6 luglio 2025

Si è spento Giuseppe Soldi campione del mondo di ciclismo a squadre a San Sebastian nel 1965 sotto il diluvio. Un'impresa epica

Lutto nel mondo del ciclismo cremonese. E' venuto a mancare domenica 6 luglio Giuseppe Soldi, uno dei grandi del ciclismo cremonese. Nato a Stagno Lombardo (CR) l'11 settembre 1940 Giuseppe Soldi, è morto dopo una breve malattia. La sua carriera inizia a Cremona dove nel 1958 vince la Coppa Dondeo, una delle corse più importanti nel panorama nazionale e riservata alla categoria Allievi; ma l'apice della sua carriera avviene il 2 settembre 1965 al Campionato del Mondo riservato alla categoria Dilettanti in Spagna a Lasarte vicino a San Sebastian nei Paesi Baschi dove vince la medaglia d'oro insieme al soncinese Mino Denti e i veronesi Luciano Dalla Bona e Pietro Guerra battendo i favoriti di casa spagnoli. L'anno successivo Soldi esordì tra i professionisti e venne ingaggiato dalla Bianchi Mobylette nella quale erano presenti anche atleti di primo piano a livello nazionale quali e alla Milano-Torino del 1966 una delle decane di corse di un giorno si avvicinò al campione belga Rik Van Looy che gli diede l'ordine di seguire un certo Eddy Merckx che successivamente nel corso degli anni avrebbe più di 500 corse (527 ndr). In quella squadra dove militava Soldi erano presenti corridori del calibro di Antonio Bailetti, Mario Maino, Enrico Massignan, Imerio Massignan, Bruno Mealli, Francesco Miele, Albano Negro, Roberto Poggiali, Carmine Preziosi, Romeo Venturelli e Dino Zandegù. Negli anni successivi Soldi prese parte anche ad altre corse e continuò a correre fino al 1980. Nel 2020 in piena emergenza Covid il Coni Lombardia gli assegnò l'ambito riconoscimento del Collare d'Oro per meriti sportivi; inoltre negli ultimi anni è stato ricordato come la “leggenda vivente dello sport cremonese”. Lascia il figlio Luca, attuale dirigente della storica squadra di pallacanestro della Ju.Vi. Cremona 1952 Basket. 

Gabriele Grassi

Così Cesare Castellani rievoca la straordinaria vittoria al Campionato del mondo:

Sono forse due i grandi momenti del ciclismo cremonese. L’impresa di Alfo Ferrari e Silvio Pedroni, primo e secondo nel mondiale di Reims 1947, e la conquista del titolo iridato nella cronometro a squadre di Mino Denti e Giuseppe Soldi il 1 °settembre del 1965 a San Sebastian, sul circuito di Lasarte-Oria. 

Oggi la cronometro a squadre, purtroppo,non fa pìu parte del programma olimpico, sostituita dalla cronometro individuale, ma era uno degli esercizi di pìu difficile interpretazione, una gara che prevedeva un allenamento scientifico particolare, oltre all’affiatamento tra i quattro componenti la squadra che dove- vano avere caratteristiche abbastanza simili e collaudate. 

Di solito, a comporre il quartetto, erano passisti di grandi qualit̀a e l’Italia aveva spesso dominato que staspecialit̀a.Fu cos̀i anche a San Sebastian (Donostia in lingua euskara è il capoluogo dei Paesi Baschi) dove gli azzurri schierarono due ventiduenni gìa esperti come Luciano Dalla Bona e Pietro Guerra che erano i campioni uscenti avendo vinto l’anno prima ad Albertville insieme a Severino Andreoli e Ferruccio Manza. Ai due veronesi furono aggiunti i due migliori cremonesi del momento, Giuseppe Soldi e il soncinese Mino Denti, che era, in quel momento, in grandissima ascesa ed anche il pìu giovane della compa- gnia. Denti, a differenza degli altri, era stato selezionato anche per la corsa in linea. 

I quattro avevano trovato un affiatamento eccezionale ed un rapporto amicale profondo che sarebbe durato per decenni portandoli a ritrovarsi spesso in occasione dei vari anniversari della loro impresa.

Era uno squadrone: basti dire che la riserva di quei quattro era nientemeno che Felice Gimondi. 

