Le lettere dei cremonesi a poeti e scrittori: da Jacopo e la scuola media Virgilio che scrivono a Palazzeschi all'avv. Reggiani che si rivolge a De Amicis. L'autografo di Ettore Sacchi
Racconti come la piccola vedetta lombarda o il piccolo scrivano fiorentino evocano, o almeno dovrebbero evocare in molte persone che hanno già ampiamente superato gli “anta”, ricordi o emozioni di vario tipo. Erano racconti che si leggevano a scuola e si trovavano, con l'arrivo della televisione, come sceneggiati spesso in bianco e nero ma non solo, prima che il tubo catodico irrompesse nelle case degli italiani, si potevano ascoltare via radio grazie ad una narrazione ben misurata rispetto al tono del racconto.
Le opere, vere e proprie chicche della letteratura per ragazzi ma non solo, nascevano in quell'Italia che si era sviluppata da poco come unità nazionale e provenivano tutti dalla stessa penna, quella di Edmondo De Amicis, scrittore italiano del XIX secolo che con la sua opera composta da diversi racconti, raccolti nel libro “Cuore”, ha tracciato una sorta di linea narrativa per tante generazioni. Il piccolo preludio serve per far capire come, già dalla seconda parte del 1800, molte persone, tra cui diversi cremonesi, riuscivano ad affiancare la lettura di un libro all'autore che lo aveva scritto.
Non è un passaggio da poco, se ci pensiamo bene, quello che l'avvocato cremonese Guglielmo Reggiani fece nel 1886; presa carta e penna indirizzò una missiva a De Amicis lodando, con estrema semplicità e senza inutili orpelli, quel neonato tomo che diventerà una degli scritti più importanti nella storia d'Italia. Dopo le lodi l'avvocato si augura di poter incontrare De Amicis in tempi rapidi per poter discutere di letteratura e di quel Cuore che, già dai contenuti, si dimostrava un libro molto avanti rispetto al 1886.
I cremonesi che manterranno rapporti epistolari, o forse tramutati anche in conoscenza diretta, con alcuni dei grandi scrittori italiani sono un mondo da scoprire; partendo dall'avvocato Reggiani e passando per la classe 2^E della media Virgilio anno 1972/73 dagli archivi si scoprono momenti veramente particolari rivolti a quegli autori che spesso si potevano conoscere solo tramite le pagine di un libro. Ma se, come dovrebbe essere, le pagine di un libro possono far scoprire molto di colui che le ha scritte, per un lettore scrivere una lettera di ringraziamento o di apprezzamento ad un autore genera una sorta di intimità personale che rende ancor più emotivo il rapporto che uno studente o qualsiasi persona può condividere con il mondo della letteratura.
Aldo Palazzeschi era la vera “rockstar” delle lettere di apprezzamento cremonesi, da quella classe della media Virgilio si passa a Jacopo, ragazzo cremonese di circa 9 anni, che nel 1971 invierà una lettera allo scrittore fiorentino ben articolata nella sua semplicità. Con la scrittura tipicamente insicura di un bambino che ha cominciato da poco la scuola elementare il 27 gennaio 1971 Jacopo racconterà a Palazzeschi, con due immediate e perfette parole racchiuse in un diretto “Con affetto”, il suo sentimento per gli scritti dell'autore toscano.
E' una lettera molto particolare quella di Jacopo nella quale, visto che il ragazzo era di Cremona, compare allegata una sua foto con tanto di violino e leggio per fare gli esercizi. Una sorta di sigillo “cittadino” per lo scolaro cremonese, sigillo che porta in omaggio parte della storia di una città. Palazzeschi, verosimilmente, avrà partecipato, intorno al 1962, ad uno degli spettacoli via radio dove descriveva il suo lavoro o parlava di poesia nel senso più ampio del termine, perché il 16 gennaio 1962, da Cremona parte una missiva con tanto di piccolo omaggio per il il poeta fiorentino. La firma del cremonese che l'ha inviata è illeggibile ma il contenuto è chiaro “Finalmente egregio Palazzeschi ho potuto sentire la sua voce” a dimostrazione di quanto la bellezza di uno scritto o di un pensiero possa rimanere tale o diventare ancor più apprezzabile se raccontata dall'autore che l'ha creata.
De Amicis, Palazzeschi e altri conservavano con cura le missive arrivate da persone comuni, da scolari o da semplici fruitori che ascoltavano la radio o guardavano i primi programmi televisivi, forse perché si allontanavano dalla formalità dei premi e degli ambienti più “elitari” per concentrarsi nel piacere della lettura che accompagnava qualsiasi cittadino. Persino Ettore Sacchi, direttore del periodico cremonese La Provincia – Corriere di Cremona e noto esponente politico a livello nazionale, nel 1893 rispose ad un lettore che gli chiedeva un autografo; promessa mantenuta perché il biglietto di risposta di Sacchi ha, nella firma, l'autografo richiesto dal lettore. Il piacere di leggere e di condividere con l'autore ciò che può piacere, o meno, di uno scritto sembra sempre più un ricordo lontano, certo oggi le email possono raggiungere chiunque o quasi, ma il piacere di scrivere una lettera era, ed è tutt'ora, un momento personale inimitabile che fin da bambini aiuta e accompagna la crescita di ognuno di noi.
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