Luciano Pizzetti: "Oltre il PD non c'è niente, si guardi a Calenda. E qui si torni a comunicare, non ci si può affidare al blog del sindaco"
Che Luciano Pizzetti non sia uno che “le manda a dire” è cosa risaputa. Ma stavolta, a un paio di giorni dall'ultima tornata elettorale, il parlamentare del Pd suona davvero la sveglia per il centrosinistra. Parte da un'analisi generale per arrivare presto al punto, vale a dire sferzare il Pd e, senza troppo girarci attorno, il centrosinistra cremonese, che deve recuperare la capacità di comunicare direttamente con i cittadini, evitando di “destinare tutto al blog del sindaco”.
Partiamo dal voto a livello nazionale. Che messaggio ne trae?
“E' stato un voto importante, a seguito del quale il centrosinistra si è rivelato un soggetto in salute, mentre il centrodestra ha mostrato qualche malanno. Ma a mio avviso il segnale da cogliere è un altro”.
Ovvero?
“Il livello altissimo di astensione. Non è il prodotto della pandemia, della paura dei contatti sociali... No, è qualcosa di più strutturale, è un calo di partecipazione da prendere seriamente. O i partiti si riconnettono alla società civile o si rischia una deriva in cui l'allontanamento dalle istituzioni diventa più marcato, e questo al di là di qualsiasi sovranismo o populismo. Questa non è una presa di distanze ricercata, voluta, ma un vero disamoramento che rischia di essere una palla al piede per il sistema democratico”.
Un processo iniziato non certo adesso...
“No, anzi, è un continuo che adesso ha toccato il suo punto più basso. Il problema è che se distruggi la comunità politica, se parti dal presupposto che è necessario abbattere, alla fine ti ritrovi con una democrazia per pochi, e questo rischia di cambiare le sorti del vivere democratico”.
Che fare allora?
“A maggior ragione con tutti gli strumenti di comunicazione disponibili oggi, il tema è ricostruire comunità politiche che formino classi dirigenti. Il Pd sta tentando con le Agorà, ma non basta. C'è poco o nulla sul territorio, è tutto un proliferare di liste civiche che se un tempo rappresentavano un valore aggiunto, oggi sono il prodotto dell'assenza dei partiti. Pertanto, o ti decidi a mettere mano al sistema – penso alla legge elettorale, alla riforma delle istituzioni – o c'è poco da fare. E' necessario riattivare i canali della partecipazione democratica”.
Sta parlando soprattutto ai suoi, mi pare di capire.
“Con una metafora: il Pd è uscito dalla sala di rianimazione, ma è pur sempre ricoverato in Medicina. In queste elezioni, per restare alla Lombardia, vanno tenuti presenti i risultati positivi a Milano e a Varese, a maggior ragione, in questo secondo caso, a fronte di un centrodestra che si ricompone. Il tema, però, è: oltre al Pd non c'è niente. Il Movimento 5 Stelle è poca cosa, la sinistra anche. Ecco allora che il tema delle alleanze si deve porre con dinamiche più estese. Guardo con interesse all'esperienza di Calenda a Roma. Se questo esperimento attecchisce, può essere un punto di partenza importante per le alleanze del Pd. In Lombardia, se un ragionamento di questo genere evolve ci sono chances. Diversamente, un Pd alleato con i 5 Stelle e Leu è destinato alla continua sconfitta. Occorre allargare di molto il campo verso le forze riformiste, ad esempio quelli che in passato magari hanno votato Forza Italia e oggi non si sentono rappresentati. E' questa, in sostanza, la lezione che traggo da questo voto e credo sia bene che il Pd si impegni in questi ragionamenti”.
Guardando a Cremona come giudica queste elezioni?
“Ho letto la sua analisi e non la condivido. Non credo che il tema, qui, sia il caso Signoroni (il “pasticcio” sulla candidatura del presidente della Provincia nel 2019 che ha creato incroci peculiari tra le forze politiche locali; ndr). Il tema è un altro”.
Quale?
“A Cremona da tempo è come se il Pd avesse abbandonato una sua idea progettuale affidandosi a soggetti terzi”.
A quali si riferisce?
