Tra viale Cambonino e via Nuvolone si è tenuta la processione cittadina del "Corpus Domini"
«Portate Cristo nelle vene dell’umanità». Le parole che Papa Leone XIV ha consegnato il 17 giugno ai vescovi italiani si sono fatte concrete, nella serata di giovedì 19 giugno a Cremona, in occasione della processione cittadina del Corpus Domini. Così com’era già accaduto lo scorso anno, quando si era voluto celebrare questa solennità percorrendo le vie del quartiere Borgo Loreto, anche quest’anno si è scelto di vivere il tradizionale appuntamento cittadino in una delle parrocchie della periferia di Cremona, segno di una Chiesa sempre più in cammino e sempre più attenta ai bisogni di tutta la città, come ha sottolineato il vescovo Antonio Napolioni all’inizio della Messa presieduta alle 21 nella chiesa dei Ss. Nazaro e Celso in S. Giuseppe.
«È bello celebrare l’Eucaristia, lodare il Signore attraverso le strade, in un quartiere dopo l’altro, facendoci pellegrini gli uni verso gli altri per rinsaldare i vincoli di amicizia, di fraternità e di comunità parrocchiali», ha il vescovo salutando e ringraziando tutti i presenti: preti e laici della parrocchie della zona pastorale 3 insieme anche alla rappresentanza dell’Amministrazione comunale con il gonfalone della Città portato dalla Polizia locale.
A concelebrare la Messa, animata dall’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (che insieme al Cambonino comprende le parrocchie di S. Ambrogio, Boschetto e Migliaro), anche il vescovo emerito Dante Lafranconi. In una chiesa gremita e risplendente del bianco delle vesti dei sacerdoti e dei colori dei molti ventagli con cui i fedeli hanno alleviato il caldo di una tarda primavera che ormai sa di estate.
Dopo le Comunioni, scortata dalla Polizia locale, la processione eucaristica ha attraversato il quartiere tra preghiere, canti e alcune meditazioni a partire dal testo nel quale don Primo Mazzolari commenta i gesti di liberazione di Gesù.
In testa alla processione la croce, dietro alla quale una lunga fila di fedeli ha preceduto nel cammino i religiosi, i ministranti, i sacerdoti concelebranti e il vescovo Napolioni, con tra le mani l’ostensorio con il Santissimo Sacramento, seguito dalla delegazione del Comune con il gonfalone della città.
Lungo il percorso – che si è snodato per le vie del quartiere, tra viale Cambonino e via Panfilo Nuvolone – candele accese e segni di devozione sui marciapiedi e all’esterno delle case.
Raggiunta di nuovo la chiesa parrocchiale, il vescovo ha tenuto una breve riflessione. «Rendiamo grazie al Signore per il dono della fede: umile, semplice, sincera che ci siamo testimoniati gli uni gli altri – ha detto Napolioni – perché abbiamo camminato per le vie del quartiere, le vie della città, concretizzando una delle parole che Papa Leone l’altro ieri ha consegnato alle Chiese in Italia: portate Cristo nelle vene dell’umanità».
E ha poi proseguito: «Tra i testi che abbiamo pregato lungo il cammino, c’è una frase di don Primo Mazzolari che da stamattina mi frulla dentro. Guardando alla stalla di Betlemme, alla stalla della nostra vita, ha detto: “Giacché tutto è perfetto, tutto è senza peccato, salvo l’uomo”. Il mondo è perfetto, è uscito perfetto dalle mani di Dio. E anche la nostra libertà è espressione di questa fantasia creativa del Padre che ci ha fatto tutti a immagine del Figlio, a costo di poterci sfigurare con la nostra libertà».
Da queste parole il vescovo ha messo in guardia dall’atteggiamento di chi vede errori e peccati solo negli altri, facendone nemici e sentendoli come pericoli: «Il Signore – ha detto – ci dia la grazia, a tutti, di non ritenerci senza peccato: ci fa bene la coscienza di essere peccatori!». Così ha voluto rileggere le parole di don Mazzolari – “salvo l’uomo” – non come “eccetto l’uomo”, ma nella consapevolezza che l’uomo è salvato: «Noi possiamo essere dei credenti se siamo dei salvati. Se questa narrazione della fede ricevuta la spartiamo con chi ancora non la conosce. Con generosità. Con la misura di Cristo, non la nostra!».
E, riprendendo ancora le parole di Leone XIV ai vescovi italiani, ha detto ancora: «Il Papa ce l’ha chiesto: fare delle nostre comunità case di pace, scuole di riconciliazione, senza difenderci dalle provocazioni dello Spirito che ci chiama innanzitutto all’unità». «Saranno queste – ha quindi anticipato monsignor Napolioni – le parole chiave dell’anno pastorale che abbiamo davanti: essere più uniti per essere più artefici di pace, non solo spettatori inermi di ciò che accade nel mondo e magari anche nelle nostre contrade e nelle nostre case. Tutto questo è Eucaristia vissuta e celebrata. Celebrata e messa in circolo nelle vene della quotidianità delle nostre esperienze. Lodiamo il Signore, perché non ci ha lasciati soli, perché ci nutre, perché il suo sangue è sparso per la remissione dei peccati e, dunque, noi possiamo assaporare la libertà da questa schiavitù ed essere testimoni della misericordia del Padre».
La celebrazione, accompagnata dal coro interparrocchiale diretto da Michele Bolzoni e con don Graziano Ghisolfi alla tastiera, è proseguita quindi con l’adorazione eucaristica e il canto del Tantum ergo, concludendosi quindi con la solenne benedizione eucaristica impartita dal vescovo. (www.diocesidicremona.it)
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