Trent'anni fa Caravaggio, Crema e Cremona abbracciavano San Giovanni Paolo II. La cronaca di tre giornate intense
19-20-21 giugno 1992, trent'anni fa le diocesi di Lodi, Crema e Cremona hanno abbracciato Giovanni Paolo II, il viaggiatore universale. Ricorre dunque un anniversario storico straordinario: il Papa ha fatto tappa da noi. Ha pregato e cantato, ha gioito e meditato, ha parlato e ascoltato; ha condiviso con centinaia di migliaia di persone di tre diocesi lombarde tre giornate indimenticabili per chi ha avuto la fortuna di viverle. La Diocesi di Crema per ricordare l'evento ha predisposto una serie di eventi per sabato prossimo: alle 18 la messa sul piazzale della Basilica di Santa Maria della Croce, alle 19 la cena "a lume di basilica" preparata dalla casa del Pellegrino e alle 21,30 concerto dell'orchestra Cremamaggiore nel chiostro della Casa del Pellegrino.
Ma ecco, dalle cronaca di allora, cosa accadde trent'anni fa con la visista del Pontefice.
Alle 19 e 30 del 19 giugno l'arrivo a Caravaggio. Un grande abbraccio nella bufera. Venticinquemila presenti sul piazzale del Santuario ad aspettare il Papa. Lui, appena sceso dall'elicottero ed incurante dei rovesci di pioggia, ha voluto salutare, uno a uno, i tanti malati (per tutti una carezza, una parola, una benedizione), gli handicappati che gli davano un festoso benvenuto. Poi con la papamobile fino al grande palco. Il saluto delle autorità, il benvenuto commosso del vescovo Assi che gli ha ricordato le tante grazie di “questa terra benedetta”. Poi le prime parole ufficiali del Pontefice mentre il temporale è quasi un diluvio. Ma il Papa non si scoraggia, racconta la propria ammirazione per la perseveranza dei 25mila che lo ascoltano. Poi il richiamo forte al ruolo del cristiano nella società per diffondere giustizia e solidarietà.
Poi il sabato successivo è dedicato alle visite pastorali alle diocesi di Crema e di Lodi. E alla sera del sabato il ritorno a Caravaggio per pregare e meditare con 50mila giovani lolbardi, seguito ideale dell'incontro dell'anno prima a Jasna Gora. Il richiamo del Papa ai giovani è fortissimo così come l'invito a una vita piena:”...solo aprendo lo spirito a Cristo, si muore ogni giorno per risorgere”. E i giovani rispondono sventolando migliaia di cappelli di paglia. Poi il Santo Padre va a riposare e i giovani accendono migliaia di ceri come augurio di una notte serena.
La domenica è la solennità del Corpus Domini, Sul piazzale del Santuario la concelebrazione della messa con i vescovi lombardi guidati dal Cardinale Martini sotto un cielo terso. All'atto penitenziale la beatificazione di don Francesco Spinelli, fondatore della Congregazione delle Suore Adoratrici.
Nel pomeriggio l'arrivo a Cremona, ovunque stendardi con i colori vaticani, le strade sono transennate e la folla è nei quattro punti fissati nell'itnerario cremonese di Papa Wojtyla: la Cattedrale e piazza Duomo, piazza Marconi, l'ospedale maggiore, il Palazzetto dello Sport.
Il Papa atterra con l'elicottero all'ospedale per l'incontro con i malati. Giovanni Paolo II non si nega, passa da un malato all'altro sul piazzale, ascolta, benedice, accarezza. Commovente l'incontro con Agostino da dodici anni ricoverato in ospedale, parole semplici che toccano il cuore del Papa che si commuove. “Solo una società che sappia accogliere il malato e farsene carico, ad imitazione del Samaritano evangelico, puà dirsi veramente umana e può offrire alle nuove generazioni i giusti criteri per dare vita a quella civiltà dell'amore a cui tutti, forse anche inconsapevolmente aspiriamo”.
Al Palazzetto dello Sport l'incontro con il mondo del lavoro. Nel suo discorso il Papa cita una frase di una lettera pastorale di Monsignor Bonomelli: “Bisogna portare il rimedio là dove è la radice del male, cioè nelle menti e nei cuori, donde poi scaturiscono le idee e le opere che incarnano le idee”. E poi ai politici ricorda “Occorre che si ricomponga la frattura, non di rado lamentata, fra morale e società a motivo del peso eccessivo raggiunto dalla mediazione politica”.
Alle 17,40 l'ingresso in Cattedrale mentre il Coro Polifonico Cremonese intona il “Tu es Petrus”, il Papa varca la soglia della Cattedrale. Certamente non poteva esserci presenza più importante per la celebrazione del quattrocentesimo anno della consacrazione del Duomo. Il vescovo Assi ha ricordato in breve la storia della cattedrale ricordando il grande fermento in diocesi per la preparazione del Sinodo. Poi l'esposizione eucaristica e la tradizionale processione in un percorso inusuale e breve dietro la Croce di San Facio. E il Papa, curvo, avvolto nel piviale bianco sorreggendo l'ostensorio, percorre il breve tratto dalla Cattedrale a piazza Marconi dove 15-20mila persone erano in attesa con devozione e rispetto. “Modellate la vostra vita sullo stile dell'Eucarestia, respingete le concezioni materialistiche della vita”. Una ventina di corali hanno accompagnato il canto del “Tantum ergo” e il “Lauda Sion” del cremonese Federico Caudana. Poi il ritorno in Cattedrale, in palazzo vescovile per una breve visita alla mostra sui tesori della Cattedrale. E alle prime luci della sera il Papa lascia Cremona a bordo dell'elicottero dell'Aeronautica Militare partendo dal Seminario. E' il suo centoquattresimo viaggio in quattordici anni di pontificato.
Le foto sono di Giuseppe Muchetti
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