Se n'è andato il giornalista Gian Paloschi, cantore appassionato della città, delle sue storie e della sua gente
Oggi se n'è andato Gian Paloschi, decano dei giornalisti cremonesi, che teneva su Cremonasera una seguita rubrica dal titolo "Come eravamo" in cui Gian raccontava la Cremona di un tempo (i locali, i negozi, i luoghi di ritrovo), i personaggi e gli incontri nel campo musicale sua passione giovanile (Mina, Celentano, Tony Dallara e altri). Gian oltre che uno stimato collega, era anche un carissimo amico. Con lui il confronto era continuo, se non ci si poteva vedere, bastava una telefonata per capirci, per condividere un'idea, la prospettiva di un pezzo. Una condivisione che è durata decenni. Fin dalle notti passate al giornale La Provincia, quando in attesa dei lanci d'agenzia per le pagine di Interni ed Esteri che Gian curava (mentre io chiudevo le pagine di Cronaca locale) facevamo lunghe chiacchierate sulle nostre famiglie, sulla nostra città, sui temi del giorno ma c'era anche spazio per la sua passione per la musica, per i suoi dischi, per le sue canzoni. Racconti a puntate di locali mitici ("La Rupe Tarpea", "la Bussola", "il Muretto di Alassio", "l'Olimpia"), di personaggi delle cronache mondane (Anita Ekberg, Fred Buscaglione, Virna Lisi). Gian aveva suonato con il suo complesso ("I Vichinghi") in quei locali e sempre con la musica incontrò quei personaggi che finivano sui rotocalchi. Una sera arrivò in redazione con un pacco di vecchi dischi: erano le incisioni del suo complesso rigorosamente su vinile di cui andava orgogliosissimo. Era il suo tesoro che mostrava solo agli amici fidati, così come le foto della cara moglie e dei suoi figli che teneva nel portafoglio. Poi si parlava della Cremona di un tempo, dei locali che stavano per sparire, dei personaggi viventi o del passato. Ho più volte chiesto a Gian di mettere da parte la sua riservatezza e a mettere per iscritto i suoi ricordi. Così sono nati diversi articoli sul quotidiano e i suoi primi due libri: "Incontri Cremonesi" del 1995 e "Cremonesi e dintorni" del 1997, veri inni alla cremonesità.
L'amicizia con Gian non è finita con il mio addio al giornale La Provincia. Così lui ha collaborato con "La Cronaca" scrivendo pezzi memorabili sulla città e sui suoi personaggi e poi il libro "Quelli eran giorni" (da una canzone di Sandie Shaw), una storia di orchestre, canzoni, musicisti e musicanti nella Cremona degli anni Cinquanta e Sessanta, una sorta di antologia dei complessi musicali che ho fortemente voluto. Poi la collaborazione con "Cremonasera" e la sua soddisfazione di qualche giorno fa, quando ricordando l'esordio di Mina con i Solitari nella tavernetta del Continental, avevo citato i suoi ricordi. "Sei un vero amico, ti voglio bene" mi ha detto. Se non riuscivamo a parlarci era il figlio Gerardo a fare da messaggero tra di noi.
Ciao Gian, amico carissimo. Mi mancheranno i tuoi racconti, i tuoi ricordi, i tuoi articoli e soprattutto gli incoraggiamenti a continuare a scrivere, a fare il giornalista, un mestiere che quando ti prende non ti fa sentire neppure gli anni che passano.
Nella foto Gian Paloschi e una immagine a cui teneva molto: il suo complesso dei Vichinghi alla Taverna Messicana di Milano (1959)
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commenti
claudio
16 gennaio 2024 18:12
Sentite condoglianze a Gerardo e Famiglia
claudio
16 gennaio 2024 18:12
Sentite condoglianze a Gerardo e Famiglia
Jot
16 gennaio 2024 22:02
Sentite condoglianze…a Gerardo e famiglia.