29 settembre 2024

Rodolfo Bona scopre l'autore del misterioso pittore che si firmava "Dux" nel quadro delle mietitrici del "Premio Cremona" nella direzione del Consorzio Agrario: è Angelo Brando

Grazie al presidente del Consorzio Agrario Provinciale, Giannenrico Spoldi, insieme a Vittorio Sgarbi, all’amico Mario Silla, al vicepresidente Corticelli e ad altri componenti dello staff aziendale, il 19 scorso abbiamo visitato alcuni locali della sede di Cremona. Dopo aver ammirato il grande quadro di Bruno Amadio che fu esposto al Premio Cremona del 1940, i bei dipinti dei pittori cremonesi Carlo Vittori e Pietro Foglia, gli arredi e la boiserie dell’epoca – quando l’edificio ospitava la sede del quotidiano “Il Regime Fascista” e gli uffici di Roberto Farinacci – ci siamo soffermati su una grande tela appesa alla parete dell’ufficio della direzione rappresentante due contadine intente alla mietitura del grano. (Fig. 1)

Trent’anni or sono, questa Mietitura aveva già catturato l’attenzione di Elia Santoro che l’aveva descritta nel volume commemorativo del novantesimo anniversario del Consorzio, edito nel 1986 (1896-1986. Novant’anni di futuro, p. 40), nel quale aveva sviluppato alcune considerazioni dopo aver esaminato la tela che, al suo verso, reca ancora il talloncino con il numero di presentazione al Premio Cremona del 1939 e il motto “Dux”, con il quale l’autore l’aveva inviata alla giuria della manifestazione.

Il luminoso olio non fu però esposto in quell’occasione e, quindi, non venne pubblicato sul catalogo della mostra. Per questo motivo, esso non comparve nemmeno nell’esposizione Il Regime dell’arte. Premio Cremona 1939-1941 che, insieme al prof. Sgarbi, allestimmo nel 2018-19 nelle sale del Museo Civico. 

Furono circa 300 le opere presentate al concorso del 1939, delle quali solo 123 vennero accolte dalla giuria. Anche quella oggi conservata al Consorzio non fu ammessa fra le 44 concorrenti al premio B “Stati d’animo creati dal fascismo” nonostante la sua indiscutibile qualità, che ha catturato anche l’attenzione di Vittorio Sgarbi. Forse, come già aveva ipotizzato Santoro, la non ammissione poteva essere collegata al soggetto fuori tema o al fatto che, in qualche modo, esso anticipava quello dell’edizione dell’anno successivo, La Battaglia del grano, argomento “dettato” da Mussolini proprio nel 1939. Infatti, nessuno dei quadri esposti quell’anno era dedicato al lavoro nei campi

La tela, comunque, venne acquistata dal Consorzio, probabilmente attraverso l’ufficio vendite appositamente costituito dall’Ente ordinatore della manifestazione e restò a Cremona.

Nei giorni seguenti ebbi occasione di riflettere su quel dipinto e su alcuni particolari stilistici che me ne ricordavano altri già visti: il volto idealizzato della contadina in piedi a destra – lontano dal robusto realismo di molta pittura debitrice al clima di Novecento – la tavolozza luminosa e una conduzione pittorica caratterizzata dalla libertà della pennellata, derivata da influssi impressionisti e post-impressionisti, senza però rinnegare inclinazioni naturalistiche ancora ottocentesche, come la posa milletiana della contadina curva a sinistra, le influenze morelliane e una residuale inclinazione bozzettistica.  

Sfogliando alcuni cataloghi e pensando a questa bella scena contadina, mi sono ricordato che frequentemente gli artisti inviavano alla giuria più opere contrassegnate dal medesimo motto. Ebbene, riprendendo in mano la prima edizione del catalogo del 1939 mi sono reso conto che ben tre dipinti siglati “Dux” furono esposti in mostra quell’anno, uno al concorso principale “Ascoltazione alla radio di un discorso del Duce” e due a quello secondario, il premio B appunto. (Figg. 2-4)

La seconda edizione del catalogo, che Santoro non ebbe l’opportunità di consultare, fu pubblicata dopo l’assegnazione dei premi riportando i nomi degli autori; fra questi, contrassegnato dal motto “Dux”, compare quello di Angelo Brando (Maratea 1878 – Napoli 1955).

