21 agosto 2021

Se n'è andato Roberto Faliva, fotoreporter dell'immagine "al volo". Con le sue foto ha raccontato cinquant'anni di Cremona

Se n'è andato Roberto Faliva, uno dei grandi fotoreporter cremonesi. Ha lasciato la sua famiglia (quante volte incontrandolo ricordava il suo Angelo e la sua scomparsa su cui non è mai stata fatta chiarezza), Cremona che adorava (un rito il caffè del mattino al Negresco quando ancora aveva bottega in piazza Cavour), il tennis (è stato un campione con una grande grinta), la Bissolati, le partite a carte e la sua Cremonese di cui è stato fotografo e testimone per oltre cinquant'anni. Aveva 81 anni “Berto”, molti dei quali passati con la macchina fotografica Rolleiflex a tracolla. Se n'è andato improvvisamente, domenica alla Bissolati giocava a tresette come sempre con gli amici. "Vado a casa, mi sento stanco", poi un malore e in pochi giorni ci ha lasciato.

Roberto, fin da giovane, l'ho sempre visto letteralmente pieno di vita, di forza, di energia - lo ricorda il nipote Alberto che ha curato la mostra fotografica e il libro tratto dall'archivio Faliva – E' stato un campione di tennis, con una grinta magnifica che nessuno aveva, ma anche un campione di socialità, di apertura verso gli altri. In ogni cosa che faceva c'era il gusto della poesia, anche se doveva solo preparare una concia, una zuppiera di verdure per una cena all'aperto con gli amici. Sin da piccolo ha coltivato il gusto di essere 'una piccola peste' rendendo (a mio avviso) più vive le persone che incontrava sul suo cammino. Carattere che ha continuato ad avere anche da grande”.

Lui e il fratello Giuseppe avevano imparato ad usare la macchina fotografica dal papà Angelo che aveva lavorato a Milano da Colliva – fotografo storico della metropoli. In poco tempo divenne uno dei fotografi più affermati di Cremona, secondo forse solo a Fazioli come testimone della Cremona che cambiava. E poi i personaggi: Mina con il leoncino in mano, Tognazzi, le Mille Miglia, Coppi, Bartali. E dopo Angelo i figli Giuseppe e Roberto. Gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta segnarono il successo dei fotografi Faliva. Erano così pieni di lavoro che, essendo in tre, riuscivano a fare in una mattina anche tre matrimoni contemporaneamente. Fossero stati in cinque, ne avrebbero fatti cinque.

Roberto poi aveva una grande dote era bravissimo a fotografare “al volo” (come ricordava Antonio Leoni) perchè i Faliva sono stati i fotografi del quotidiano locale ma anche di Mondo Padano fin dalla sua nascita. Aveva lo scatto pronto, come gli aveva insegnato il papà e come la prontezza di riflessi acquisita anche con il tennis, gli permetteva di fare. Quando seguiva la Cremonese difficilmente gli sfuggiva il momento del gol, quello che lo inquadri subito o non ce l'hai mai più. Leoni era molto esigente in questo e Roberto difficilmente sbagliava. E poi la cronaca nera, quella su cui lui e Giuseppe cercavano sempre di essere i primi stimolati da quel segugio che era Gian Curtani. A qualsiasi ora del giorno e della notte, anche se l'unico modo per portare a casa la foto, magari era quello di illuminare la scena dell'incidente con i fari dell'auto perchè bisognava esserci con le immagini a qualunque costo. E come non ricordare le corse sulle strade di Roberto per poter consegnare in tempo utile le fotografie della Cremonese in trasferta da qualsiasi luogo. Le attese in tipografia per quelle immagini che dovevano andare in prima pagina. Le telefonate notturne di sollecito perchè le rotative dovevano andare in moto: ,“sono in camera oscura”, “sto asciugando le foto”, “sono pronte”, “arrivo” tutte frasi tradotte in italiano perchè per Roberto la lingua ufficiale era il nostro dialetto.

“Ciau Berto, se te ghe la fet mandame na foto al vul anca da là”. (m.s.)


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