31 luglio 2025

Musica e solidarietà a Cascina Moreni: il quartetto "Le Musiche" regala un concerto tutto viennese per l'Ucraina

Una serata all’insegna del Classicismo viennese nella sua forma più aulica è stata organizzata dalla Fondazione Fabio Moreni presso l’omonima cascina. L’evento “Le Musiche in Cascina”, nato con lo scopo di raccogliere fondi da inviare a Kiev (tramite Caritas), ha visto esibirsi un quartetto d’eccezione formato da musicisti provenienti da prestigiose orchestre come i Berliner Philharmoniker e la Filarmonica della Scala.

Il quartetto “Le Musiche”, composto dai violinisti Simone Bernardini ed Eva Rabchevska, dalla violista Alexina Hawkins e dal violoncellista Alessandro Natali, ha proposto un programma comprendente due degli ultimi quartetti di Mozart (i cosiddetti “Prussiani”, K 589 e K 575, rispettivamente il penultimo e il terzultimo scritti dal genio salisburghese) e il Quartetto op. 77 n. 1 di Haydn (dedicato al principe von Lobkowitz).

Una scelta che ha messo in luce affinità e, soprattutto, differenze di stile e approccio nella composizione del quartetto d’archi, genere cameristico considerato il più elevato della musica da camera. Tanto elevato da essere stato il passatempo prediletto di figure quali il re di Prussia Friedrich Wilhelm II, il summenzionato principe e, quasi due secoli dopo, la regina Elisabetta del Belgio (amica intima di Ysaÿe e fondatrice dell’omonimo concorso). Il patrocinio del re e del principe fu fondamentale per la tutela e la diffusione di quegli autori classici oggi considerati tra i più noti; le opere eseguite sono solo alcune delle innumerevoli testimonianze di queste forme di mecenatismo.

Nonostante l’ensemble sia frutto di una collaborazione non continuativa, l’intesa tra i quattro professori si è dimostrata efficace, fresca e solida. Già dalle prime note del secondo quartetto prussiano è emerso un timbro arioso e trasparente, in grado di esaltare una scrittura tanto limpida da fare scuola.
Tra i momenti più convincenti dell’esecuzione, i dialoghi tra violino e violoncello nel magnifico Larghetto e i terribili passaggi di bravura del diabolico Minuetto e Trio, affrontati con nonchalance da Bernardini. Pare che proprio questo passo fosse notoriamente ostico anche per il mitico Paolo Borciani, primo violino del Quartetto Italiano.

Altrettanto emozionante il quartetto di Haydn, opera matura che mette in luce le innegabili doti compositive dell’autore. All’ascolto si nota subito una scrittura più densa, che regala momenti di protagonismo a tutti gli strumenti. Va ricordato che i quartetti mozartiani furono scritti per un violoncellista dilettante, motivo per cui il ruolo del violoncello risulta spesso particolarmente prominente.
Il dialogo paritario fra gli esecutori insito nella pregevole scrittura quartettista ha dato modo ai quattro musicisti di esprimersi con pienezza.
Il fulcro espressivo della composizione è sicuramente il movimento lento: lirismo e armonie ardite si fondono in maniera sublime, dando vita a un lungo Adagio con richiami allo Sturm und Drang. Ancora una volta il quartetto si è dimostrato capace di affrontare questo tipo di partitura con intelligenza e una buona dose di umorismo, laddove richiesto.

A concludere la serata, il quartetto K 575: un brano gioioso in cui ogni melodia, finemente cesellata, rivela una profonda conoscenza delle tecniche compositive haydniane. Ancora una volta, il violoncello assume un ruolo in larga misura solistico, soprattutto nei primi tre movimenti. A sorprendere è la ricercatezza delle melodie, che sembrano tutte derivare da quelle presentate nel primo movimento — un procedimento ampiamente utilizzato da Haydn e che troverà piena espansione nei compositori della generazione successiva, da Beethoven in poi.
L’ensemble non ha mai perso coesione né qualità timbrica, dando prova di grande maestria, inventiva e originalità nelle scelte musicali, trasportando il pubblico in un immaginario salotto nobiliare del Settecento.

Filippo Generali


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