Un prete cremonese nascose (al cimitero di Milano) e consegnò poi il corpo di Evita Peron a Madrid al marito: era don Giulio Madurini nato alla cascina Valcarengo di Cortetano di Sesto
Un prete cremonese ha custodito il segreto del corpo di Evita Peron nascosto per tanti anni nel cimitero maggiore di Milano restituendolo infine al marito, il generale Peron, leader dei "descamisados" perchè lo riportasse in Argentina. Il sacerdote era don Giulio Madurini ed era nato alla cascina Valgarengo di Cortetano (Comune di Sesto ed Uniti) il 16 febbraio 1921. Ed è morto a Milano il 24 marzo del 2006. Una storia incredibile, quasi da film. In paese, a Sesto, nessuno ne era a conoscenza.
La scoperta arriva da una mail arrivata alla redazione di Cremonasera da un nostro lettore, il signor Iles Rocca di Piadena che, dopo aver letto il libro di Giorgio Barbieri "La mia Cremona" ed avuto notizia di cugine della nonna materna che gestivano il negozio "Genepesca" di via Lombardini, ci ha chiesto se potevamo informarci di un altro suo parente di cui la nonna aveva una fotografia e di cui diceva "l’è el capo de tuti i cunvent del Piemunt”. Una ricerca su google, una richiesta all'ufficio anagrafe del Comune di Sesto ed Uniti che ha confermato. Ed ecco trovato il parente "famoso" di Iles Rocca: don Giulio Madurini di Sesto Cremonese. Un personaggio straordinario nato alla cascina Valcarengo poi diventato prete: fu molto vicino a Paolo VI, al filosofo Jean Guitton, scriveva poesie, fu vicino ai grandi artisti come lo scultore Messina ed altri che avevano laboratorio a Milano. Dirigeva la galleria d'arte di Villa Clerici.
"Secondo lui, l’arte era l’espressione più elevata dell’essere con le sue miserie, le sue fragilità ma anche le sue grandezze; l’opera dell’artista parla col tempo, racconta in modo poetico il passare dell’uomo attraverso la storia e stabilisce un dialogo con le generazioni future, con le persone sensibili, coi poveri di spirito che sono gli unici (come insegnava Maritain) in grado di scoprire il vento soave e delizioso che porta con sé i profumi dell’essere eterno e infinito", così lo descrive il settimanale online Incroci della diocesi di Milano. Prete della Compagnia di San Paolo era stato missionario in Argentina. Peron prese il potere in Argentina e la moglie Evita (Maria Eva Duarte de Péron) fu la sua ispiratrice ed anche il braccio del suo potere. Morì giovanissima (a 32 anni), tutt'ora in Argentina è oggetto di venerazione popolare. Alla sua morte si contarono chilometri di argentini in fila per renderle omaggio. Dopo il colpo di stato che costrinse Peron a fuggire in Europa, a Madrid, il generale Aramburu, dopo essersi accordato per seppellire Evita dignitosamente fuori dal paese, si mise in contatto con un prete italiano (appunto don Madurini) e uno argentino per trasportare la salma in Europa. Furono realizzate diverse finte salme, in pietra o cera, per ingannare i peronisti. Portata in Italia, la salma fu seppellita sotto il nome di Maria Maggi, vedova de Magistris[ nel cimitero maggiore di Milano.
"Dagli albori degli anni ’60 sino all’inizio dei ’70, don Giulio fu l’ultimo guardiano della “portabandiera dei descamisados”. Erano gli anni della morte del generale Aramburu, quando i montoneros chiedevano la restituzione della salma e migliaia di leggende si diffondevano nel paese; solo lui conosceva il luogo esatto che per 14 anni custodì il corpo imbalsamato della donna che fu – e ancora è – un mito per la storia argentina. - scrive ancora Daniel Balditarra sul settimanale online Incroci della diocesi milanese - Molto si scrisse sulla storia dell’esilio del cadavere di Evita. Tomas Eloy Martinez, nel suo celebre romanzo “Santa Evita”, descrisse don Giulio come un sacerdote che assomigliava a Pio XII, capace di condurre un autobus carico di suore. Don Giulio era un uomo alto, con occhi azzurri e profondi, ma il suo aspetto aveva poco in comune con il pastore angelico; quanto alla guida, era negato anche sulle semplici automobili a causa del suo carattere distratto, per la capacità d’osservare e di pensare che spesso allontanava la sua mente dal corpo, e non era neppure un uomo che frequentasse le monache: era più un sacerdote che amava le persone lontane dalla chiesa e dalle istituzioni. Nel 1973, a Madrid, Giulio Madurini consegnò a Peron il corpo della sposa , lo vide piangere quando aprirono il feretro e rivide, dopo tanti anni, il volto di Evita morta. Don Giulio posò la mano sulla spalla del generale; “L’amavo molto, davvero” disse il caudillo asciugandosi le lacrime “sono stato molto felice con lei”. Più tardi, nel salotto della Porta di Ferro, mentre bevevano una birra assieme, il sacerdote e il militare parlarono del Piemonte, si scambiarono parole in dialetto e ricordarono un’Italia che già allora non c’era più, s’abbracciarono e promisero di tornare a vedersi. Dopo pochi mesi, Peron rientrò nel suo paese dove morì nel 1974".
Don Giulio Madurini visse a Milano fino alla morte avvenuta nel 2006.
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