“Al laboratorio di Galimberti e alle liste civiche. Intendiamoci: sono importanti, ma solo se avviene un amalgama. Il tema non è la vicenda Signoroni, il tema è come il Pd continui ad essere fulcro di un progetto che elabora e non mera 'intendenza' che segue. Qui il Pd deve riconnettersi a una visione, al suo ruolo di costruttore di processi che fanno crescere il territorio. Deve fare tutto questo in via diretta e non delegando ad altri”.
E su questo sono io d'accordo con lei: qui abbiamo un Pd appannato.
“Il partito deve ricostruire i rapporti con la comunità e non vivere di rendita, anche perché non è vero che Cremona è in décalage: grazie anche alla sinergia col privato qui sono stati fatti investimenti importanti. Il problema è che non c'è contezza di questo, manca la capacità di comunicare le cose positive”.
Una carenza comunicativa, insomma?
“Sì, ma attenzione, non dico che qui sono state fatte solo cose buone... la vicenda Ponchielli, ad esempio (il rinnovo al vertice con la chiusura dell'epoca di Angela Cauzzi, vicenda molto contestata nel metodo; ndr), continuo a non essere d'accordo. Quello che voglio dire è che sono state fatte molte cose positive ma non si è stati capaci di raccontarle. Qui siamo senza voce. Ci sono investimenti milionari in città e tante cose sono state portate a casa, ma il messaggio non passa. Si dice: sì ma se non fosse per il privato... Ok, ma il privato interviene quando un'amministrazione è credibile, non dobbiamo dimenticarlo. Pensiamo al recupero di Santa Monica o dell'ex caserma Manfredini: i soldi li mette il privato, ma dietro c'è un grande lavoro dell'amministrazione”.
Ma il messaggio non passa...
“Beh, se destini tutto il racconto al blog del sindaco la cosa non funziona”.
Che dice, tocca andare a lezione di comunicazione?
“Dico che il Pd deve essere protagonista anche nel narrare le cose. Parlo di comunicazione, non di propaganda. Anche la comunicazione è parte di un progetto politico in cui, se necessario, si deve essere pronti a mettersi in discussione. Ecco, credo che è da queste cose che il Pd deve rinascere a livello territoriale”.
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commenti
Pasquino
6 ottobre 2021 18:28
Analisi per certi versi giusta che non.le manda a dire a un Galimberti padre padrone ma anche incapace però c'è tanto da fare e non si improvvisa né la comunicazione né il cambiamento
Roberto Regonelli
6 ottobre 2021 20:11
Condivido pienamente ciò che il Sig. Pizzetti ha descritto, perché rispecchia, a mio parere, l'attuale realtà del PD.
La disaffezione alla partecipazione politica, nasce dalla mancata condivisione dei progetti e delle azioni con i cittadini, i quali assistono passivamente a decisioni che calano dall'alto. L'obbiettivo è di coinvolgere il cittadino. Pizzetti ha centrato il vero problema. Ma per attuare un riavvicinamento con i cittadini, per essere credibili, chi fa politica, non deve solo limitarsi ad ascoltare le esigenze della gente ma di soddisfare e rendere migliore l'esistenza di ogniuno di noi, con concretezza.
François
6 ottobre 2021 20:14
E il sesso degli angeli dove lo mettiamo?
Roberto Regonelli
7 ottobre 2021 06:39
A mio parere, i cittadini hanno bisogno di concretezza e di decisioni coraggiose per fare si che i politici locali, acquistino credibilità.
Per risolvere la viabilità è necessaria una bretella sud, al contrario, il problema di via Giordano con le sue 20.000 auto che transitano giornalmente, non si risolve. È necessario completare " l'anello" viabilistico della città. Risolvere il problemi dei pendolari, da decenni irrisolto. Risolvere con decisione l'isola mento di Cremona, a causa dei tre ponti malmessi in uso, le mancanze di raddoppi ferroviari, la mancanza dell'autostrada CR-MN. Va benissimo l'ampliamento del parcheggio della stazione, ma va consolidato anche il ponte del cimitero, in pessime condizioni.
E tante altre iniziative, oltre che aumentare il verde, ecc. Poi potremmo pensare alle ciclabili ed a tutti questi aspetti che a parer mio non semplificano la vita quotidiana.