Le scuole del Centro promozione legalità ricordano Lea Garofalo per l' 8 marzo
Carlo viene arrestato nel 1996, nel corso dell'operazione "Storia infinita". Lea prende le distanze dal compagno e inizia un percorso segnato dal coraggio e dalla paura.
Lea e Denise si trasferiscono a Bergamo e per i primi tempi sembra andare tutto bene. Nel 2002 però la loro macchina viene bruciata: è un avvertimento, decide di rivolgersi ai carabinieri diventando una testimone di giustizia. Inizia un "periodo in salita" caratterizzato dal completo anonimato di madre e figlia e dai continui spostamenti in case protette: Ascoli Piceno, Fabriano, Udine, Firenze e Campobasso. Quando Carlo esce di prigione cerca immediatamente, senza successo, di conoscere l'indirizzo di Lea che è appena uscita dal programma di protezione dei testimoni. Lea non si arrende e si rivolge a Don Luigi Ciotti, che incontra nel corso di una conferenza di Libera.
Madre e figlia allora rientrano nel programma di protezione, per uscirne quattro anni dopo. Verrà picchiata e strangolata da Cosco successivamente, nel 2009. La figlia Denise si rivolge ai Carabinieri che le chiedono di continuare a stare con il padre, in modo da poter raccogliere più prove possibili.
Le indagini proseguono e nel 2010 Carlo Cosco e i suoi fratelli vengono arrestati; il 6 luglio del 2011 inizia il processo, ma la scadenza il 28 luglio 2012 dei termini della custodia cautelare impone tempi ristretti. Alcuni ragazzi, ma soprattutto ragazze, dell'associazione Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie – venuti a conoscenza del processo in cui una loro coetanea dovrà testimoniare contro la sua famiglia, decidono di partecipare alle udienze per sostenere Denise. E' da questo sostegno e partecipazione che poi nascerà il presidio milanese Lea Garofalo: Gabriele Ambrosio, che ne è referente, ha dunque portato agli studenti presenti in aula magna Torriani e a quelli collegati in streaming, la storia di Lea, di una testimone di giustizia e di una donna che si è ribellata al patriarcato della criminalità organizzata. Ambrosio ha poi presentato la storia del suo presidio, segnando una strada, un percorso di impegno che tutti possono decidere di intraprendere.
Roberta Mozzi, dirigente del Torriani fino all scorso anno e moderatrice dell'incontro ha concluso ricordando l'impegno concreto del Cpl e in particolare della scuola capofila che, con i referenti proff. Paola Gaudenzi e Paolo Villa, ha sperimentato negli anni percorsi concreti di monitoraggio dei beni confiscati alla mafia. Un impegno che la scuola porta avanti con un passaggio di testimone da una generazione all'altra di studenti.
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