17 maggio 2023

Sessant'anni fa scompariva Aldo Ranzi, l'architetto dotato di straordinaria cultura e sensibilità artistica che cambiò il volto urbanistico di Cremona

Sessant’anni fa, il 15 giugno 1963, scompariva l’architetto Aldo Ranzi, una delle figure più significative per il rinnovamento urbanistico della città, legato soprattutto al suo essere il progettista autore della variante del 1937 al cosiddetto "Piano Gamba", datato 1928 e adottato come P.R.G. dal consiglio cittadino. Nato a Rovigo il 10 febbraio 1898, nel 1915 si era diplomato al corso superiore di Scenografia ed Architettura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, ottenendo poi i diploma di Professore di disegno architettonico che, nel 1923, gli consentì di ottenere il riconoscimento del titolo di architetto e l’abilitazione alla professione. Nel 1924, in seguito a concorso, giunse a Cremona e venne assunto in ruolo presso l’Ufficio Tecnico Comunale, ma solo nel 1945 venne stabilmente nominato Architetto Capo della sezione edilizia e urbanistica. Dotato di profonda sensibilità artistica e di una notevole padronanza dei mezzi espressivi, trasfuse in tutte le sue realizzazioni uno stile equilibrato ed essenziale, quasi classico, ma non insensibile alle suggestioni che gli venivano inizialmente dalla frequentazione degli ambienti futuristi che facevano capo a Enzo Mainardi ed allo stesso Filippo Tommaso Marinetti, che lo spinsero a modernizzare gli edifici cremonesi, come la Baldesio, la Casema dei Vigili del fuoco, realizzata tra il 1926 ed il 1928, Borgo Loreto. La palazzina della Canottieri Baldesio del 1937 è ancora di ispirazione futurista, ma è il fabbricato dell'ex genio civile una delle sue migliori creazioni. Nel 1933 il Ministero dei Lavori Pubblici aveva bandito un concorso per il progetto di un edificio ad uso degli Uffici Governativi che fu vinto dal progetto redatto da Aldo Ranzi e Venceslao Guida. I progettisti nell’architettura del palazzo hanno cercato di coordinare la struttura dell’edificio con gli aspetti decorativi mirando ad ottenere un rapporto di masse di ispirazione classica. La facciata su corso Vittorio Emanuele è stata suddivisa in tre parti, dando a quella centrale maggior importanza: un carattere monumentale ottenuto con la presenza di massicci pilastri e con la loggia ricavata nello spessore degli stessi. Questa composizione estremamente statica è “ammorbidita” dal raccordo curvilineo dell’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via Ponchielli. La soluzione angolare concava ha permesso un effetto di maggior vastità, valorizzando così la costruzione, vista l’impossibilità di creare una piazza antistante. I rivestimenti di facciata e gli aspetti decorativi sono stati attentamente studiati: i prospetti esterni sono rivestiti, per tutto il piano terreno, con lastre di ceppo policromo del lago di Iseo e, per la parte superiore del corpo centrale e dei corpi d’angolo, con pietra di Mazzano e Botticino a superfici lisce o levigate o battute. I portali di ingresso sono in porfido della Val Camonica, le restanti parti della facciata sono ricoperte di intonaco pietrificante. Il progetto esteso anche alla decorazione degli spazi interni; ottiene risultati significativi nella nicchia dedicata ai caduti eseguita in marmo verde delle Alpi, nei saloni centrali di ricevimento e di rappresentanza dell’Intendenza di Finanza e del Genio Civile con pareti a stucco e pavimento in linoleum nonché nell’arioso salone del Genio Civile caratterizzato dai quadri del pittore Iginio Sartori.

La figura di Aldo Ranzi è anche legata alla progettazione del quartiere Po, quando era a capo della sezione urbanistica del Comune. Il quartiere Po è uno degli interventi residenziali più significativi nella storia novecentesca dell'intera provincia di Cremona, sia per le dimensioni dell'intervento - che avrebbe dovuto ospitare oltre quattromilaseicento abitanti - sia per le idee urbanistiche che stanno alla base del piano di sviluppo: un nuovo nucleo urbano autosufficiente, ispirato al modello della città giardino. Sviluppato su una superficie totale di circa ventitrè ettari, di proprietà privata, il progetto infatti proponeva l'utilizzo del verde, pubblico e non, come elemento progettuale di giunzione e filtro con il tessuto urbano circostante e la costruzione di villette a due piani - con due o quattro unità residenziali - e case a schiera su tre livelli, tutte immerse in ampi orti e giardini. Le abitazioni erano disegnate intorno a due piazze, fulcri economico e religioso del nuovo insediamento, pensati per accogliere rispettivamente un palazzo per uffici, un cinema, il mercato coperto e negozi, da un lato, e una chiesa dall'altro. La decisione di supportare l'iniziativa privata con fondi pubblici legati al piano INA-Casa, comporterà però una serie notevole di cambiamenti: se le aree sviluppate da privati - che occupano circa un quarto del terreno a disposizione - rispettano infatti i canoni generali del piano di Ranzi, Gandolfi e Guarneri, quelle finanziate con fondi pubblici adottano modelli insediativi che riducono lo spazio lasciato al verde e, in particolare, agli ampi viali alberati che avrebbero dovuto innervare l'insediamento. La piazza a destinazione civica, inoltre, non fu mai realizzata e il solo edificio pubblico costruito nel quartiere è la chiesa parrocchiale di Cristo Re, disegnata da Fulvio Melioli con Ranzi. 

Durante la sua lunga carriera Ranzi progettò e diresse numerose ed importanti opere: il cavalcavia del Cimitero, progettato nel 1926 con l’ingegnere Contuccio Contucci, ed il completamento del cimitero stesso; la sistemazione del museo civico e la sede della Biblioteca Governativa; il restauro architettonico del palazzo comunale e della Loggia dei Militi; la sede dell’APC in via Gerolamo da Cremona; il nuovo macello civico e gli edifici scolastici a San Bernardo, Boschetto, Picenengo, piazza Castello, viale Po e via Ticino; la chiesa parrocchiale di San Giovanni in Croce.

Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti