27 ottobre 2025

Sicurezza dei vaccini: lo studio della Cattolica di Cremona conferma che solo 6 italiani su 10 li ritengono realmente efficaci, mentre si dicono fiduciosi 7 italiani su 10

Vaccini, se ne discute ancora e per questo interviene anche uno studio messo a terra dal campus di Cremona dell'università Cattolica. I dati che emergono tracciano una foto di un paese che non ha piena fiducia nei vaccini, in particolare negli ultimi anni dopo la pandemia che pare avere rappresentato uno spartiacque importante sul tema. I numeri parlano di solo un terzo degli italiani che affermano di essersi vaccinato negli ultimi 12 mesi, con circa 7 italiani su 10 che si dichiarano fiduciosi nella sicurezza dei vaccini mentre solo 6 italiani su 10 ritengono che i vaccini siano efficaci. Questi i primi risultati dell’indagine di EngageMinds Hub, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona

Negli ultimi dodici mesi poco più di un terzo della popolazione italiana (38%) dichiara di essersi vaccinato secondo le raccomandazioni. Il dato evidenzia una copertura ancora limitata e una forte eterogeneità interna tra gli italiani che scelgono di vaccinarsi. Gli uomini risultano più aderenti rispetto alla media (42%), mentre le donne si fermano al 33%. La propensione a vaccinarsi cresce con l’età: solo il 28% tra i 35-54enni, ma quasi la metà (48%) tra gli over 55, probabilmente per una maggiore percezione del rischio e una più alta familiarità con il sistema sanitario. Sono i primi risultati del monitor continuativo di EngageMinds Hub* – Consumer, Food & Health Engagement Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Cremona pubblicati in corrispondenza dell’avvio della nuova campagna vaccinale promossa dal Ministero della Salute. Un gesto, quello di vaccinarsi, che divide la popolazione tra quanti sono favorevoli a compierlo e quanti non lo sono sulla base della convinzione dell’esistenza di una reale necessità ed efficacia o al contrario sulla considerazione che vaccinarsi possa addirittura avere degli effetti avversi. “È come sempre una questione di fiducia”, considera la professoressa Guendalina Graffigna, direttrice del Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica e responsabile scientifico dell’indagine.

Analizzando il report si evince che è decisivo il ruolo che riveste la fiducia nella scienza: chi tra gli italiani ripone un’alta fiducia nelle istituzioni sanitarie e nella ricerca scientifica mostra tassi di vaccinazione sensibilmente superiori (rispettivamente 50% e 42%), mentre chi esprime bassa fiducia rimane nettamente sotto la media (34% e 24%). La fiducia nei vaccini appare relativamente alta ma non è unanime. Circa 7 italiani su 10 (69%) dichiarano di sentirsi fiduciosi nella loro sicurezza, mentre una quota leggermente inferiore 6 su 10 (61%) concorda sull’efficacia. La differenza suggerisce che la sicurezza viene percepita come un prerequisito ormai consolidato, mentre l’efficacia genera ancora qualche dubbio in più probabilmente legato alle recenti discussioni sull’effetto variabile dei vaccini per le diverse patologie o sulla necessità di richiami periodici. La presenza di una quota consistente di risposte intermedie indica inoltre che una parte della popolazione mantiene un atteggiamento prudente più orientato all’osservazione dei risultati che a una fiducia pienamente interiorizzata.

“Guardando il trend della fiducia nei vaccini da parte degli italiani negli ultimi 5 anni - prosegue la professoressa Graffigna -, la percentuale si mantiene sostanzialmente stabile, con variazioni limitate. La quota di chi ritiene i vaccini efficaci oscilla tra il 67% (nel dicembre 2020) e il 73% (novembre 2024), confermando un consenso ampio ma non crescente. La fiducia nella sicurezza invece resta più bassa e lineare, tra il 56% (nel dicembre 2020) e il 61% (ottobre 2025), segno di una percezione più cauta e resistente al cambiamento. Il picco di fine 2024, probabilmente legato a un momento di rinnovata attenzione pubblica o a campagne informative mirate, non ha avuto effetti duraturi, continua Graffigna. Nel complesso la fiducia rimane su livelli moderatamente positivi ma stabilizzati, suggerendo che un ulteriore incremento richieda strategie di comunicazione e sensibilizzazione più incisive e continuative.

Rimanendo sul tema della fiducia nell’efficacia dei vaccini, dall’indagine affiora che i più giovani (18-34 anni) mostrano la fiducia più alta (82%), seguiti dai laureati (77%), mentre la fascia centrale d’età (35-54 anni) e i meno istruiti risultano essere i più diffidenti (rispettivamente il 63% e il 47%). La fiducia cresce ulteriormente tra chi crede nelle istituzioni (82%) e nella ricerca scientifica (81%), ma cala sensibilmente tra i soggetti che ne diffidano (66% per le istituzioni e 31% per la ricerca). L’efficacia percepita dei vaccini sembra quindi dipendere fortemente dal capitale di fiducia generale nel sistema scientifico e istituzionale più che da esperienze dirette o informazioni specifiche sui vaccini stessi. 

Per quanto riguarda invece la fiducia nella sicurezza dei vaccini le differenze per sottogruppo sono più marcate. I giovani italiani adulti (18-34 anni) si distinguono per livelli di fiducia superiori alla media (73%), mentre la fascia centrale (35-54 anni) è più scettica (53%). Anche il titolo di studio incide in maniera netta: i laureati mostrano maggiore fiducia (68%) rispetto a chi ha un livello d’istruzione più basso (47%). Coerentemente con quanto osservato sul comportamento vaccinale, la fiducia nella sicurezza dei vaccini cresce fortemente tra chi ha già fiducia nelle istituzioni (78%) e nella ricerca scientifica (73%), mentre crolla tra chi ne è diffidente (56% e 23%). 

Come rafforzare e far crescere ulteriormente la fiducia nell’efficacia e nella sicurezza dei vaccini resta un punto aperto che necessita di un impegno continuativo sul fronte della comunicazione pubblica e scientifica, della trasparenza delle informazioni e del coinvolgimento attivo della cittadinanza nei processi decisionali. Un impegno che il nostro Centro di ricerca porta avanti con costanza da anni attraverso la promozione del dialogo tra scienza e società”, conclude Graffigna.

In foto Guendalina Graffinga e il team EngageMinds Hub

 


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