29 maggio 2022

Luciano, l'amico dei poveri del convento di via Brescia. In tanti bussano dai frati, nessuno va via a mani vuote

Arrivano alla spicciolata, preferibilmente da soli. Bussano. La finestrella si apre e dietro spunta un uomo dai modi gentili e sorridente. “Come lo vuole il panino?”. E' il volto buono di Luciano Mattarozzi, 74 anni, tecnico in pensione, il volontario di via Brescia, l'amico dei poveri che tutti i giorni, dalle 17 alle 18, esclusa la domenica, si presentano al convento dei Frati minori Cappuccini per ricevere un pacco alimentare.
Oggi fra' Giorgio, l'addetto alla portineria e alla distribuzione del cibo, non c'è. Lo sostituisce, come altre volte, Luciano. “Vengo qui ogni mattina alle 7 per sistemare i sacchetti di carta e riempirli con le brioche. Chi è di turno il pomeriggio aggiunge il resto del cibo. Oggi è toccato a me”.
Prima che inizi il pellegrinaggio pomeridiano di chi è in difficoltà, il loro 'angelo custode' si chiude nel piccolo sgabuzzino sul retro, dove negli scatoloni sugli scaffali sono accatastati ordinatamente i prodotti provenienti dai supermercati, raccolti e portati in via Brescia dalle cooperative. Poi prepara, secondo le indicazioni ricevute dai frati, i panini: due fette di salame o una di formaggio. Uno dei primi a comparire sul sagrato è un nome conosciuto in città, un ex sessantottino cremonese che, partendo dall'oratorio, ha trascorso i suoi anni migliori a fianco degli indipendentisti cattolici irlandesi, nel Nicaragua dei sandinisti e in Africa a scavare pozzi per le popolazioni locali. “Sono qui al posto dei miei due figli che hanno perso il lavoro. Non voglio che vengano loro. Per fortuna sembra che uno abbia finalmente trovato una sistemazione”. Luciano gli consegna due sacchetti: “Sono tanti, sempre di più, gli italiani che chiedono aiuto ai frati. Diciamo la metà; il resto, stranieri”. Salvatore , 54 anni, è nato a Napoli ma nel 2017 si è trasferito in città. “Facevo il tornitore, ma sono stato licenziato a causa del Covid. Con i 670 euro della disoccupazione devo pagare affitto, luce e gas. Pranzo alla mensa della San Vincenzo. Ho poche speranze: chi lo assume uno alla mia età?”. L'ex rivoluzionario (“Rifarei tutto quello che ho fatto”) e Salvatore si salutano cordialmente: “Ciao, a domani”.
Alle loro spalle la finestrella della portineria si apre e si richiude in continuazione. Non si formano lunghe code, è un pellegrinaggio diluito ma costante. Un contagocce interminabile di disperazione. E' il momento di due giovani immigrati che appoggiano la bicicletta al muro.
“Non intendo giudicare nessuno, ma mi dispiace vedere qualche giovane con il tablet o le cuffie consumare il tempo nell'ozio - dice il volontario -. Comunque, si tratta di gente educata, ringraziano, salutano e se ne vanno. Li considero tutti uguali. Per molte di queste persone mi si stringe il cuore, darei l'anima per loro”. Come per quelle due madri dell'Est con cinque bambini al seguito, uno più piccolo dell'altro. “Per i loro figli ho aggiunto dolci e pane congelato, quello fresco era finito. Quando i frati cucinano le uova cotte, infilo nel sacchetto anche quelle e, se c'è, pure un po' di frutta. Le storie di queste persone si assomigliano: gente sfortunata, chi è rimasto senza lavoro e chi deve far fronte a un mutuo. Il Covid ha aggravato le cose, l'emergenza, la crisi sono peggiorate: prima in media aiutavamo una trentina di persone al giorno, ora abbiamo superato abbondantemente quota 40, con picchi all'insù o all'ingiù, il numero non è mai stabile. Noto anche un ricambio, volti vecchi e volti nuovi”.
Luciano abita in quartiere, vicino al convento e alla chiesa dei Cappuccini, di cui è anche il sagrestano.
“Perché faccio tutto questo? Invece di andare all'osteria - sorride - preferisco venire qui. Così mia moglie è tranquilla perché sa dove mi trovo. Scherzi a parte, sono contento di dare una mano, e poi dai frati ho sempre qualcosa da fare”. Il portinaio di via Brescia segna su un cartello il bilancio del venerdì: panini con il salame distribuiti 21, con il formaggio 20. Le campane suonano le 18, il momento di chiudere definitivamente la finestrella della portineria. Ma Luciano aspetta i ritardatari. Ecco l'ultimo che bussa: è un anziano giunto da solo a piedi, pantaloni e camicia puliti, volto triste, sguardo basso, grande dignità. Non sembra un povero. Ritira il pacco e s'incammina lentamente verso porta Venezia. “E' la prima volta che lo vedo”. Probabilmente domani tornerà.
 

 

Gilberto Bazoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti