25 dicembre 2022

Sir Richard Burton, il grande esploratore inglese, portò ovunque nei suoi viaggi la mostarda di Cremona e la sua antica ricetta

Tra mostarda e Kama Sutra sono cose da Mille e una Notte. Esistono persone che fanno vite fuori dall'ordinario, a volte perché fanno scelte di un certo tipo altre volte perché sono semplicemente fuori dall'ordinario. Scoprire dove nasce il Nilo, entrare di nascosto nella Mecca, esplorare nuovi mondi nel sud est asiatico o girare a Cremona suona un po' come spiegare quel “Dall'Alpi alle Piramidi dal Manzanarre al Reno”, con tutto che il condottiero francese non era di certo una persona ordinaria. La straordinaria storia dai risvolti incredibili che proveremo a raccontare oggi è quella di un esploratore, antropologo e traduttore inglese; una persona di certo fuori dall'ordinario che ha lasciato un segno nella storia dal XIX secolo in poi.

Sir Richard Burton, dotato di un carattere a dir poco irascibile, era solito presentarsi, fin da ragazzo, con due enormi baffi tipici dei militari prussiani del 1800, frivolezza di cui andava molto orgoglioso. Aveva vissuto la giovinezza passando molto tempo nei tendoni da circo allenandosi tra trapezi e corde, nel frattempo metteva a frutto la sua innata capacità nell'apprendere lingue straniere, per questo motivo venne spedito dalla famiglia a studiare in Italia e in Francia per poi tornare in Inghilterra e farsi espellere dalle più prestigiose scuole del paese proprio a causa del suo carattere e dei suoi baffi. A questo punto la vita del giovane Burton cambierà radicalmente; parlava già correntemente l'italiano con un paio di dialetti, il francese, il latino il greco e qualche altra lingua europea, ma il suo carattere lo porterà ad arruolarsi nella Compagnia delle Indie Occidentali ed Orientali per poter sviluppare il suo talento con gli idiomi asiatici e cominciare ad esplorare quella parte di mondo ancora del tutto sconosciuta. Burton aveva un carattere eccentrico a dir poco, dopo aver imparato l'arabo e passato mesi a prepararsi riuscì, nonostante non fosse musulmano, ad entrare alla Mecca, luogo rigorosamente proibito pena la morte, a tutti coloro che non fossero di religione musulmana. Il viaggio, a circa quattro secoli di distanza dalla prima visita di un non musulmano nella Città Santa, divenne famoso in tutto il mondo perché il giovane Burton scrisse un libro dove raccontava la sua pericolosissima avventura e riuscì anche a fare dei disegni della struttura, dando forma ad una città praticamente sconosciuta in Occidente.

Dopo le settimane passate nella penisola arabica si trasferisce in Somalia per lo studio delle popolazione locali, si ritrova in mezzo a svariate battaglie e viene colpito alla mascella da un giavellotto che gli lascerà una cicatrice tanto caratteristica da diventare quasi identificativa della sua personalità. Con altri militari britannici decide di partire alla scoperta del continente africano e per farlo l'esploratore comincia a risalire il Nilo alla ricerca della sorgente del secondo fiume più lungo al mondo, ovviamente impara i dialetti del luogo e scopre, insieme al tenente Speke, il lago Tanganica. La malaria lo fermerà rischiando di ucciderlo mentre Speke, risalendo il lago, riuscirà a trovare anche il lago Vittoria dando il via all'esplorazione verso la sorgente del fiume africano che oggi raggiunge quasi i 7000 chilometri di lunghezza.

Rientra in patria verso il 1860 un po' più tranquillo, aveva scritto decine di volumi sui suoi viaggi, parlava quasi 30 lingue e si era sposato con Isabel, nobile e poliglotta, amante della vita tranquilla e delle traduzioni. Il Ministero degli Esteri lo riempie di onorificenze e riconoscimenti e lo annovera subito tra le sue fila come console di Sua Maestà in vari luoghi tra il Sud est asiatico, il Sud America e l'Italia, viene accreditato come console presso l'Impero Austro Ungarico e trasferito a Trieste dove verrà a mancare nel 1890. Burton nella città triestina studia, scrive e traduce, parte con il Kama Sutra, libro indiano di aforismi riguardanti i rapporti di coppia, per poi passare alle Notti Arabe, in Occidente conosciuto come Le Mille e una Notte, testo scritto nei secoli da varie mani e reso famoso proprio da Burton. Una vita incredibile quella di Burton, ma che lascerà la sua traccia anche a Cremona. Dopo la sua morte la moglie Isabel, animata da una ferocia spaventosa verso la traduzione al limite della pornografia del testo arabo Il giardino profumato, traduzione redatta da Burton, comincerà a distruggere manoscritti e lavori fatti dal marito nei decenni. Per evitare la distruzione di quasi 50 anni di esplorazioni e studi antropologici il materiale venne trasferito al Royal Antrophological Institute e qui balza all'occhio la mostarda di Cremona. Richard Burton, durante i suoi viaggi alla scoperta del mondo portava con sé alcune ma preziose ricette; il montone al curry, il soufflé di patate e la ricetta, unico caso di ricetta locale, della tradizionale mostarda di Cremona. Richard Burton, esploratore, antropologo, poliglotta con enormi baffi, ha portato in giro per il mondo la ricetta della già famosa mostarda cremonese, assaporandola nei suoi pranzi ma, di certo, rendendola ancora più famosa facendola assaporare a popoli distanti migliaia di chilometri dalla città adagiata sul Po. 

Nelle foto Sir Burton e l'elenco della sua dotazione per i viaggi

Marco Bragazzi


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