e Giuseppe Gibboni, violinista ventenne di cui Salvatore Accardo ha detto: “E' uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto. Possiede un’intonazione perfetta, una tecnica strabiliante in tutti i suoi aspetti, un suono molto affascinante e una musicalità sincera. Sono sicuro che avrà tutti i successi che merita”. E così è stato. Stesso destino per i Musici. Anche per loro una citazione, quella di Arturo Toscanini: “Sono entusiasta, vengo da Via Asiago, dalla Radio Italiana, dove ho appena ascoltato dodici ragazzi, coraggiosi, molto coraggiosi; una perfetta orchestra da camera; dodici giovani, circa diciotto o vent'anni, che suonano senza direttore. Li ho applauditi, li ho ringraziati. No, la musica non muore.”. Era il giugno 1952: da allora i Musici sono diventati il gruppo da camera più famoso al mondo. I Musici e Gibboni, le qualità consolidate del primo e il virtuosismo trascinante del secondo, hanno affascinato il pubblico, letteralmente in visibilio, proponendo la Sinfonia per archi in si minore di Vivaldi, il Concerto Grosso di Francesco Geminiani e i 'temibili' Capricci di Paganini, oltre a brani di Wieniawsky, Avison e Scarlatti per concludere di nuovo con Geminiani e le sue, struggenti, Variazioni sul tema della follia. Tre, applauditissimi, i bis concessi: uno (Bach) di Gibboni, due (Vivaldi e Albinoni) dei Musici. Lo Stradivarifestival, diretto da Roberto Codazzi, si chiude domenica, alle 18, con il concerto dell'istrionico violoncellista russo Konstantin Manaev e il coinvolgente Signum Saxophone Quartet. Il programma spazia da Bach ad Albinoni, da Villa-Lobos e Piazzolla.
fotografie di Danilo Codazzi
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