11 giugno 2023

Quei due capolavori della scultura di Palazzo Mina che cremonesi e turisti non possono ammirare: Ganimede e la Danzatrice. Uno degli autori ispirò la statua della Libertà di New York

C'è uno straordinario palazzo a Cremona, in via Platina 66. E' il palazzo Mina Bolzesi un autentico scrigno d'arte di proprietà del Seminario Vescovile, ereditato dalla famiglia senza discendenti diretti. Il Palazzo è uno scrigno d'arte ed è la più prestigiosa residenza neoclassica di Cremona. Anche dall'esterno. osservando la facciata, già si ha la sensazione della ricchezza del palazzo con le statue di Alfeno Varo, Lampridio e Gerolamo Vida, i bassorilievi, i mascheroni e quel timpano raffigurante il supplizio di Muzio Scevola. Ma le sale, lo scalone e soprattutto il salone di danza hanno straordinari dipinti del Diotti. E poi la "sala di Prometeo", quella "della Capra" e altro. Purtroppo sono andate disperse quasi tutte le opere d'arte (sculture, dipinti ed arredi) che facevano di questa dimora una vera e propria galleria d'arte moderna con opere di Hayez, Landi, Palagi, Ronzoni e sculture di Canova, Pacetti e Monti. Sono rimaste sul posto due straordinarie opere che meriterebbero di essere ammirate dal pubblico cremonese (una sola volta è accaduto con le Giornate del Fai) e che eccezionalmente sono state esposte a Milano qualche anno fa in occasione della grande mostra del Canova alle Gallerie d'Italia: si tratta di due statue in marmo di Carrara raffiguranti l'una Ganimede opera dello scultore romano Camillo Pacetti (diresse la decorazione dell'Arco della Pace di Milano), la seconda una magnifica danzatrice di Gaetano Matteo Monti (sua è la statua di Parini a Brera) allievo del Canova, ispirata alla statua del suo maestro oggi all'Hermitage di San Pietroburgo. Ma Pacetti è stato anche l'ispiratore della statua della Libertà di New York.

Una sorta di piccolo giro del mondo che parte da palazzo Mina Bolzesi, a Cremona, passa per Milano e arriva a New York e dintorni. Leggendo così, anche senza le relative mappe cartacee o digitali, un cittadino cremonese potrebbe trovare come relativamente semplice vivere due dei tre passaggi che compongono questa escursione; uno è in città, lungo via Platina, l'altro è in piazza del Duomo a Milano, quindi relativamente a portata di mano, mentre l'ultimo si trova oltre oceano e richiede una organizzazione mediamente più attenta e più costosa.

Camillo Pacetti venne a mancare a Milano nel 1826 ed era uno scultore, uno di quelli che lavorava gomito a gomito con Antonio Canova, scultore che venne messo, dato che era bravo ma tanto, a dirigere la Accademia delle Belle Arti nella centralissima via Brera. Il suo busto sembra ricordare un console romano più che un artista ma, in realtà, la marea di turisti che affollano il Duomo di Milano o la statua della Libertà di New York spesso non sanno neanche chi sia o cosa abbia fatto Camillo per godere di un busto presso una delle Accademie d'arte più famose al mondo.

La facciata del Duomo di Milano è imponente e, poco sopra l'ingresso, lascia ai turisti e ai fedeli un monito legato al Nuovo Testamento; quel monito è una statua del 1810 che, visto il messaggio che deve trasmettere, si chiama Legge Nuova. La statua è significativa ed interessante, nella parte sinistra protegge una croce, mentre nella destra una fiaccola, la bellezza di quella donna vestita con una tunica viene esaltata dalla corona stellata intorno alla testa. Bella ed importante ma, pensandoci un momento, la fiaccola, il profilo femminile, la tunica, la testa stellata dovrebbero portare i ricordi di chiunque ben più lontano da Milano; diciamo direttamente a New York dove, come simbolo delle libertà statunitensi, capeggia davanti alla città la Statua della Libertà. In effetti sembra ormai assodato che l'allegoria delle libertà che presenta la città di New York come ambasciatrice di quel Nuovo Mondo, opera del francese Auguste Bartholdi della seconda metà del 1800, sia nata ispirandosi e mica poco a quella Legge Nuova che il buon Camillo scolpì per il Duomo della città della Madunina. Bravo Camillo, il tuo lavoro e il tuo talento hanno creato o ispirato i simboli di due mondi e di due valori che legano le persone da sempre ma adesso, per favore, portaci in via Platina a Cremona e spiegaci cosa hai “combinato” nel mezzo della pianura Padana. Ganimede era un principe troiano, il più bello di tutti secondo Omero, il quale, secondo la leggenda, venne rapito da un'aquila mandata nientemeno che da Zeus il quale lo fece diventare suo coppiere. Interessante di certo Camillo, la mitologia greca è la base della storia culturale dell'uomo, ma siamo davanti a palazzo Mina Bolzesi e vorremmo capire cosa possiamo trovare all'interno.

All'interno di quello stupendo palazzo di Cremona, uno di una serie molto lungo di palazzi cremonesi carichi di arte tutta da scoprire, c'è una mia statua del 1819 circa, è una statua che rappresenta un tributo a Ganimede, statua che prende il nome, per raccogliere con semplicità tutto il mito del principe troiano “Ganimede e l'aquila”. La statua venne acquistata dal nobile Gaetano Bolzesi per entrare a far parte di quello stupendo palazzo Mina Bolzesi che venne costruito nella prima parte del 1800 e che è situato nella strada dedicata ad un eccezionale artista del legno, Giovanni Maria Platina.

Camillo perdonaci, ma qui a Cremona si sa poco di questo tuo lavoro, eppure una tua statua domina l'ingresso del Duomo di Milano e ha ispirato uno dei simboli della storia moderna, con il tuo lavoro hai trasmetto a Bartholdi l'idea per uno dei monumenti più visitati al mondo. Non saprei cosa dire; Ganimede con l'aquila è un lavoro di certo molto interessante, racchiude energia e mette in contrapposizione la bellezza del principe con la fierezza del rapace. Osservandola bene, però, si capisce che il lavoro ha una armonia ben bilanciata, l'aquila è cinta dalla mano sinistra come a simboleggiare una sorta di protezione mentre Ganimede, nella destra, tiene con la mano una piccola brocca. Il capo del principe è coperto da un copricapo ben visibile. Volendo guardarla bene la Legge Nuova sembra proteggere con la mano sinistra il simbolo della cristianità, la croce, mentre con la destra la fiaccola sembra essere d'aiuto per indicare la giusta strada anche nei momenti più bui. Un'opera impressionante Maestro Pacetti, creata da un'artista che ha dato “il via” ad uno dei simboli più conosciuti al mondo, complimenti. La ringrazio, ma se mi sono concesse ancora due parole vorrei ricordare che Ganimede con l'aquila, a palazzo Mina Bolzesi, è in ottima compagnia, perché il mio collega Gaetano Monti, nel 1820, scolpì sempre per il nobile Bolzesi un'altra statua stupenda, la Danzatrice, un lavoro che valorizza e si integra perfettamente nel repertorio artistico di quel palazzo nel centro a Cremona. 

Nelle foto i due capolavori di Palazzo Mina Bolzesi e la statua del Duomo di Milano che ha ispirato la Statua della Libertà

Marco Bragazzi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti