26 aprile 2023

Quando a Cremona fiorivano le osterie, il boom del Novecento. Tanti nomi rimasti nella memoria

Cremona si è modificata nel tempo ma su alcune cose non è cambiata affatto e ha mantenuto nei secoli alcune delle sue caratteristiche. I nomi delle vie non sarebbero cambiati se non per l’Unità d’Italia e per l’epoca Fascista e per la Liberazione.

Tre eventi che in soli 60 anni hanno stravolto toponimi in essere da 600 anni. La forma urbis non è cambiata di molto ed è intuibile da Campi a fine 1500. Solo le periferie extra mura hanno avuto espansioni a nord ovest e nord est. Cremona non è cambiata soprattutto per numero dei bar in centro o nella immediata vicinanza del centro. Le osterie, i bar, le locande, gli alberghi pullulavano in ogni dove ed erano secondi solo alle chiese. Dal 1780, dopo editto di Maria Teresa d’Austria le chiese calarono, ma le osterie aumentarono a causa  del fenomeno della industrializzazione.

La città , alla fine del 1800 e ad inizio del 1900, era un pullulare di attività lavorative certamente poco nobili ma che tenevano in piedi intere generazioni e famiglie.

Un sottobosco di umanità che stentava, pativa, lavorava e “beveva” . Forse bere era l’unica "distrazione "possibile, in una vita di stenti e di sacrifici.

La città, ancora cinta da mura in via di demolizione , era attraversabile in ogni dove a piedi o in bicicletta.

Nel dopo lavoro, unico conforto era l’osteria. Una cultura contadina e proletaria del vino che diveniva spesso anche eccesso, accompagnata poi dal 

fumo, dalle chiacchiere, dal tirare tardi.

La borghesia era un'élite , i nobili e le famiglie altolocate cittadine erano più o meno congelate nella loro decadente opulenza .

Una città che andava avanti grazie ad un popolino di persone avvezze ai lavori più umili.

Si lavorava sulle rive del Po come barcaioli e pescatori o come Geròoi (ghiaioli). Nelle prime grandi fabbriche come le Fornaci Frazzi si lavorava anche stagionalmente come fornaciai. C’erano poi carrettieri, brentadori, ortolani, "marengoni", ramai.

In ogni famiglia, vi era una donna che lavorava in una Filanda o come lavandaia (smoujadoura )

Le filande erano tante: Lanfranchi, Martinelli, Tessaroli, Rebuglio, Dalolio, Superti, Gnerri, Zonca.

Anche le stagioni al Nastrificio Alquati di S.Ambrogio ( ora Clinica Figlie di S.Camillo ), o alla Cavalli e Poli di Borgo Loreto e persino il salumificio Negroni e poi l’Arma Guerra e la Sperlari, davano lavoro a migliaia di donne e uomini che cercavano a fatica una loro emancipazione.

Molti di quei luoghi del passato restano toponimi difficili da ricollocare poiché sono divenuti aree industriali, o laboratori o Centri Commercali.

Perdendo la loro identità hanno perso identità le osterie ed i bar che spesso erano strategicamente in luoghi di aggregazione dei lavoratori.

Cremona già dal medioevo non disdegnava il commercio e le fiorenti attività correlate. Al  centro della Pianura diveniva luogo di scambi e di movimentazioni di merci e traffici.

Le locande erano stazioni di posta per persone e animali impegnati in spostamenti.

Le osterie più antiche (1500 ) sono quella dei Tre Re  vicino a S.Sofia, zona Posta Centrale. Ma una locanda con stesso toponimo esisteva già nel 1400 nell’omonimo vicolo accanto a Piazza Lodi.

Anche la locanda Aquila Nera  (1600) ospitava forestieri in transito in città ed era ubicata probabilmente all'imbocco di Corso Mazzini.

La locanda dei Tre Falconi, sempre del 1500, era ubicata non lontano da S.Domenico (ora Piazza Roma )

Nel 1600 le osterie Luna e Scruponio nella Platea Parva ( oggi Stradivari ) e S.Marco in vicolo del Cigno.

