Paziente con problemi deambulatori lasciato solo in ascensore su una carrozzina rotta. E a casa si accorge che nessuno ha tolto il catetere
La notizia è arrivata in redazione subito dopo la pubblicazione della denuncia di Michel Marchi sulla grave situazione in ospedale (leggi qui l'articolo). Racconta delle difficoltà avute proprio in ospedale al momento delle dimissioni dopo un intervento (con ingessatura) alla gamba. Non avendo a disposizione familiari per il trasporto, ha chiesto di essere accompagnato fino al Pronto Soccorso per poter poi salire su un taxi. "Nessun dipendente può lasciare il reparto nelle ore di lavoro" è stata la risposta, neppure per accompagnare un paziente fino al pronto soccorso. Dopo le insistente del ricoverato in via di dimissione, al paziente viene data una carrozzina ad autospinta che doveva portare lui, le stampelle e la borsa con gli indumenti. Fatto salire sull'ascensore, l'infermiera programmava la discesa fino al seminterrato. Senonchè la carrozzina ad autospinta non funzionava, era guasta senza il cerchio dell'autospinta da una parte e l'altra che girava a vuoto. Così è stato in balìa dell'ascensore salendo e scendendo a seconda delle chiamate. Finchè un signore anziano, che già spingeva la moglie in carrozzina, viste le sue difficoltà lo ha aiutato a raggiungere il Pronto Soccorso. Qui il paziente ha provveduto a riconsegnare la carrozzina a un operatore che ad alta voce si lamentava di come avessero potuto dare una simile carrozzina a un paziente con mobilità ridotta. Ma i guai non erano finiti. Arrivato al suo domicilio, l'ex paziente si accorgeva che non gli era stato tolto un catetere dal braccio. Così ha dovuto chiamare un'infermiera sul territorio per la sua rimozione. Il paziente è Giuseppe Bodini, noto avvocato cremonese. Ha scritto una lettera al primario del reparto raccontando le sue traversie. Dalla Direzione ospedaliera hanno risposto che stanno facendo accertamenti.
Ecco la lettera dell'avvocato Bodini.
Gentilissima dottoressa Viola, con la presente provvedo a parteciparLe, nella Sua qualità di Primario del reparto ortopedia dell’Ospedale, quanto ho già denunciato alla caposala sig.ra Ferragni il 7.10 u.s e, a tutt’oggi rimasto privo di riscontro.
Sono stato degente al n.27 del reparto da Lei diretto dal 4 al 6 ottobre uu.ss., felicemente operato dall’ottimo dott. Feraboli e dimesso alle ore 17 del 6.10 con ingessatura impeditiva di deambulazione.
Non avendo, nella contingenza, la disponibilità di familiari al servizio, ho chiesto alle infermiere di turno di poter essere portato in carrozzina all’ingresso del Pronto soccorso, unico punto di accesso automobilistico dell’ospedale, preavvertendo nel frattempo un taxi di farsi trovare nel luogo senza impegnarne lo stazionamento.
Alla mia richiesta di trasporto è stato opposto un diniego allegando il divieto, come imposto a tutto il personale, di lasciare il reparto durante l’orario di servizio, neppure per uno spostamento interno di brevissima durata.
Alle insistenze di aiuto, sono stato fatto sedere su una carrozzina “ad autospinta” , con il carico delle stampelle, e della borsa di indumenti ed effetti personali , condotto fuori dal reparto, introdotto nell’ascensore già programmato per scendere al seminterrato e quindi abbandonato .
Giunto l’ascensore al piano programmato dall’infermiera, mi avvedo trovarmi su una carrozzina guasta, priva del cerchio di autospinta a destra e con l’altro cerchio ruotante “a vuoto”, pertanto priva di “autospinta”.
Nel frattempo si chiudono le porte dell’ascensore, rimanendo in balia di altre chiamate. Dopo tre di queste un anziano signore, già intento a sospingere la consorte, entra nello stesso ascensore, comprende la mia difficoltà e, solo grazie al caritatevole intervento, riesco finalmente a raggiungere il posto di uscita al Pronto soccorso.
L’indecente carrozzina è stata consegnata alla responsabile di turno del Pronto soccorso alle ore 18 che l’ha ritirata chiedendosi ad alta voce chi fosse l’irresponsabile operatore che l’aveva procurata, caricandoc , ed abbandonandovi, una persona a mobilità ridotta.
L’operazione di trasporto è stata da me chiaramente udita come concertata tra le due infermiere di turno per la distribuzione dei trattamenti alle 17 e 30 del 6.10, una delle quali ( di cui ho in corso accertamento di identità) aveva poco prima somministrato al sottoscritto una fiala endovena di Toradol e pertanto individuabile dal diario clinico.
Questa, e/o la collega delegata a caricare sulla carrozzina, ha pure omesso di togliere, prima delle dimissioni il catetere endovena nell’avambraccio dx, di cui mi sono accorto solo rientrato nella mia dimora stagionale di Castelverde, ivi avendo dovuto chiedere l’intervento di un’operatrice “sul territorio “ per la rimozione.
Tanto partecipo a Lei, Primario e direttore del reparto per gli accertamenti che riterrà dovuti, con riserva di promuovere inchiesta in altre sedi in ordine allo stupefacente trattamento riservatomi ad opera delle disinvolte operatrici de quibus.
Grato dell’attenzione, esprimo peraltro compiacimento per efficienza, e disponibilità del personale in servizio nel turno mattutino dei giorni 5 / 6. 10 e soprattutto nel turno della notte tra il 5 e 6 uu.ss.
A disposizione per ogni approfondimento , distintamente saluto.
avv. Giuseppe Bodini
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commenti
giampietro masseroni
20 ottobre 2021 21:57
io da pensiero di centrodestra, sono anche per il privato soprattutto se questo è in grado di dimostrare di saper fare il meglio, anche nel rispetto dei diritti del personale addetto e non una speculazione a scapito dello stesso. Come però ritengo corretto che il pubblico non debba arrivare ad un disservizio, tipo quello riservato al Signor Bodini che chiamarlo tale è poco, mentre sarebbe meglio classificarlo come una schifosa vergogna, a causa di tagli sul personale mentre tante altre sono le parti sulle quali fare risparmi , dall'elefantiaco apparato burocratico agli stipendi e pensioni di certi personaggi, non degni di ricoprire certe cariche. Scusate il commento fuori posto, ma lo sdegno per quanto letto è troppo e soprattutto manca di un minimo di umanità..Mi scusi signor Bodini ma non posso che farLe i miei migliori auguri. Buonanotte.
Annamaria
21 ottobre 2021 08:35
Avendo, ahimè, esperienza "sul campo" come paziente, sia del pubblico (ospedale di Cremona) che del privato (cliniche in città e in altre città lombarde) ribadisco che il privato è in grado di far meglio anche perchè le risorse sono state dirottate lì (eufemismo che comprende anche le varie tangenti ai politici lombardi di tutti i livelli) a scapito del pubblico. Pare che tutti abbiano la memoria corta.....