Quando in via dei Georgofili andò in mille pezzi il capolavoro "I giocatori di carte" di Bartolomeo Manfredi da Ostiano, ricomposto dopo un restauro di 25 anni
A Firenze, trent’anni fa, era la notte del 27 maggio 1993. Il silenzio venne improvvisamente squarciato all’1,05 da un boato assordante. una macchina parcheggiata in via dei Georgofili, a due passi dalla Galleria degli Uffizi, saltò in aria; era imbottita con quasi 300 kg di esplosivo. Venne distrutta la Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, frantumati tutti i vetri della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano, oltre che di tutti gli altri edifici circostanti. Tra le 103 opere danneggiate gravemente, ma avrebbero potuto essere di più grazie ai vetro di protezione che attutì colpo, c’era un’opera del ‘600 dell’artista di Ostiano Bartolomeo Manfredi che rappresenta sei giocatori di carte e il cui titolo è appunto “I giocatori di carte”. Il quadro venne letteralmente lacerato dalle schegge: saranno oltre 500 i frammenti raccolti dai custodi in lacrime della galleria. Trent’anni fa in quel vile attentato mafioso morino anche 5 persone, 40 restarono ferite e venne danneggiato il 25% delle opere esposte nelle gallerie.
Una tragica fatalità ha voluto che proprio il quadro di Bartolomeo Manfredi fosse il più danneggiato dall’esplosione, al punto da diventarne il simbolo. Non avendo trovato un spazio adatto nella galleria degli Uffizi, fin dalla seconda metà degli anni settanta, quando il direttore Luciano Berti aprì il Corridoio delle visite guidate, decise di collocare all’ingresso le opere dei caravaggeschi e di altri artisti del ‘600, il quadro era stato posto all’ingresso del Corridoio Vasariano, appeso davanti alla finestra andata in frantumi. Fu dunque investito in pieno dall’esplosione. Per restaurarlo ci sono voluti 25 anni ed il lavoro meticoloso della restauratrice Daniela Lippi, e la tela è tornata a splendere cinque anni fa, il 26 maggio 2018 nell’auditorium Vasari degli Uffizi. Purtroppo, nonostante il paziente lavoro di ricomposizione del puzzle, molti pezzi sono andati perduti per sempre, tuttavia il restauro ha mantenuto un forte valore simbolico, in quanto si riteneva che I giocatori di carte si trovassero tra le opere perdute per sempre. Invece grazie al lavoro di quelle persone che sfidando il fumo e la polvere entrarono subito tra le mura sventrate, lavorarono senza sosta e riposo per settimane, e affidandosi all’istinto e all’intuizione raccolsero anche pezzetti di tela all’apparenza insignificanti e inutilizzabili, quel capolavoro è stato salvato.
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