18 febbraio 2024

Lo straordinario viaggio in Italia di Thomas Coryat e lo stupore per l'"umbrella" e i ventagli di carta dipinti contro l'afa sulla strada tra Pizzighettone e Cremona

Thomas Coryat,  è stato uno scrittore inglese ed è noto in patria per aver scritto due volumi sui viaggi che ha fatto per l'Europa e parte dell'Asia, mentre è conosciuto in Italia come una possibile fonte di informazioni per William Shakespeare da cui avrebbe attinto per scrivere le sue opere ambientate nel Bel Paese. Dopo il suo viaggio in Italia all'inizio del Seicento, importò in Inghilterra l'uso della forchetta, della parola "umbrella" e descrisse persino i ventagli di carta con cui ci si faceva vento tra PIzzighettone e Cremona per sfuggire alla grande afa padana.

Marco Bragazzi ha ricostruito il racconto del viaggio in Italia dello scrittore alla "Fraternity of Sireniacal Gentlemen", un circolo che riuniva diversi intellettuali del tempo presso la Mermaid Tavern londinese. 

La Mermaid Tavern era illuminata da qualche decina di candele, un brusio costante e ben percettibile faceva capire che l'ora di punta, per incontrarsi seduti ad un tavolo, era arrivata, la Londra – in pratica l'intera Inghilterra dei primi anni del 1600 - della letteratura e dell'arte era racchiusa spesso in quel locale. Thomas Coryat entra trafelato e si dirige rapidamente alla tavola dove i suoi amici discutevano amabilmente.

Buonasera signori e ben ritrovati!” esclama Thomas con voce tonante.

Buonasera signor Thomas Coryat! Bentornato dal suo viaggio in Italia” gli risponde John Fletcher, ai tempi il drammaturgo più famoso del Regno.

Vi trovo bene, tra qualche boccale di birra e del sidro. Non farsi mancare nulla è il modo migliore per affrontare questi periodi. Non vedo messer Willam Shakespeare, non parteciperà alla serata?” chiede Coryat.

Non ci è dato di saperlo caro Thomas, William si presenta o forse no, comunque lei si sieda e ci racconti di questo suo viaggio in Italia, aspettavamo questo momento e adesso ha l'attenzione di tutti” è l'invito fatto da John Donne, poeta tra i più influenti in quei secoli.

Coryat si schiarisce la voce e prende il boccale, è tornato da un lungo viaggio in Nord Italia e freme dalla voglia di raccontare la sua esperienza.

Davanti a questa pinta di birra vi posso garantire che in Italia ho visto cose uniche, eccezionali, cose che non avrei immaginato potessero esistere. Città come Venezia, Verona e....

Suvvia signor Coryat!” - lo interrompe bruscamente Inigo Jones, l'architetto che cambierà il volto e la storia della architettura inglese - “noi tutti sappiamo di Venezia, ci racconti qualcosa di unico, di imprevedibile, di magico

Avete ragione, allora vi racconterò il mio viaggio partendo da una piccola città che si chiama Pizzighettone, una città che dista 22 miglia da quella di Cremona” Coryat aveva catturato l'attenzione dei commensali, la città di Cremona era conosciuta da tutti i presenti ma, ai tempi, non ancora nessuno di loro aveva varcato quelle mura.

In quei giorni mi accompagnava come cicerone un nobiluomo della zona, tale Ioannes Antonius Sartorius, una persona squisita e molto preparata; arrivando a Cremona da ovest ti si presenta davanti il castello di Santa Croce, è una struttura difensiva che però ti apre la vista sulla bellezza unica della città di Cremona. Le mura che racchiudono la città sono stupende; costruite con mattoni di un colore unico hanno una forma ben definita e protette da trincee e piccoli avvallamenti. Le magnifiche porte per l'accesso alla città, ben sorvegliate dalle guardie, sono quattro e dietro le porte la città è costruita in buona parte con quegli stessi mattoni. Noi tutti qui conosciamo la storia di questa città fin dalla sua fondazione, ma avere la possibilità di vederla è ben diverso perché puoi vedere cose fantastiche, sia tra gli edifici che tra la gente”.

