27 giugno 2023

Quando Uwe Gering, il fotografo del muro di Berlino, volle immortalare Cremona e la sua gente

Nel 1983 una coppia di sposi della Germania dell'Est, o DDR, riuscì a fuggire, in maniera rocambolesca, dal loro paese natale ai tempi legato al blocco sovietico; una fuga nata e portata a buon fine grazie ad una normalissima gita. Uwe Gerig e sua moglie Ruth erano in gita in Jugoslavia durante l'estate del 1983, un viaggio offerto dai “papaveri” del Partito socialista della Germania dell'Est ad uno dei più famosi fotografi di allora. Uwe e sua moglie non risalirono sul pullman destinato ai pochi fortunati ai quali veniva concesso di uscire dalla DDR, molto semplicemente, quando le guide turistiche si accorsero dei due sedili vuoti il fotografo e sua moglie si erano già nascosti per poi attraversare il confine con l'Austria e raggiungere come persone libere Francoforte sul Meno nella Germania dell'Ovest.

Cremona, tarda primavera del 2001, un signore tedesco è in visita alla città del Torrazzo, la storia e l'architettura cittadina lo hanno sempre affascinato fin da quando, negli anni '60, studiava fotografia e storia dell'arte al cosiddetto “Monastero Rosso”, ovvero la famosissima Università Karl Marx di Lipsia dalla quale uscivano buona parte degli alti dirigenti di partito. L'immagine è quasi un classico della fotografie turistiche di Cremona, certo i colori del Duomo sono puliti, brillanti, la luce è perfetta e le forme sono ben definite. I tavolini mettono in mostra i colori delle tovaglie e le persone, che sembrano quasi i veri protagonisti dell'istantanea, sono parte di quei colori che animano la facciata. Uwe aspetta qualche minuto, cambia la luce ma, soprattutto, cambiano i colori perché quel anonimo turista tedesco è alla ricerca di qualcosa che arricchisca l'immagine. Tra i cittadini cremonesi spunta una signora con un vestito rosso, si fa strada tra i colori scuri che erano presenti sulla piazza fino a poco prima, Uwe mette a fuoco e, a distanza di pochissimo dal primo scatto, immortala un momento totalmente diverso da quello precedente, il fotografo racconta quella facciata così bella da ammirare ma anche le persone che la vedono ogni giorno. Le due istantanee non sono quelle tipiche e a volte casuali di un turista che vuole ricordare il Duomo di Cremona, ma sono il frutto del lavoro di uno tra i più importanti fotografi nella storia della DDR.

Berlino Ovest, novembre 1989, i soldati della Repubblica Democratica Tedesca sono in piedi sul muro; sono poco convinti di quello che stanno facendo, sotto di loro la marea umana di civili si sta preparando per salire e superare quel muro che ha diviso per quasi 40 anni una città e, in pratica, ha dato vita a due mondi contrapposti. Uwe Gerig è in un punto un po' rialzato e fissa il momento in cui il mondo sta cambiando, qualche secondo dopo quello scatto i soldati abbandoneranno la loro timida posizione difensiva lasciando ai berlinesi la possibilità di unire le due parti della metropoli e, praticamente, di abbattere quel muro che aveva contrapposto due mondi ideologicamente diversi. Uwe Gerig è anche a Berlino Est in quel novembre 1989 poco prima della caduta del muro, verosimilmente sotto falso nome ma sempre con la sua macchina fotografica. Che il mondo stesse cambiando era chiaro, così come spiegato dalle due ragazze, scherzosamente impertinenti verso l'obbiettivo, che non hanno timore del ritratto di Lenin presente alle loro spalle. Loro sono il simbolo della caduta del muro, perché il fotografo mette in mostra gli informali atteggiamenti e vestiti “occidentali” davanti ad un ritratto che, fino a pochi mesi prima, veniva considerato come punto fondamentale nella storia della DDR. Gerig è stato uno dei più grandi cronisti della vita nella Repubblica Democratica Tedesca, nei suoi 20 anni di lavoro prima della fuga riuscirà a raccogliere centinaia di diapositive che, tramite canali segreti, farà arrivare ai giornali occidentali documentando la vita quotidiana da quella parte del muro.

Nel 2001 Uwe volle immortalare Cremona, raccogliendo i colori del Duomo ma anche quelli dei cittadini cremonesi, perché per colui che ha fotografato uno dei più importanti momenti della storia del XX secolo, la bellezza di una facciata può essere raccontata anche dalle persone che la vedono ogni giorno.

Marco Bragazzi


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