2 novembre 2024

Sul Politeama "stumm schìss". Ma un quadretto anonimo appeso al portone dell'ex teatro ricorda il drammatico match di boxe del 1948 tra il cremasco Facchi e il cremonese Zini

Un quadretto è stato appeso da qualche giorno sull'ingresso principale dell'ex teatro politeama Verdi di via Cesare Battisti. Il quadretto, scritto a mano, ricorda un episodio accaduto il 14 aprile del 1948 nel teatro: un drammatico match di pugilato tra il cremasco Facchi e il cremonese Zini finito con la morte di uno spettatore. "In questo antico teatro Politeama Verdi, la notte del 14 aprile 1948 si svolse un grande, durissimo e drammatico incontro di pugilato dei pesi welter tra il grande campione professionista cremonesi Giuseppe "Pippo" Zini e il campione cremasco Pino Facchi. Fu un incontro durissimo e drammatico, il teatro Politeama Verdi era gremito di spettatori fino all'aultimo posto disponibile, purtroppo un amico di entrambe i pugili per le forti emozioni morì". Questo accade nel teatro che fu anche spazio di esibizione per la boxe (combattè anche Walter Chiari, pugile prima di approdare alla rivista). Il quadretto ricorda cos'è stato quel grande teatro che è in vendita per neppure 200mila euro (basterebbe una offerta libera ritenuta congrua dal curatore fallimentare) e su cui nessuno in città batte ciglio: l'Amministrazione comunale, le associazioni, l'imprenditoria locale. "Stumm schìss", il motto dei cremonesi funziona anche questa volta alla faccia della storia del teatro che faceva concorrenza al Ponchielli. Il Politeama può andare alla malora anche più dei danni commessi sullo storico edificio da privati e Comune. Il Teatro Politeama Verdi è sorto sulle ceneri del Teatro Ricci. Questo era stato inaugurato nel 1860, ad Italia quasi unificata, ma distrutto da un incendio nel 1896. Sulla stessa area è sorto l'anno dopo nel 1897 l'attuale Politeama Verdi su progetto dell'architetto Achille Sfondrini, un genio nella costruzione dei teatri. Sono suoi il Lirico di Milano, lo Storchi di Modena, il Verdi di Padova, l'Opera di Roma e l'Apollo di Lugano Tutti teatri tuttora funzionanti e che hanno avuto ben diversa fortuna rispetto a quello cremonese. 

Il ricordo affidato al quadretto, la storia, la memoria della gente anche questa volta valgono di più dei troppi silenzi.

Abbiamo chiesto al collega Cesare Castellani di ricordarci quel drammatico match. 

"Si trovarono al centro del ring la notte del 14 aprile 1948 a Cremona. Il Politeama Verdi preso d’assalto da centinaia di tifosi dell’uno e dell’altro col patema d’animo del Cav. Sacchi, allora proprietario del teatro che, per tutta la durata dell’incontro, vedeva le poltrone della platea sobbalzare alle grida dei sostenitori dell’uno e dell’altro.

Al “Pippo-Pippo” dei cremonesi faceva da contraltare il “Pino-Pino” dei cremaschi in un tifo incessante. Un dramma per entrambi costretti a battersi per un posta che valeva l’intera carriera sportiva. Zini andò subito all’attacco con la ferocia dei suoi colpi assassini nel tentativo di scalfire da subito le difese dell’avversario. Facchi subì i primi colpi. Fu sofferenza atroce, ma tenne duro. La sua classe, il tempismo, il perfetto jab sinistro gli vennero in soccorso. Zini proseguiva la sua azione con colpi furenti al bersaglio grosso nel tentativo di finire il match alla svelta, ma i colpi di Facchi andavano ugualmente a spegnersi sul viso arrossato del cremonese. Facchi appariva in eccellenti condizioni di forma, così come aveva dimostrato solo una settimana primo contro Minelli a Milano.

Giuseppe Signori, il più preparato tra i giornalisti europei di pugilato, era stato l’unico, dopo il match di Milano, a pronosticare la vittoria del cremasco al quale molti non davano fiducia, impressionati dalla vitalità e dalla furente combattività di Zini che chiuse in vantaggio il primo round.

Il secondo, durissimo, fu appannaggio di Facchi.. Nel terzo sembrarono tirare il fiato, rallentarono il ritmo, ma lo chiusero con una crudele bordata di colpi reciproci proprio nell’angolo di Zini che lo raggiunse una vasta ferita al sopracciglio sinistro.

La battaglia, proposta da Zini a corta distanza, continuò furiosa e agghiacciante sino alla sesta ripresa con Facchi che, pian piano, costruiva il suo suc- cesso e Zini che con la vista annebbiata dal sangue che gli colava da entrambe le arcate sopraccigliari, faticava a vedere i colpi dell’avversario.

Nel quinto round Zini aveva recuperato quasi tutto lo svantaggio delle prime tornate battendosi con una ferocia da belva azzannata, in un momento di splendida trance agonistica, anche se ormai si rendeva conto che la vittoria gli sarebbe sfuggita a causa delle ferite che si andavano inesorabilmente al- largando.

Fu in quel momento, tra il quinto ed il sesto round che uno spettatore amico di entrambi, che assisteva al confronto, preso dall’emozione, fu visto stramaz- zare all’indietro, colpito da un infarto mortale.

All’inizio del sesto round, Zini capì di doversi giocare il tutto per tutto in quei tre minuti. Aggredì il cremasco con due montanti al corpo che gli fecero piegare le gambe per un attimo, ma il “Principe” reagì immediatamente e dal successivo scambio Zini uscì con un’altra lacerazione sopra l’occhio destro.

Ottavo round: i due ancora al centro del ring e “Pippo” che cercava disperatamente, ridotto ad una maschera di sangue quel punto o due che lo dividevano dalla vittoria, ma, controllato dal medico nell’intervallo, fu costretto a fermarsi.

Per sempre.

Era stremato, come del resto il “Principe”, ma per lui era la fine della carriera; mai più sarebbe entrato tra le dodici corde di un ring.

Anche per il vincitore, però, s’era accesa la spia della riserva. Avevano profuso in quel match tutto quanto avevano dentro, soprattutto in termini di energie psichiche e nervose, in quella sfida fratricida. Dopo anni di animosa battaglie sul ring ed una guerra che li aveva forse provati ben più del pugilato, capirono entrambi che la loro splendida giovinezza e la loro vita sportiva volgevano al termine. finirono la loro sfida abbracciato, piangendo l’uno sulla spalla dell’altro, mentre il pubblico, non più diviso, acclamava entrambi in un applauso lunghissimo che poneva termine alla rivalità tra le due fazioni di un attimo prima".

Cesare Castellani

Nelle foto il quadretto appeso al portone del Politeama, i due protagonisti del match, la cupola e l'ex tetaro

 


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