Quando via Cadore era l'altro passeggio lungo le mura. La storia della strada tra resti antichi e il ricordo di sette chiese. Quel dislivello sul Po
La lunga strada di via Cadore è una lunga via piena di storia che merita di essere raccontata in quattro interessanti capitoli: via Cadore, ultima via interna della forma urbis medioevale di Cremona lungo il lato sud; Via Cadore e le mura, Via Giordano e la campagna, Via Cadore parallela a Viale Trento Trieste, limiti estremi sud e nord della città murata.
Via Cadore oggi è una arteria moderna interna a Via Giordano, là dove Via Giordano è la impropria tangenziale sud di una città limitata da una “impossibile anulare viabilità” a causa della presenza del fiume Po.
Ma cosa fu via Cadore prima che fosse chiamata così nel 1931?
Quella che noi ora vediamo come una semplice Via era in effetti la parte sopraelevata delle mura cittadine verso il fiume, così come lo era il Vecchio Passeggio a nord.
Lo si capisce osservando la stampa del 1856 di Massimo Franchi che riprende Cremona a “volo d'uccello”lasciando in primo piano le mura e quella che ora è Via Cadore.
Un osservatore attento noterà come l'interstizio tra le mura e la fine delle contrade e delle abitazioni finisse in rampa verso le mura.
Mura che erano costruite intelligentemente da 800 anni sul dislivello geologico naturale degli spiaggioni di Po, lungo un declivio che lasciava la città murata in alto e Via Giordano e la golena in basso. Un dislivello originariamente importante, forse superiore ai 5 metri, poi compensato dall'intervento dell'uomo. Un dislivello che comunque consentiva la costruzione di un muro apparentemente poco rilevante dall'interno della città ma insormontabile dall'esterno, poiché molto alto. Inoltre un assedio da questo lato era abbastanza improbabile a causa degli assedianti schiacciati tra le mura ed il fiume sempre minaccioso e molto più vicino alla città e non munito di argini per il contenimento delle piene.
Ed ecco che risulta più chiaro il nome della chiesa S.Pietro al Po che si affaccia lungo una Via Cadore che andrebbe rivista come si presentava circa mille anni fa.
E non è un caso se fino alla fine del 1800 sulla piazza in declivio della chiesa stessa vi fosse una statua del Nepomuceno, il santo protettore dalla furia delle acque che in questo caso proteggeva dalla paura delle acque del Padus, minaccioso oltre Via Giordano. E tale statua si nota esattamente dalla stessa stampa di cui abbiamo fatto cenno in precedenza.
Via Cadore unisce due porte antiche di Cremona, porta Po Vecchia e Porta Mosa.
La porta Po Vecchia, così chiamata perchè in origine guardava Via del Sale, fu abbattuta nel 1825 e spostata sul piazzale esterno della Contrada del Teatro, oggi Corso Vittorio Emanuele.
Le vestigia della porta antica sono visibili dal ristorante "La Bottiglieria", e segnano anche il vecchio toponimo della Via Porta Po Vecchia che era chiamato Chiavegone nel 1800.
El Ciavegòon era infatti il colatore Cremonella che in quel punto usciva dalla città dopo averla attraversata per intero a partire dall'attuale Largo Paolo Sarpi.
La via Cadore è quindi quello spazio di contenimento delle vecchie mura che, quando le stesse perdono la loro funzione difensiva, serve a contenere piazzette e slarghi irregolari che notiamo per esempio in piazzetta Gualazzini, restii di vie che terminavano sulla spianata delle mura .
Come abbiamo già detto il nomeo Via Cadore è del 1931 ma il nome precedente era Bastioni di Porta Romana e fu assegnato dopo l'unità di Italia.
In epoca austriaca era denominato Bastioni di Porta Po.
Ovviamente a seconda dei secoli le mura subirono lavorazioni e rimaneggiamenti sia in epoca medioevale che tra 1600 e 1700.
Rimasero poi identiche nel 1800 e smantellate o fagocitate da nuove abitazioni nel 1900.
E' Lanfranchi nel 1910 che abilita il nuovo piano regolatore e scrive: “si propone di lasciare facoltà ai singoli proprietari di portare le nuove costruzioni fino sulle mura, con obbligo di rimborsare la copertura delle fosse“ inoltre scrive che i proprietari possono usufruire delle mura per la costruzione delle nuove facciate, quindi sfruttarne i mattoni.
Lungo questo tratto di mura si snodavano parecchie chiese, quasi tutte perdute dopo il decreto Teresiano che le abolì a fine 1700.
