Si è chiusa fra gli applausi la stagione concertistica del Ponchielli. Sokolov virtuoso, Abbado sicuro e deciso con una Filarmonica Toscanini in gran forma
Chiusura fra gli applausi al Teatro Ponchielli per il concerto finale della stagione concertistica del cartellone di quest'anno.
Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini il direttore Roberto Abbado. Certo, un cognome di un certo peso quello che porta con sè il musicista milanese. Roberto è infatti figlio e nipote d’arte: il padre Marcello era un eccellente pianista e compositore, mentre lo zio, fratello di Marcello, era il celebre direttore d’orchestra Claudio Abbado.
Un “peso” quello del cognome che condanna sempre i figli ad essere paragonati con i propri antenati, quasi sempre soccombendo nel confronto. Roberto ha dimostrato dalla prima nota di avere il controllo della compagine osando perfino a dirigere l’intero programma a mani libere, senza bacchetta. Il concerto è iniziato con la versione orchestrale di Une barque sur l’océan di Maurice Ravel. Suono compatto, denso ed uniforme, così ha esordito l’esecuzione del terzo brano dei cinque Miroirs. La composizione nasce per pianoforte, ed è la sola insieme a Alborada del gracioso ad essere stata anche orchestrata. Evocativa la realizzazione di questa partitura che ricorda con un sapiente uso di arpeggi le onde del mare.
Sentimentale ed intenso il Concerto per violino e orchestra di Samuel Barber che ha visto protagonista il virtuoso Valeriy Sokolov. Orchestra lievemente più ridotta quella che accompagna questa partitura pregna di novecento che ha portato in scena un’esecuzione emozionata ed emozionante. L'orchestra ha dimostrato grande gestione degli equilibri sonori culminata con il serratissimo Presto in moto perpetuo. Particolare menzione alle sezioni dei fiati che proprio in quest’ultimo tempo hanno mostrato la precisione che normalmente contraddistingue le grandi orchestre nordeuropee. Dopo l’intervallo è stata la volta della colossale opera di Modest Musorgskij Quadri da un’esposizione. Anche in questo caso la composizione nasce per pianoforte e su di essa si sono cimentati nell’orchestrazione molti compositori, più di 30. La versione che ha avuto maggior seguito è quella senza ombra di dubbio firmata da Maurice Ravel, in grado di evocare in tutto il loro splendore i dieci quadri di Viktor Aleksandrovič Hartmann a cui Musorgskij si è ispirato. A far da collante in questa mostra sono cinque promemade, che accompagnano l’ascoltatore fra un quadro musicale e l’altro di questo capolavoro. La Filarmonica Toscanini trova fin dalle prime note una personalità possente conducendo ciascuna delle suggestioni chieste dal polso fermo di Abbado con suono ricco, mai fiacco. Un’esecuzione di vigore e splendore, pur filtrata da un suono “Italiano” e da alcune piccole sbavature negli attacchi degli ottoni, ha decisamente convinto. Le idee musicali erano ben chiare e le proposte del direttore avevano una giusta miscellanea di tempi comodi e di vivace articolazione riuscendo così a non essere mai stucchevole. Ecco che dalla bellezza quasi solenne della prima promenade si è scorsi attraverso le sonorità grottesche di Gnomus e via via fino a La grande porta di Kiev, chiusa con una forza ed un’intenzione musicale monumentali. Bene la breve ma intensissima apparizione di Valeriy Sokolov che, pur acclamato dagli scroscianti applausi della sala, non ha concesso bis. La Filarmonica Toscanini ha portato sul palco del Ponchielli un concerto di elevata qualità, con una sonorità interessante e definita. Roberto Abbado è una guida sicura e carismatica. Pur con un gesto affine alla direzione corale, a volte forse non efficacissimo, riesce a proporre la propria idea musicale senza snaturare, come accade alcune volte in cui sul podio sale anche l’ego insieme al direttore, le partiture e restituendo al pubblico in sala un ottimo concerto. L'utilizzo delle mani libere porta, in concerti in cui sono previsti grandi organici come quello di questa sera, alcuni rischi. Sono diversi i direttori che hanno fatto questa scelta, da Mitropoulos a Boulez passando per Stokowski o più recentemente Seiji Ozawa. Non basta avere carisma, e gli orchestrali necessitano in alcuni punti dello spartito di attacchi nitidi e precisi che soltanto con l'uso della bacchetta riescono precisi. Al netto di questa riflessione, Abbado ha portato a termine il programma con energia positiva che è rimasta evidente anche fra gli orchestrali. Sui folti applausi finali il direttore ha tenuto a gratificare tutte le prime parti facendole alzare a turno per ricevere il meritato consenso della sala. Lentamente il teatro si è svuotato, il chiacchiericcio diradato e le porte si sono chiuse alle spalle degli ultimi ad uscire. Con questo concerto il Ponchielli ha terminato la stagione musicale dello "Spazio Spettacolare". In attesa di scoprire quali nuovi concerti ci aspetteranno nel prossimo cartellone, lasciamo esaurire le vibrazioni di questa serata per preparare orecchie e anime alla musica del Divin Claudio, protagonista del Monteverdi Festival dal 16 giugno prossimo.
foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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