Altre osterie e locande erano quella del Cervo presso S.Leonardo (Via Goito), della Spada e della Bissa a S.Luca , della Gatta e della Stella ( vicino al Piazzano–ora Porta Venezia ). 

Verso la fine del 1800 e fino al 1940 nuove osterie fecero la loro comparsa nella città.

Fuori da Via Massarotti, confinante col cavo Morbasco vi era l’osteria Salice. Di fronte al Teatro una osteria sull’angolo di strada Bassa (Via Ruggero Manna ). A S.Agata c’era l’osteria Bazar. In zona Politeama vi era una più recente osteria della Gatta ( citata prima in diversa ubicazione ).

In contrada delle Beccherie Vecchie ( Via Solferino ) vi era il bar Aquarium che faceva il moderno caffè con la moka. In zona Macello del Voghera ( Via Lugo ) era il caffettino Pataneen.

In Via Lugo l’osteria del Primo e accanto alla sede della Fornace Frazzi (vicino al dazio di Porta Po) la trattoria Dragone.

Viale Po era ancora inesistente e, oltre il Lugo, c'era un viottolo fino al fiume, verso Po c’era l’osteria della Serena.

Ma ancora più vicina al fiume c’era l’osteria del Taino detto el Piardeer perché gestiva le piarde, gli spiazzi della riva dove i ghiaioli riunivano la ghiaia in attesa fosse caricata dai carrettieri.

All’angolo di Via Giordano, sempre in area Frazzi, l’osteria della Piera, la figlia di Taino el Piardeer. Sempre in Via Giordano ma più avanti, l’osteria della Fazioli Elvira. Al “Pei nostri fanciulli” stava l’osteria del Quaini e oltre stava l’osteria Ciaveghett.  In via Vecchia, angolo Via Del Sale, ora parcheggio Coop , c’era l’osteria della Eritrea.

Nelle vie più interne altre osterie in Via Trotti al Soureghin e vicino alla caserma Manfredini, dove si faceva anche la trippa .

In piazza S.Anna una osteria Bazzana e in Via Bella Rocca l’osteria America. In Via Porta Po Vecchia c’era il Mutilato e quasi di fronte "La Lisetta".

All'angolo di Via Sacchi l'osteria della Marcella. In Corso Vittorio Emanuele, accanto contrada Rosphalia, c’era lo stallo per gli asini con l’osteria del Bouta.

Gli asini che trainavano i carretti del mercato sostavano lì e la Via Ala Ponzone era anche detta Strata di Asen con un vago accenno di sfottò ai Piacentini che, arrivando in centro da lì, si ritrovavano a percorrere tale strada.

Alla fine della Via Ala Ponzone si entrava nel Piassool del leen ( piazza del Lino ) dove c’era l’osteria della Pace e con l’albergo del Pesce d’oro sull’angolo di Via Beltrami. In Piazza del Duomo spiccava il Bar Centrale ( ora Pierrot ) e l’Albergo della Colombina accanto alla Loggia dei Militi ( si vedono ancora i 3 balconcini con le colombine in rilievo ).

In Via Sicardo spiccava l’osteria di Piero Moscatelli che vendeva l’aleatico.

Cambiando zona, in Via Manini, ove negli anni 90 era El Sueno, vi era l’osteria di Bigio Guerrini con il campo per le bocce e la seconda entrata da Via Cadore.

In Corso Vacchelli non mancava un’osteria detta del sieur Giuan e al San Michele c’erano invece le due osterie di Berteen e della Jolanda. In Via Buoso da Dovara, fuori le mura, un piccolo albergo detto Le tre spade e più avanti l’osteria della Rotonda. In Via Postumia l’osteria Tonani

In zona Giardini Piazza Roma era invece il bar Gambrinus, il bar Giardino e il Soresini ( poi Galleria 23 MARZO )

Scendendo per Corso Mazzini si arrivava al Due Colonne della signora Tersilla, poi diventò Costarica.

In fondo a via Gerolamo da Cremona stava l’osteria del Bigio Spotti ed in Via Tofane quella dei Galli. Dalla parte opposta della città, in Contrada Cantarana (Via Porta Tintoria) era l’osteria del Nello ed in Strada Rossa era l’osteria Ziou, in Via Pecorari la locanda del Bissone.

