"Ancora molte le criticità inerenti lo studio epidemiologico di Cremona, a partire dall’incerto futuro della struttura che cura e redige le analisi epidemiologiche. Per questo motivo, ieri lunedì 5 settembre, ho voluto chiedere dei chiarimenti predisponendo una lettera rivolta all’assessore Moratti, ad Arpa e Ats Valpadana”. A spiegarlo è Marco Degli Angeli, consigliere regionale del M5s Lombardia, che specifica inoltre come anche i dati ambientali e sanitari elaborati finora da Arpa Lombardia, non convincano affatto, considerata la metodologia di raccolta non idonea ad uno studio epidemiologico.
Aggiunge Degli Angeli: “Rispetto a quanto la stessa Ats Valpadana ha dichiarato lo scorso novembre 2021, i risultati dello studio epidemiologico cremonese dovrebbero essere pubblicati durante il prossimo mese di ottobre, ma nel frattempo rimangono aperte diverse questioni: In prima istanza - chiarisce Degli Angeli - Regione Lombardia ha sempre asserito di aver rafforzato e consolidato l’Osservatorio epidemiologico. Peccato che, ad oggi, la UOC (Unità operativa Complessa) dell’Osservatorio epidemiologico in capo all’Ats Valpadana, a differenza di tutte le analoghe UOC dell’intera Lombardia, non sia ancora dotata della presenza di un medico specialista a differenza di come la stessa era strutturata fino al 2020, quando l’osservatorio era diretto dal professor Paolo Ricci, andato in quiescenza dal 1 gennaio 2021. Assieme alla figura di direttore di UOC - puntualizza Degli Angeli - parrebbe che all’appello manchi anche la figura di un responsabile del registro malformazioni congenite e un responsabile dell’Unità Operativa Salute e Ambiente che afferisce al Dipartimento di Prevenzione”.
Per Degli Angeli, “anziché (ri)strutturare in modo congruo l’Osservatorio Epidemiologico, che fino al 2020 era in rete con tutta la comunità scientifica e condivideva sul campo, con i vari Centri di ricerca, i progetti di studio e ricerca, Ats Valpadana e Regione sembra abbiano preferito affiancare alla UOC un Comitato scientifico permanente: una questione controversa soprattutto perché così facendo - specifica il consigliere - si rischia venga perso un importante how how acquisito nel tempo”.
Storia lunga, quello dello studio epidemiologico e per la quale il consigliere Degli Angeli battaglia da anni. Nel frattempo Regione Lombardia - in attesa dei risultati afferenti alle analisi condotte dall’Osservatorio - ha asserito di aver contato sul contributo di ARPA, che nel corso degli anni ha svolto approfondite verifiche sull’impatto ambientale generato dall’area industriale posta ad ovest della città di Cremona. Secondo Regione, ovvero secondo Arpa, dai risultati delle campagne di misurazione non sarebbero emerse particolari criticità relativamente alle aree poste in esame, mentre il PM10 parrebbe diffondersi in modo piuttosto omogeneo in tutta la pianura Padana.
Precisa Degli Angeli: “Si tratta di un’affermazione del tutto fuori luogo. Prima di tutto perché indagini Arpa non possono sostituirsi ad un’indagine epidemiologica e, in secondo luogo, sarebbe più corretto dire che ARPA Lombardia non abbia mai finalizzato un proprio lavoro alla sorveglianza epidemiologica”.
Conclude Degli Angeli: “Numeri alla mano, Cremona è la seconda città d’Europa con la più alta media-anno di concentrazione di PM2.5, pari a 25.9 microgrammi/mc. Ovvero va oltre 5 volte il valore limite consentito. Mentre i dati “Qualità dell’aria 2021”, pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità riportano valori estremamente diversificati per area. Come la stessa Regione Lombardia ha osservato, per condurre analisi di questo tipo è necessaria una griglia di lato stretto (50 m). Invece Arpa ha operato analisi a livello macro, usando griglie più larghe.
Infatti i dati di ARPA Lombardia, che lavorano su griglie di 4 chilometri, non bastano. Con questa tipologia di griglie, quindi, è possibile condurre solo osservazioni “macro”, come quelle ottenute dalla rete delle centraline di rilevamento degli inquinanti atmosferici, che possono cogliere solo differenze tra ampi territori, senza essere in grado di focalizzare differenze puntuali tra aree più ristrette. Questo limite è tecnicamente coerente con il fatto che ARPA Lombardia non osservi alcun gradiente di polveri sottili tra Cremona e provincia: questo solo perché - si ritiene - non abbia utilizzato gli strumenti che invece sarebbero serviti. Confido in un riscontro da parte di Regione Lombardia, che oltre le tempistiche dovrebbe fare chiarezza anche su tutte questi temi”.
Dati qualità dell’aria:
Ferrara (17.11), Verona (19.7), Milano (20.13), Bergamo (23.97), Brescia (23.97), Pavia (22.92), Vicenza (25.6). Si vede da sé che i dati sulla Pianura Padana non sono proprio omogenei. Questo può significare che l’intensità delle emissioni locali fa la differenza.
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