21 settembre 2022

Si indebitò per salvare i cimeli stradivariani ma Cremona se n'è dimenticata. Un convegno sulla figura del liutaio Giuseppe Fiorini

Un forte appello perché Cremona non si dimentichi di Giuseppe Fiorini, il liutaio bolognese che donò i preziosi cimeli stradivariani oggi al Museo del Violino, è venuto dal convegno che l’Anlai ha voluto organizzare all’Academia Cremonensis (con quasi 400 persone collegate in streaming) all’approssimarsi all’anniversario della nascita, avvenuta il 26 settembre 1861.

E’ stata l’occasione per ribadire, ancora una volta, la generosa iniziativa di questo artista, che rappresenta quella che è stata definita dal mastro Lorenzo Frignani la "Terza epoca d’oro della liuteria italiana” dopo quelle degli Amati e di Stradivari, a favore della città dove Fiorini avrebbe voluto veder nascere la scuola di liuteria. Ma la temperie storica e politica, dove a dettar legge era il “fascistissimo” Roberto Farinacci, non lo permise se non dopo alcuni anni, in occasione delle celebrazioni stradivariane del 1937, quando ormai nessuno poteva offuscare il suo momento di gloria.

Quello tra Giuseppe Fiorini e Cremona, per motivi del tutto incomprensibili, non è mai stato un rapporto facile. Eppure è proprio grazie al liutaio bolognese se il 26 ottobre 1930, sono state gettate le basi del museo stradivariano, della scuola di liuteria e, più tardi, del nuovo Museo del Violino. Ma quel giorno, che avrebbe segnato il futuro della liuteria cremonese, alla cerimonia di consegna del corposo materiale che costituiva i “cimeli stradivariani”, acquistati dieci anni prima dalla marchesa Paola Dalla Valle di Pomaro, erede del conte Cozio di Salabue sborsando centomila lire, una considerevole somma che aveva finito con l'indebitarlo, non era presente neppure Roberto Farinacci, che si era dato assente fingendo di essere impegnato nella capitale nelle manifestazioni per l’anniversario della marcia su Roma. Pesò sicuramente la polemica che, qualche mese prima, aveva imbastito Renzo Bacchetta, l'esperto di liuteria favorito di Farinacci,  sul “Corriere” al riguardo dei presunti documenti stradivariani rintracciati a Bergamo ed acquistati dai fratelli milanesi Bisiach, sfuggiti a Cremona ma ritenuti dei falsi.  Sta di fatto che alla cerimonia il “Regime Fascista” dedicò poco più di un trafiletto, nonostante la presenza dei fratelli Hill e delle  autorità diplomatiche straniere tedesche e svizzere, e la vistosa assenza di quasi tutti i musicisti locali. Farinacci, però, non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione così ghiotta, sollecitata soprattutto da due influenti consiglieri come Illemo Camelli, direttore del museo civico, e Pietro Anelli industriale dei pianoforti, entrambi buoni amici di Fiorini, in vista soprattutto di quel rilancio della liuteria cui il gerarca aspirava approssimandosi le celebrazioni stradivariane del 1937.

Si trattava di 1.303  cimeli composti da 895 modelli di cui 475 di carta e 410 di legno con le forme e le controforme, 13 in madreperla, 46 utensili in ferro 8 sigilli in cera quindi lettere, manoscritti, disegni, etichette, carte di misure. E Farinacci così aveva incontrato il liutaio bolognese in grande segreto in un albergo. In realtà entrambi avevano lo stesso desiderio, quello di costituire, partendo dal materiale acquistato da Fiorini, una scuola di liuteria che rinverdisse gli antichi fasti della tradizione stradivariana, ma mentre il liutaio bolognese, affetto da una grave forma di cecità, avrebbe voluto concretizzare il suo progetto il prima possibile, Farinacci, che già stava pensando alle grandi manifestazioni del bicentenario, aveva in mente il coup de theatre per quella data. Fiorini aveva già avuto varie richieste, anche molto allettanti, specie dagli Usa, ma da italiano e grande patriota non avrebbe mai potuto accettare queste offerte avendo preso l’impegno di far restare nel suo paese i cimeli. In questo era astato assecondato dalla marchesa Della Valle, che, a sua volta aveva rifiutato proposte di acquisto a cifre superiori a quella offerta del liutaio, ed aveva accettato un anticipo di sole 20 mila lire.

Nella sala dell’Academia Cremonensis a Giuseppe Fiorini è stato dato il giusto, ma tardivo riconoscimento che gli spetta, grazie anche alle accorate testimonianze dei due eredi, Roberto e Leonardo, depositari delle memorie familiari di una dinastia di grandi artigiani ed artisti bolognesi, di cui Giuseppe è stato l’ultimo epigone in un contesto, quello di Bologna, dove la musica era di casa da qualche centinaio d’anni. Figlio di un mugnaio, Raffaele, che nel 1868 aveva abbandonato il mulino di Bozzano per aprire a Bologna la bottega dove aveva potuto dar sfogo alla sua autentica passione per la liuteria, Giuseppe ne aveva seguito le orme, respirando l’aria di bottega fino al 1888, quando aveva aperto la sua attività unendo la straordinaria capacità artistica alle necessità dl mercato moderno. Figlio d’arte, nel 1873, a soli dodici anni aveva vinto il suo primo premio all’esposizione di Vienna, ma nel 1881, all’esposizione di Milano, era stato stregato dai reperti stradivariani, esposti al pubblico per la prima volta.

La straordinaria avventura di Giuseppe Fiorini, del suo amore per la liuteria e della sua caparbia volontà di aprire una scuola che la insegnasse, è stata raccontata dai relatori che si sono alternati al microfono, invitati dall’Anlai all’Academia Cremonesis, per illustrare un ritratto a tutto tondo di questo liutaio a cui si deve la rinascita di quest’arte antica di secoli: Giovanni Colonna, Roberto Regazzi, Lorenzo Frignani, Roberto Fiorini, Gualtiero Nicolini, Fabio Perrone e Giancarlo Guicciardi, intervallati da un momento musicale in cui Anna Glibchuk ha potuto suonare un strumento di Fiorini del 1924. Al termine la consegna del premio Anlai 2022 a Massimiliano Fois, direttore del MASE di Alghero per “una vita dedicata alla promozione dell’arte e della musica” da parte di Fabio Perrone e del presidente Anlai Gualtiero Nicolini. Ora, però, tocca a Cremona, rendere finalmente omaggio alla memoria di chi, con la sua ostinata generosità, ha contribuito a rinverdire quel mito a cui ancora oggi la città del Torrazzo si alimenta.

Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


L'innominato

21 settembre 2022 18:22

Parole al vento per una giunta di insensibili e incapaci

Roberto fiorini

22 settembre 2022 07:55

L'articolo riproduce in maniera puntuale i rapporti del liutaio Fiorini con Cremona e la sintesi degli aspetti affrontati nel Convegno dai vari relatori.