“Continui messer Coryat, ora pendiamo tutti dalle sue labbra” gli suggerisce lo storico Richard Carew che aveva già tradotto in inglese la prima parte della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

“Nella città vi sono tanti e sontuosi palazzi, abbelliti nelle facciate come negli interni, il Duomo ha la sua famosa – e bellissima – torre, non ci crederete ma salendo in cima durante una giornata limpida si può vedere la città di Milano, distante ben 50 miglia. E' un punto d'osservazione eccezionale che racchiude anche parte della storia di tale Cabrino Fondulo, il Governatore della città, e di come avrebbe voluto spingere giù dalla torre l'imperatore Sigismondo e il Papa durante una loro visita. Mi pento di aver avuto solo pochi giorni per girare la città, vi sono monumenti ed edifici mirabili, che rendono ancor maggiore lo splendore di Cremona. Nei giorni della mia permanenza in città sono stato invitato nella sala del Consiglio, proprio di fronte alla torre, per assistere ad una assemblea cittadina. So che è difficile da credere ma i Magistrati che governano la città e gestiscono i pubblici affari si siedono insieme ai comuni cittadini, riuniti in assemblea, per decidere quali scelte portare avanti per il bene della città, una cosa incredibile anche in tempi moderni come i primi anni del 1600 nei quali viviamo”.

“Non ci credo Thomas! E' stupefacente! Una democrazia così sentita e partecipata, un limpido esempio di buona gestione cittadina” interviene il giurista e parlamentare John Selden, colui che cambierà parte della storia giuridica inglese.

“Vi dirò di più, cari signori, tutti questo è nulla in confronto a quello che ho mangiato e che ho visto tra i cittadini di Cremona, cose stupefacenti” riprende Coryat bevendo un sorso dal boccale.

“Continui per favore, caro Thomas, continui senza nessuna remora sui particolari” lo incalzò Sir Robert Bruce Cotton, l'antiquario e politico che aveva fondato la storica Cotton Library.

A Cremona ho mangiato le rane, proprio così, rane fritte a pezzi che sono un piatto tipico di quella zona; all'inizio pensavo che fosse uno scherzo, poi mi sono reso conto che, una volta ripulite, erano molto gustose ed appetibili. Sono arrivato in città intorno al 20 settembre del 1608 e, lungo la strada che porta a Cremona come all'interno delle sue mura, ho notato che tutti, uomini e donne, hanno un ventaglio per rendere più leggera la calura, inoltre portano con loro un oggetto chiamato ombrello, che serve, così mi hanno detto, per fare in modo di proteggersi dal sole

Tutti i commensali allungano la testa nella direzione di Coryat, alcuni sono perplessi, altri sono sbigottiti, altri sembrano divorati dalla curiosità.

I ventagli non sono fatti di tessuto, si aprono come compassi e sono fatti di carta e legno. Sono leggeri, pratici, si aprono con un semplice movimento della mano e si richiudono con la stessa facilità occupando uno spazio minimo. Una volta aperti sulla carta compaiono dei disegni bellissimi, colorati, i cittadini cremonesi ne fanno uso nelle giornate più calde. Ciò che li rende ancora più particolari è la bellezza delle immagini dipinte sulla carta, non ve ne è una uguale all'altra e rendono ricchezza ai colori delle piazze e delle strade di Cremona”. Thomas osserva i suoi amici, della sua confraternita, come veniva definita, nessuno aveva aperto bocca “Quello che in quelle zone chiamano ombrello usa la stessa idea ma con un bastone centrale; è leggero, pratico e viene utilizzato, spesso, da coloro che devono stare per molto tempo all'aperto. Dato che nessuno di noi lo ha mai visto, quale nome potremmo dare a questo oggetto qui in Inghilterra?

Il gruppo, quasi ammutolito da ciò che Coryat aveva raccontato, non era in grado di esprimere una singola sillaba, il narratore si guarda intorno e poi, con sicurezza esclama: 

In Inghilterra chiameremo questo oggetto umbrella, mi sembra rispettoso del nome originale. Adesso vi ringrazio e vi saluto, devo correre a casa per organizzare il mio prossimo viaggio”.

I presenti annuiscono soddisfatti, il loro viaggio a Cremona era finito, Coryat doveva ripartire, questa volta con destinazione l'Asia dalla quale non farà ritorno. Il viaggiatore e narratore Thomas Coryat è considerato colui che introdusse la forchetta e il termine umbrella in Inghilterra. Si ritrovava spesso con la sua confraternita “I gentiluomini della Sirenetta” alla Taverna della Sirenetta, nel centro di Londra nei primi anni del 1600. Si narra che William Shakespeare abbia attinto dai suoi scritti per molte sue opere soprattutto quelle ambientate in Italia, forse lo stesso Shakespeare, a volte, frequentava la Taverna. Probabilmente il racconto di Coryat fatto ai suoi confratelli non è come quello appena descritto ma, di certo, dai suoi scritti rimase impressionato dalla bellezza e dalla storia della città di Cremona e dei suoi abitanti.

Marco Bragazzi


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