Quel 1° settembre del 1965 partivano con il ruolo di favoriti: dovevano soprattutto guardarsi dalla Spagna che correva in casa ed era riuscita a classificarsi seconda l’anno precedente, ma anche dalla Francia. 

Gara inaugurale dei campionati del mondo su strada. A farla da padrone fu il maltempo: tuoni e fulmini, scrosci di pioggia torrenziale per tutta la notte e altrettanto al mattino. Strade allagate al momento della partenza e freddo pungente. Fortunatamente il fondo stradale, almeno quello, teneva anche se in al- cuni punti del percorso i corridori si trovarono a fendere l’acqua come motoscafi. Essendo i campioni uscenti, gli azzurri avrebbero dovuto avere il vantaggio di partire per ultimi,ma il vantaggio svanì perch̀é la furia del temporale si scateǹò proprio negli ultimi minuti di gara, quando i pericolosissimi spagnoli avevano gìa chiuso la loro prova. I nostri si trovarono, infatti, a dover vincere la resistenza di un fortissimo vento contrario. 

Gli spettatori atterriti abbandonarono gli spalti e il traguardo. 

Il tetto della tribuna centrale volò via come un fuscello e la piccola diga costruita in fretta ai lati del viale d’arrivo si sfaldò in pochi istanti: la strada completamente allagata. 

Le notizie relative alla corsa non giungevano pìu al traguardo, ma si sapeva di una foratura di Guerra che aveva perso parecchi secondi a cambiar la ruota con le dita congelate. Dalla Bona, colto dai crampi e semicongelato era stato costretto a rallentare. Rimasti in tre e nel pieno dell’uragano che si era scatenato nei pressi del traguardo, fu necessaria un’altra sosta di alcuni istanti perch̀é a Denti era saltata la catena e il regolamento prevedeva che il tempo fosse preso sul terzo componente la squadra, sicché sarebbe stato inutile proseguire in due. Soldi, l’unico che non aveva subito guai, si incaric̀o di guidare la squadra negli ultimi chilometri tirando come una locomotiva. 

Sul traguardo erano rimasti solo i giudici, i cronometristi e gli spagnoli abbarbicati ai pali della luce per non esser trascinati via dal vento aveva spazzato via tutto quanto. 

Quando in fondo al rettilineo d ’arrivo si profilò la sagoma di Soldi  i tre azzurri avevano sessanta secondi di tempo per raggiungere il traguardo; ne impiegarono trentatr̀e e la vittoria fu loro, di misura, ma meritatissima. 

Ma non era finita perchè i cronometristi commisero un errore madornale e, quando già Guerra aveva vestito la maglia iridata, l’organizzazione bloccò le premiazioni affermando che a vincere erano stati gli spagnoli. 

Proteste immediate del ct Rimedio. “ Vince chi ha il tempo più basso” fu la sua conclusione e finalmente, dopo qualche minuto di perplessità arrivò l’annuncio ufficiale della vittoria degli azzurri. 

Per Soldi fu il completamento di una carriera che lo aveva visto vincente sin da allievo. Aveva iniziato nel 1956 col Gruppo Sportivo Migliaro e aveva sfiorato la conquista del titolo italiano allievi, superato in volata nientemeno che da Dino Zandeg̀ù con l’altro cremonese Ennio Donida, amico e avversario in tante corse, in terza ruota. 

Disput̀ò ua stagione successiva con il Pedale Soresinese, ma una caduta e altri problemi fisici lo costrinsero ad uno stop di quasi due anni.

Quando ritrovò la condizione fisica per riprovare a correre, trov̀ò il G. S. Zoppas, presieduto allora da Bruno Solzi, che lo incoraggìo al rientro e per questo sodalizio colse in due anni parecchie vittorie sfruttando le sue ottime doti di passista e velocista insieme. 

Ebbe anche una buona proposta per passare professionista con la Bianchi, ma si sentiva ormai appagato di quanto il ciclismo gli aveva dato e preferì lasciare l’attivit̀a agonistica per dedicarsi al lavoro. 

Cesare Castellani


Nelle foto l'impresa del quartetto campione del mondo, il titolo della Gazzetta dello Sport e i 4 riuniti a celebrare il 50° della grande vittoria



 

 

 


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