Perfino un nido di piccioni sulla statua che celebra il mito di Ercole sotto la Loggia dei Militi. Una collocazione infelice per il gioiello marmoreo
Fotografato sì dai turisti, ma quasi del tutto dimenticato da cittadini e istituzioni. Al punto che, come ci ha segnalato un lettore, proprio sulla corona in cima allo stemma che rappresenta la città, una coppia di piccioni ha fatto allegramente il suo nido ormai da mesi. Ecco come si presenta oggi lo stemma di Cremona con le statue di Ercole ai lati, opera collocata sotto la Loggia dei Militi all'imbocco con piazza del Duomo.
Anche questo è indice della trascuratezza di Cremona per alcune delle sue opere più rappresentative. Anche perché, al netto dello "sfregio" del nido sulla corona, è la collocazione dell'opera a dire molto circa la scarsa capacità di valorizzare se stessa che caratterizza la città e di chi la amministra. Ne ha scritto, alcuni anni fa, Antonio Leoni, grande giornalista e fotografo, profondo conoscitore di Cremona (sue sono le foto a corredo di questo articolo e che pubblichiamo in coda alle foto al nido scattate oggi).
Annotava Leoni: "Il volto di una delle due statue di Ercole che sovrastavano porta Margherita (ovvero porta Romana), come si vede nella fotografia d'epoca in questa pagina (...) Questo volto, di notevole bellezza oltre tutto, non è noto perchè il complesso marmoreo è stato collocato nella Loggia dei Militi contro il muro, impedendo così di ammirarlo dalle due parti come potevano gli abitanti di Cremona fino al 1910 quando una sciagurata delibera (una delle tante, non è cambiato neppure oggi...) del consiglio comunale decise la demolizione della porta in omaggio alla modernità ed ai nuovi mezzi di trasporto. Certo, poco meglio si è comportato il Comune nel 1962, quando deliberando sulla collocazione del gruppo marmoreo, lo addossò al muro, contro ogni logica, un provvedimento che andrebbe rivisto, dando a questa testimonianza di grande importanza storica e artistica la dignità che gli competerebbe. Qui sotto, sempre nelle foto © di Antonio Leoni, la "faccia" visibile, perché rivolta in direzione opposta, della seconda statua di Ercole alla Loggia dei militi. Va notato che le due statue riprendono il mito di Ercole che scaccia i ladroni, e dunque sono dotate di una nodosa e poderosa clava come si vede bene nella foto di assieme".
IL MITO DI ERCOLE - Sul mito di Ercole fondatore di Cremona ha scritto invece il professor Gianfranco Taglietti. "Presentiamo due immagini che raffigurano, entrambe, il fondatore, l'eroe, Ercole, a cui si attribuiva in età umanistica la fondazione di molte città, tra cui la nostra. La prima è un capo-pagina (o capo-lettera) tratta da 'Cremona fedelissima', di Antonio Campi, del MCCCCXVIII. Si legge 'Cremona' e si vede un gigante nerboruto sotto-indicato come 'Ercole': brandisce una clava con la quale colpisce degli uomini, definiti 'ladroni', che cercano di sottrarsi alla sua furia. Il commento di Gualazzini, appunto, che abbiamo trovato in una vecchia 'Strenna dell'ADAFA' del 1963, è di questo tenore: “Il ritrovamento avvenuto nel sec.XV della statua di Giovanni Baldesio dell'età romanica e di rarissimo interesse artistico, ora custodita in una nicchia del cortile del Torrazzo, aveva lasciato credere agli indotti scopritori che si trattasse della statua di Ercole e accreditò la leggenda, congeniale allo spirito degli Umanisti, che nell'età romana si pensasse la nostra Città essere stata fondata da quella mitologica divinità.
Prendiamo a base gli scritti di storici, o meglio di scrittori di storia sul mito di Ercole:
Francesco Arisi (letterato e giureconsulto, Cremona 1657-1743) nella sua 'Cremona literata' riferisce dell'origine di Cremona chiamata allora Cormona.
Giovanni Gadio (autore di una cronaca manoscritta; data presunta : fine Cinquecento - inizio Seicento) la dice edificata da Ercole, al quale furono edificati tre templi.
In un'altra antichissima cronaca si legge che Cremona, al tempo della distruzione di Troia, era una terra chiamata Artesia; da Brimone troiano, che la conquistò, fu poi nominata 'Brimonia', poi 'Cormona e infine Cremona.
In un opuscolo intitolato 'De urbis Cremonae laudibus', Cremonae 1628, si legge che in quegli antichissimi tempi il territorio era infestato da ladroni, uomini dalla statura gigantesca, che recavano gravissimi danni agli abitanti. Ercole sopraggiunse, sopraffece e uccise qui briganti, ricevendo grandissime ricompense dagli abitanti. Non mancano quelli che ancora scrivono che Brimone, amico di Pallante, edificò in questi luoghi una città e la chiamò Brimonia, dal proprio nome e che essa, mutanto tosto il nome, si chiamò Cremona.
Ovviamente tutti questi sono fantasiosi tentativi per cercare la derivazione del nome e dell'appellativo di 'Ercùlea' attribuito alla nostra città (che non ha altro significato se non 'possente' , così come era Ercole).
La seconda immagine è quella che si ammira -si fa per dire- sotto il portico del palazzo dei Militi, in piazza del Comune. Non è certo il suo posto, e si vede. In precedenza era stato collocato nel cortile di palazzo Ala Ponzone, in corso Vittorio Emanuele. In origine era un trofeo marmoreo che sovrastava la porta Margherita (o Romana), prima del suo abbattimento, alla fine del 1908, in fondo a corso Vacchelli (già corso di porta Romana, quondam corso di porta Margherita).
Sono due statue marmoree di Ercole (l'una rivolta verso la città, l'altra verso la campagna) che reggono lo stemma della città. Davanti è stata posta una lapide.
L'iscrizione, apposta nel 1964, dice: “Nel secolo XVIII fantasia di poeti e gusto d'artista suggerirono di ricordare sul fastigio dell'antica porta Margherita il mitico fondatore di Cremona, Ercole secondo una leggenda cara agli umanisti”.
Chi è stato l’autore di questa iscrizione? Manco a dirlo, il prof. Ugo Gualazzini, a cui si debbono i testi delle iscrizioni di varie lapidi di Cremona, segno della stima di cui era circondato e della sua disponibilità a favore della ‘sua’ Cremona".
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commenti
Noi di centro
24 maggio 2022 04:20
Una città allo sbando una amministrazione di incapaci