Un luogo speciale e sempre più raro: la palude. Andiamo alla scoperta di una delle ultime paludi cremonesi, essenziale per la biodiversità e per la lotta al cambiamento climatico
Un luogo speciale, la palude: ne esistono ancora poche nei nostri territori e sono molto rare in tutta la Pianura Padana.
Lungo il Morbasco, tra Casanova del Morbasco e Cavatigozzi, però, ne possiamo ancora ammirare una che è un vero e proprio monumento naturale, tanto bella da vedere da sembrare un paesaggio surreale, un dipinto impressionista.
Ce le hanno sempre raccontate o rappresentate come luoghi bui, pericolosi malsani, abitati e infestati da orchi, nascondiglio di terribili creature o bande di reietti della società.
Invece la palude può essere un luogo magico e bello, rigoglioso e soprattutto utile per l'ambiente. Lo vediamo bene dalle foto di Nicola Tinelli, assessore all'ambiente di Castelverde, che Tinelli ha condiviso su Facebook alcune suggestive foto di questo ambiente magico, corredandole di una spiegazione approfondita sull'origine e sulle peculiarità che le caratterizzano.
"Si tratta di una zona umida o più comunemente chiamata palude, tra Casanova del Morbasco e Cavatigozzi. Questa zona umida si trova nel PLIS (parco del Po e del Morbasco) ed è tutelata. -Spiega Nicola Tinelli- Le zone umide sono tra gli habitat con la maggior biodiversità sia animale che vegetale. Nelle foto vediamo l'acqua ricoperta da Lemna minor, una pianta galleggiante tipica delle zone umide. I cespugli che vediamo sono cespugli di carice e canna palustre e le piante superiori sono per lo più ontani neri."
"Si formano grazie al movimento naturale dei fiumi che forma meandri e salti di meandro, oppure nelle depressioni del terreno dove si accumula l’acqua piovana. Le zone umide hanno la capacità di depurare le acque, grazie alla fitodepurazione attuata dalle piante che assorbono una grande quantità di nutrienti come azoto e fosforo, che provengono per lo più dalle attività agricole. In questo modo fanno da filtri all’acqua che raggiunge i fiumi, migliorandone la qualità e la limpidezza".
Un’altra caratteristica essenziale della palude è quella di accumulare carbonio proveniente dalla CO2 atmosferica, intrappolandolo nel substrato e rendendolo inerte, divenendo di fatto un preziosissimo alleato per il riequilibrio degli effetti del cambiamento climatico.
"Si stima che le zone umide nel mondo, pur essendo esigue in termini di superficie, contengano il 40% del carbonio stoccato" spiega ancora Tinelli.
Nel nostro territorio le paludi ancora presenti sono pochissime: la riduzione del loro numero è da attribuire alle opere di bonifica per recuperare terreni da dedicare all'agricoltura intensiva, anche nelle zone a ridosso dei fiumi; altre cause di sofferenza sono la regimazione idraulica dei fiumi (ad esempio pennelli o massicciate) che ne bloccano la capacità di modificare il corso e quindi di creare nuove aree paludose. Infine in questi ultimi anni anche le paludi soffrono molto degli effetti del riscaldamento globale.
"L’Europa sta lavorando per il loro ripristino, tramite fondi del PNRR e la nuova legge per il ripristino della natura. Speriamo che queste direttive caschino a pioggia sul nostro territorio, ne abbiamo un estremo bisogno" è la speranza di Nicola per vedere tutelate sempre di più queste preziose e suggestive zone che hanno da sempre caratterizzato le nostre terre.
Nelle foto di Nicola Tinelli, i suggestivi scorci della palude tra Casanova del Morbasco e Cavatigozzi
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commenti
Michele de Crecchio
23 luglio 2024 15:56
Codeste "paludi" o "paludine" coincidono con i tipici "bodrii" che tendevano a formarsi, e spesso anche a conservarsi, in prossimità del letto dei fiumi maggiori (specialmente del Po) e soprattutto in coincidenza con le grandi piene. In passato mi pare che i naturalisti, e le stesse amministrazioni locali, si occupassero maggiormente di tale gradevole fenomeno idraulico che, attualmente, temo, si stia, purtroppo, sempre più rarefacendo. Sbaglio?
ennio serventi
23 luglio 2024 19:17
Ma le paludi o paludine sono la stessa cosa di quel che noi chiamiamo lanche?
Manuel
25 luglio 2024 21:00
Questa palude in particolare, è conosciuta come “Alneto di Casanova del Morbasco”, anche se la maggior parte degli ontani presenti, è caduta o ammalorata.
Difficoltà vegetazionali a parte, il sito, come diversi appezzamenti attigui, sono di proprietà l’amministrazione provinciale di Cremona (credo di non sbagliare) e questo è già una fondamentale notizia. In più l’area trova inserimento nel PLIS Po/Morbasco. Soldi per il mantenimento, la protezione/prevenzione, la valorizzazione parchi, oasi, monumenti naturali, etc., scarseggiano sempre, ma la tutela formale è, quantomeno, il minimo indispensabile al quale aggrapparsi.