Partendo infatti da porta Po Vecchia, lungo lo slargo che poi divenne Via Cadore, fino a porta Mosa vi erano:
S.Pietro al Po (unica esistente), S.Marco, S.Salvatore, S.Maria Egiziaca, S.Pantaleone, S.Erasmo, S.Maria della Pace.
Nel tracciato delle mura, sempre in questa porzione poi denominata Via Cadore si notavano i baluardi.
Il baluardo o bastione è un elemento della cortina muraria che serve a rendere più robusta la stessa e che di solito ha forma di punta di lancia o pentagonale o trapezoidale. Diventa quindi un punto strategico di difesa.
Lungo alcune zone delle mura vi erano anche le pile, in dialetto dette le "Pile del ruud".
Ovviamente erano zone abbandonate delle mura in epoca recente che fungevano da discarica di materiale da riporto.
Lungo le mura di Via Cadore ve ne erano almeno due, una era in fronte a S.Pietro e l'altra era detta Porta Pila ed era in Via Giulio Ratti , nello slargo prima oggetto di scavi e ora di un nuovo insediamento commerciale (ex deposito Snum).
I baluardi partivano dal ponte levatoio di Porta Po Vecchia ( guardando la mappa di Cremona da sinistra verso destra ) ed interessavano poi il Belvedere (dal quale si osservava il fiume), il baluardo della Villa di Via Cadore n.25 ( di fronte a Via Larga ) il baluardo di S.Erasmo, la piattaforma Biglieme (nell'ex Snum) ed infine il baluardo di Caracena ( Porta Mosa ).
Senza scendere nello specifico, i baluardi sono tutti visibili e da Via Cadore e da Via Giordano cercando elementi di muratura in cotto posti sul dislivello delle isoquote tra le due vie. Tali elementi in muratura sono divenuti giardini, cortili, garage, muri, balaustre.
Davanti a Porta Mosa era sicuramente presente un rivellino, una fortificazione posta davanti alle mura che fungeva da avamposto difensivo e che era raggiungibile dall'interno delle mura tramite tunnel. Il rivellino aveva spesso forma di mezzaluna e difendeva porte e fossati.
In definitiva, Via Cadore, come Viale Trento Trieste è una “ via inventata “ dal nulla in epoca relativamente vicina a noi e che, sfruttando lo smantellamento delle mura, unisce la parte vecchia della città a quella extra moenia ottimizzando, per asservire la moderna viabilità, tutti gli interstizi tra le contrade (vie) centrifughe al centro e le mura smantellate o inglobate in abitazioni ad inizio del 1900.
Via Cadore, da Via Stretta Corta a Porta Mosa ha almeno 15 vie che la lambiscono e di queste, solo 3 sono su lato esterno verso Via Giordano.
Le altre Vie sono tutte provenienti dal retro di Piazza Marconi e dal Teatro e costituiscono il reticolo a sud del centro che è più elevato di quota di vari metri ma che è a volte difficile da notare a causa delle pendenze impercettibili e non accentuate quanto il dislivello tra “Cadore e Giordano” appunto sfruttato dai Cremonesi per farvi le prime mura del 1200.
Le mura, oggi quasi irriconoscibili , erano il limite invalicabile della città, erano anche il limite dell'apparato daziario che venne abolito a partire dalla fine del 1800. Dividevano il Comune di Cremona dai Corpi Santi, il territorio suburbano della città, riunito in un unico comune detto Due Miglia.
In una immagine romantica possiamo pensare che non vi fosse solo il Vecchio Passeggio a nord, ma che vi fosse anche un Passeggio a sud, sempre sopraelevato le mura e che tale tratto altro non fosse che la attuale via Cadore.
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commenti
Mariateresa
23 giugno 2023 14:36
Ho apprezzato la storia della zona di Cremona tra via Cadore e Porta Mosa e con la fantasia (e ricordi di stampe d'epoca) ho quasi immaginato questa parte demolita di Cremona (che in altre città è stata almeno in parte conservata).
Per riscontro ho provato tristezza per quello che, secondo me, è l'ultimo affronto alla storia della città e ad un'urbanistica conservativa: la costruzione in cemento di un altro supermercato
ennio serventi
26 giugno 2023 09:01
Il "giro delle sette chiese" legato alla liturgia pasquale, aveva anche una appendice laica: ho sempre pensato che questa fosse legata alla rituale visita di sette ben individuate osterie. C'era una "prima", una "seconda" ed una "settimana e l'individuazione si è sempre fermata qui. Ora mi sorge il dubbio che "el gìir dèele sèet cièese", appresa l'esistenza di queste lungo il suo percorso fosse il modo rustico per indicare la passeggiata sulle mura di via Cadore.