In Via Mantova era l’osteria Bela Bigia e accanto alla Ceramica Lucchini (di fronte S.Camillo) si trovava l’osteria della Buuza.

E ancora quelle più recenti citate dall'architetto Gino Priori in una sua relazione o in un volume di Maurizio Gazzoni di qualche anno fa: "Livrin" di fronte alle Colonie Padane, "il Mento" al Bosco,  il baracchino "Da Burtul" a Castelvetro, "Cinto" in via Bordigallo, "Spurcacìin" in via Beltrami, "la Famiglia" in via Ala Ponzone, "Cittadella" o "Mellini" in via Bissolati, alle "Sabbie" di via Bergamo, alla "Luna" di via Massarotti, la "Piccola" di via Dante, la trattoria Dell'Angelo in via Milano, l'osteria "Da Quinto" a Picenengo, "da Cerri" in piazza del vecchio ospedale, "La Taverna" di via Bissolati, "I tre scalini" in via Sicardo, da "Oliva" in viale Trento e Trieste, "La Primavera" in via Brescia e tante altre.

Le foto di Ezio Quiresi: i tre scalini di via Sicardo, da Burtul a Castelvetro e la Taverna di via Bissolati. E poi una vecchia foto alla Busa di via Mantova

 

Maurizio Mollica


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commenti


Roberto Soffientini

26 aprile 2023 08:44

E la cooperativa Donati di via Ceresole.

ennio serventi

26 aprile 2023 09:54

frugo nella memoria e qualche cosa riappare; Le FILANDE :Bertarelli in vicolo Cistello, Groppali in via Massarotti-porta Po (di questa esiste anche sonetto) Faustinelli in via Cadore-Manini. EL GALETE'ER in via GHinaglia. OSTERIE: da Cinto quella in via A. MOrsenti, La Varesina in via Belcavezzo, DEl Ponte, in via del Sale prima del Morbasco, dei "Pret" a porta Po, delle Ciappe a p. Po prima del cancello della fornace, della Gubà in p. Risorgimento, Del GùB in fondo al viale PO, CittaADELLA IN VIA Bissolati, De Scalzi in via Bissolati angolo Tombino, in "Ceresoole" in via Ceresole, la Primavera in via Ghinaglia angolo Borgo Spera, MI fermo Qui.

Giorgio Santini

26 aprile 2023 16:51

E l'osteria del Turion, in via Ghinaglia angolo via Piave, meta anche del grande Ugo Tognazzi

claudio

27 aprile 2023 10:04

Per spirito collaborativo, segnalo in Via Manini e zona Sant'Imerio, anche l'osteria della Elide, fronte la già citata osteria di Bigio Guerrini (poi Franzini), con giochi di bocce (campi di allenamento e culla agonistica della campionessa mondiale di bocce, Germana Cantarini); il Norge (poi col tempo Nelson Pub), in Via Fabbrica del Vetro Vecchia; l'osteria delle "Fiole" in Via Santa Maria in Betlem, anche questa dotata di giochi di bocce e per anni sede della finale della gara nazionale bocciofila "Martiri della LIberta'" il 25 aprile.
In Via Manini, verso Via Altobello Melone, a metà, l'osteria conosciuta come "ai tre scaleen" ed in Via Sant'Erasmo, angolo Via Palio dell'Oca, L'Alpina. Non dimentichiamo che in Largo Pagliari esisteva l'osteria "de' Giani" e la salumeria di Riccardo, prima, e poi di Trieste e di fronte il ciclista Stocchetti (Mario), che successivamente gestirà "el cafeteen" ubicato nelle case popolari di Via Cadore. In questa sede ricordiamo allora anche il "Napuliin" di Via del Giordano....
E' bella cosa poter ricordare Cremona ed i suoi rioni come momenti di storia vissuta con tutti i cambiamenti che i giovani d'oggi (compreso i trentenni e i quarantenni) nemmeno immaginano...

Anna

27 aprile 2023 13:48

E l'0steria dell'orologio di fronte alla chiesa di San Ilario angolo via dei mille