Un rapido esame delle fotografie del catalogo, seppur riprodotte in bianco e nero, è stato sufficiente a sgomberare ogni dubbio, attestando che il quadro del Consorzio va attribuito al pittore di Maratea, una delle figure più interessanti nel panorama delle arti figurative del Novecento meridionale. Dell’artista, che all’epoca risiedeva a Napoli, avevo scritto alcune note nel libro dedicato al Premio Cremona pubblicato nel 2016 (pp. 17-18, 54, 181-182). 

Intensa fu l’attività espositiva di Brando, che gli valse gli apprezzamenti della critica e l’ammirazione dei colleghi. Dipinse per la Casa Reale e per alcune facoltose famiglie napoletane e lucane, con una sensibilità che generò anche una copiosa produzione ritrattistica, nella quale protagonista è la luce, resa con tonalità calde, con raffinati rialzi coloristici e sfaldature cromatiche. La sua produzione è stata riassunta nella retrospettiva, curata dalla figlia Cordelia nel 1959, alla galleria “Medea” di Napoli. Nel 2009 la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata ha acquisito 34 sue creazioni costituendo la pinacoteca “A. Brando” nel Palazzo De Lieto a Maratea. 

La paternità dell’opera è, inoltre, ampiamente confermata dal confronto con il dipinto Mietitura, la cui immagine comparve sulla copertina della rivista “La Basilicata nel Mondo”, pubblicata nell’estate del 1927, data che fornisce un riferimento cronologico anche per la tela cremonese, con la quale le analogie sono evidentissime, tanto da far supporre che Brando, nel 1939, avesse riadattato per l’occasione un soggetto realizzato negli anni Venti. 

Lo stesso anno, infatti, egli aveva compiuto un’operazione simile, rielaborando un ritratto della moglie Eugenia con in braccio la piccola Cordelia davanti alla radio, in un notturno interno familiare, poi arricchito con un calendario sul quale campeggia un militaresco ritratto del Duce e che reca la data del discorso della dichiarazione di guerra all’Etiopia: 2 ottobre 1935. 

Brando, dunque, inviò al Premio Cremona del 1939 almeno quattro dipinti, dei quali ben tre furono ammessi. Anche se coperti dall’anonimato, essi potevano essere facilmente individuati da alcuni componenti della giuria che ben conoscevano la sua produzione, quali i colleghi Pietro Gaudenzi, Carlo Prada e Felice Carena o sicuri conoscitori dell’arte del periodo come Argan e Ojetti.

Angelo Brando prenderà poi parte anche alla seconda edizione del concorso cremonese con un imponente polittico, La Battaglia del grano, composto da cinque pannelli. Nella Pinacoteca a lui dedicata a Maratea si conserva ancora uno studio a olio per la composizione dello scomparto centrale datato al 1940, una Scena campestre autografata dall’autore con l’aggiunta della scritta: “Studio per il quadro del grano”.

Di nessuna delle tele che Brando inviò al Premio Cremona si conosce oggi l’ubicazione, né è dato sapere se sono sopravvissute, in tutto o in parte, all’oblio che ha avvolto la manifestazione dopo il 1945. La Mietitura del Consorzio Agrario è, in ogni caso, significativa testimonianza di questa vicenda, un ulteriore e importante tassello di un capitolo della storia e dell’arte italiana che ebbe Cremona come protagonista e che è ancora da esplorare nella sua complessità. 

 

Rodolfo Bona


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commenti


Anna L. Maramotti Politi

2 ottobre 2024 05:34

Non posso che complimentarmi
È una pagina di storia dell'arte che conferisce a Cremona prestigio
Si tratta di uno studio di grande rilievo anche per l'approccio metodologico di uno studioso di grande competenza.